Vannacci : “L’Europa dei burocrati è finita. Ora serve sovranità, identità e coraggio. Meloni guida l’Occidente”.

Intervista al generale e vicesegretario della Lega su Casa Radio: critiche all’Unione Europea, all’euro, alla linea Draghi–Von der Leyen. Lodi per Meloni, e la visione di un’Europa diversa, fondata su sovranità e identità nazionale. “Serve una nuova Unione: basta imposizioni, torniamo protagonisti”.

ROMA – Il generale Roberto Vannacci, oggi europarlamentare e vicesegretario della Lega, non usa mezzi termini nel delineare il suo giudizio sull’attuale Unione Europea. Ospite della trasmissione Buongiorno Italia su Casa Radio, condotta dal direttore Giovanni Lacagnina, ha toccato molti dei temi più caldi dell’agenda politica europea e internazionale, lanciando un messaggio chiaro: “Questa Europa non funziona più. L’Italia deve riscoprire il suo ruolo di guida e protagonista”.

Dalla crisi geopolitica internazionale ai limiti strutturali dell’UE, dalla critica all’euro alla difesa della sovranità nazionale, Vannacci ha offerto una visione alternativa, netta, radicale. Una proposta politica che punta su autonomia, identità, e riforma profonda dell’attuale impianto europeo.

L’Europa che non conta

Fin dalle prime battute, Vannacci ha lanciato un giudizio tagliente: “Oggi l’Unione Europea è irrilevante. Dopo vent’anni di politiche scellerate, si trova ai margini della scena globale.” Una frase che riassume il tono dell’intervento: l’Europa, secondo lui, ha perso peso politico, strategico ed economico, incapace di svolgere un ruolo da protagonista nei grandi conflitti del nostro tempo.

“Guardiamo a cosa sta accadendo in Ucraina, in Medio Oriente. L’Europa crede di avere voce in capitolo, ma si limita a dichiarazioni e minacce vuote. Si parla di ‘volenterosi’ contro Putin, ma nei fatti non cambia nulla. Le iniziative europee sono deboli, tardive, inefficaci. E mentre gli altri agiscono, noi parliamo.”

Una posizione che mette sotto accusa il modello istituzionale europeo, ritenuto troppo lento, burocratico e distante dalla realtà geopolitica in cui viviamo. Vannacci ha denunciato la mancanza di una strategia condivisa, l’assenza di visione e un’Unione paralizzata da contraddizioni interne.

Italia eccezione virtuosa: Meloni ponte tra Europa e Stati Uniti

In mezzo a questo quadro fortemente critico, il generale ha indicato però una figura di rottura positiva: la premier Giorgia Meloni. “È tra le poche leader europee davvero riconosciute all’estero. È presente nella stampa internazionale, ha ottenuto attenzione e rispetto. Sta facendo da collegamento tra due mondi che spesso non dialogano più: Stati Uniti ed Europa.”

Una posizione, quella di Meloni, che Vannacci considera fondamentale in un momento di instabilità globale. “Serve chi sappia tenere unito l’Occidente. L’Italia può giocare questo ruolo, e Meloni lo sta facendo con coerenza e coraggio.”

Nel corso dell’intervista ha elogiato anche la recente visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Bruxelles. “Un gesto utile per ribadire il legame con gli Stati Uniti. In un mondo multipolare, con nuove minacce, bisogna consolidare l’alleanza atlantica, ma con un’Europa finalmente all’altezza, non subalterna.”

L’Europa dei popoli contro l’Europa dei burocrati

La parte centrale dell’intervento è stata dedicata alla visione alternativa di Europa che Vannacci propone: “Serve un’Unione diversa. Non più una struttura centralizzata che impone direttive e regolamenti senza ascoltare. L’Europa che sogno è fatta dai popoli, dai cittadini, dagli Stati sovrani.”

Secondo Vannacci, l’attuale modello europeo – fondato su una forte spinta all’omogeneizzazione – è fallimentare. “Non possiamo costringere 27 Paesi, con culture, economie e interessi diversi, a seguire una linea unica. È un’illusione tecnocratica che ha creato solo disastri.”

Ha poi rivendicato il ruolo della Lega come forza coerente in Europa: “Abbiamo votato contro il Green Deal, contro il riarmo, contro una serie di misure che servono solo a piegare le economie nazionali e imporre una visione ideologica. La nostra è stata una posizione chiara: difendere l’interesse italiano, sempre.”

Euro, sanzioni e perdita di potere d’acquisto

Molto duro anche il passaggio sull’euro e le promesse mai mantenute fatte ai cittadini. Vannacci ha attaccato frontalmente la narrazione che accompagnò l’introduzione della moneta unica: “Prodi ci diceva che avremmo lavorato un giorno in meno e guadagnato di più. Draghi prometteva che le sanzioni avrebbero piegato la Russia. La verità è sotto gli occhi di tutti: povertà, inflazione, austerità, famiglie in difficoltà.”

In particolare ha puntato il dito sulla perdita del potere d’acquisto, oggi diventato uno dei drammi principali per milioni di italiani. “L’euro è stato un colpo durissimo per la nostra economia. Le promesse fatte si sono rivelate inganni. E a pagarne le conseguenze sono state le famiglie, le imprese, i lavoratori.”

Non è mancata una critica severa alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, definita fautrice di una “politica speculativa, tecnocratica, lontana dalla realtà dei cittadini”. Una politica che – secondo Vannacci – ha alimentato la sfiducia verso le istituzioni europee, rendendole sempre più percepite come nemiche piuttosto che alleate.

Terzo mandato e coerenza politica

Infine, Vannacci ha affrontato anche una questione interna alla politica italiana: quella del terzo mandato per amministratori e sindaci. “È un tema delicato, ma il principio resta uno: coerenza. Le regole si possono discutere, si possono rivedere, ma bisogna restare fedeli a ciò che si è promesso ai cittadini.”

Un messaggio che si collega al fil rouge dell’intera intervista: l’importanza di recuperare un rapporto diretto, trasparente, sincero tra politica e cittadini. “Abbiamo bisogno di una classe dirigente che dica la verità, che agisca per il bene comune, che non cambi idea a seconda della convenienza.”

Una proposta politica alternativa all’attuale Europa

Con questo intervento, Roberto Vannacci si conferma una delle voci più dure e radicali nel panorama del centrodestra italiano ed europeo. La sua è una proposta chiara: meno Bruxelles, più Roma. Meno imposizioni dall’alto, più decisioni prese dal basso. Più identità, meno burocrazia.

In vista delle prossime elezioni europee, il messaggio è destinato a pesare. In un continente sempre più diviso tra centralisti e sovranisti, tra tecnocrati e identitari, Vannacci si pone come interprete di un malessere diffuso. E rilancia la sfida: “Cambiare rotta si può. Serve coraggio, serve visione. E soprattutto, serve un’Europa che torni a essere dei cittadini.”

Ascolta ora il Podcast:

Buongiorno Italia | Roberto Vannacci
Puntata del 22/05/25
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