Nel panorama sempre più dinamico delle professioni tecnico-scientifiche, la Federazione STEM si impone come un attore cruciale per accompagnare la trasformazione del lavoro e la formazione continua dei professionisti italiani. Ne abbiamo parlato con Beniamino Romano, segretario nazionale della Federazione STEM, che ha illustrato a Casa Radio una visione chiara e ambiziosa per il futuro del settore.
Romano, con un passato nelle grandi multinazionali e oggi impegnato a fare rete tra le nuove realtà professionali, sottolinea come l’obiettivo della Federazione sia duplice: da un lato promuovere l’innovazione e il riconoscimento delle nuove figure tecniche emergenti; dall’altro, garantire diritti, sicurezza e crescita professionale per chi opera in ambiti strategici come l’intelligenza artificiale, l’ingegneria ambientale, la data science, l’automazione e molto altro.
Uno dei punti centrali della conversazione è la proposta, già avanzata dalla Federazione STEM a diversi tavoli istituzionali, di costruire un nuovo contratto nazionale per le professioni tecnico-scientifiche.
“Gli attuali contratti,” dichiara Romano, “sono pensati per un mondo del lavoro che non esiste più. Sono rigidi, pensati per il lavoro in presenza, e non tengono conto delle esigenze delle nuove professioni STEM, che si muovono su scala globale, spesso in remoto e con necessità di formazione continua.”
L’esempio più emblematico è quello di Data Pizza, una start-up italiana attiva tra Milano e Palermo, che lavora da remoto e fatica a trattenere i giovani talenti proprio a causa dei limiti imposti dal quadro contrattuale italiano.
“Serve un contratto agile, che tuteli i lavoratori, favorisca la sicurezza sul lavoro e permetta l’adozione rapida delle tecnologie,” sottolinea Romano. “Non possiamo più permetterci di perdere cervelli formati nelle nostre università solo perché il sistema non è capace di valorizzarli.”
La Federazione STEM ha già proposto un pacchetto di riforme che prevede, tra l’altro, l’introduzione di meccanismi premiali per le aziende che investono in formazione, digitalizzazione e sicurezza, oltre alla creazione di un osservatorio nazionale sulle nuove professioni STEM.
Un altro tema su cui la Federazione si muove con determinazione è l’inclusività di genere nelle discipline STEM. Non solo come principio etico, ma come leva concreta per la competitività e l’innovazione.
“In molte università italiane i corsi di laurea in Data Science e Ingegneria Biomedica vedono una presenza femminile superiore al 50%,” racconta Romano. “Il problema non è l’accesso agli studi, ma la permanenza e la crescita nel mondo del lavoro. È lì che dobbiamo intervenire.”
La Federazione STEM ha partecipato e parteciperà a eventi con un forte valore simbolico e istituzionale, tra cui un appuntamento in Vaticano dedicato al ruolo delle donne nelle scienze e alla necessità di abbattere le barriere culturali e professionali.
Inoltre, è in corso una partnership con la CSE (Confederazione dei Sindacati Europei) per promuovere campagne di awareness e progetti formativi in chiave inclusiva, anche grazie all’uso dello smart working come strumento per favorire la conciliazione vita-lavoro.
Ma la Federazione non si limita alla rappresentanza sindacale. Si configura sempre di più come un ecosistema che collega start-up, università, professionisti e istituzioni, mettendo al centro la formazione, il networking e le opportunità per i giovani.
“Abbiamo vissuto in prima persona le dinamiche delle multinazionali, conosciamo i meccanismi dell’innovazione,” spiega Romano, “ed è per questo che possiamo aiutare chi oggi cerca di far crescere un’idea in Italia. Vogliamo essere il punto di contatto tra il talento e il sistema.”