Platone non era un femminista, ma come filosofo affermava che le differenze tra i sessi non giustificavano una divisione rigida dei ruoli sociali. Secondo il suo pensiero le donne potevano ricevere la stessa educazione degli uomini, inclusi l’addestramento fisico, la filosofia e la politica.
Il termine femminismo e il movimento organizzato dovranno attendere invece il XIX secolo per vedere la luce.
E arrivando all’oggi, quanto è importante per raggiungere l’equità una buona progettazione e uso dell’intelligenza artificiale?
E le politiche legate al clima possono avere un impatto di genere?
Per parlarne è con noi come ospite di ‘donna immagine città on air’, Marina Rallo, ricercatrice che si occupa di diritti ed equità di genere.
Ascoltate il podcast e scoprirete il progetto sull’intelligenza artificiale a cui partecipa come ricercatrice alla Fondazione Astrid.
Con lei abbiamo discusso anche del suo impegno in EquAll e dei loro progetti, tra cui “Teste Calde” che è una scuola di politica, e di quando e come nasce il concetto giuridico di intersezionalità.
Trovate Marina Rallo su Instagram @marina_rallo.
Nella prima parte del podcast vi introduco alla Storia del femminismo, partendo da Platone.
Platone non era un femminista, ma come filosofo affermava che le differenze tra i sessi non giustificavano una divisione rigida dei ruoli sociali, e ne “La Repubblica” espose il suo pensiero. Per lui le donne potevano ricevere la stessa educazione degli uomini, inclusi l’addestramento fisico, la filosofia e la politica. Sebbene riconoscesse differenze biologiche, riteneva che queste non influivano sulle capacità intellettuali e morali delle donne.
Durante il Medioevo, le donne furono spesso escluse dalla vita pubblica e relegate a ruoli domestici, ma alcune, come Christine de Pizan nel XV secolo, sfidarono questi limiti scrivendo opere a difesa dell’intelletto e delle capacità femminili.Con l’Illuminismo figure come Mary Wollstonecraft, con il suo trattato “A Vindication of the Rights of Woman” (1792), sostennero l’istruzione e la parità per le donne come prerequisito per una società più giusta.
E prima ancora Olympe de Gouges è da considerare una delle prime femministe. Il suo contributo più noto è la Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina (1791), un testo ispirato alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1789, ma che ne evidenziava l’esclusione delle donne. In essa, Olympe de Gouges affermava stessi diritti per uomini e donne in tutti gli ambiti, dal voto all’accesso alle cariche pubbliche, dal diritto alla proprietà all’uguaglianza nei matrimoni. Uno degli articoli più significativi della Dichiarazione recitava: “La donna nasce libera e ha gli stessi diritti dell’uomo”.
Olympe de Gouges non ebbe grande seguito tra le femministe dell’epoca, in quanto le sue idee contro il matrimonio e la famiglia, a favore di donne uguali in tutto e per tutto agli uomini in casa e al lavoro, le spaventarono.
Nel XIX secolo nasce il termine femminismo ed è il secolo della trasformazione in un movimento organizzato, legato ai movimenti per l’abolizionismo e i diritti civili. Negli Stati Uniti e in Europa, le donne iniziarono a chiedere il diritto di voto, il diritto all’istruzione e migliori condizioni di lavoro. La Convenzione di Seneca Falls del 1848, guidata da Elizabeth Cady Stanton e Lucretia Mott, segnò un punto di svolta, ponendo l’uguaglianza di genere al centro del dibattito pubblico.
Nell’Italia post-unitaria si formarono tre diversi indirizzi femministi: l’Egualitarismo radicale di Anna Maria Mozzoni, che si ricollegava alle idee di Olympe de Gouges; l’Emancipazionismo Cristiano fiorentino, che non ritenevano opportuno per le donne la politica ma rivendicava maggiore istruzione per le donne per formare mogli e madri migliori; il Femminismo Pratico di Ersilia Majno, per cui le donne avrebbero potuto pretendere il voto avrebbero dovuto dimostrare alla società il proprio valore, occupandosi delle attività ignorate dallo Stato.
A fine ottocento anche nei paesi musulmani iniziarono a circolare le prime idee femministe, le prime teoriche e attiviste e movimenti per le donne.
Taj os-Soltaneh (Teheran 1884 – Teheran 1936) può essere considerata la prima femminista iraniana. Anche per lei l’istruzione era un passo fondamentale per l’emancipazione della donna. Considerava il potere goduto dalle donne dell’harem basato sull’intrigo e la bassezza morale, lei rivendicava donne consapevoli e formate per occupare un ruolo diverso nella società.
Negli Stati Uniti però si susseguirono fenomeni di divisione e discriminazione. Le femministe americane iniziarono a militare insieme alle donne nere, ma richiedendo loro di stare sempre un passo indietro rispetto alle prime.
Negli anni Sessanta del Novecento Malcolm X col Black Power, che voleva le donne nere a casa a fare figli per aumentare i neri sul suolo americano. Di conseguenza le donne afroamericane si separarono: una parte seguì Malcolm X; l’altra fondò un nuovo Femminismo, in contrasto al maschilismo del Black Power e al razzismo del Femminismo bianco e borghese.
Sempre in quegli anni si formò un importante movimento lesbista, le quali si ritenevano le vere salvatrici delle donne, poiché si erano liberate degli uomini e della penetrazione.
Dopo aver ottenuto il diritto di voto (in molti paesi tra il 1893 e il 1945), il femminismo si concentrò sulle questioni della parità economica, della libertà sessuale e dei diritti civili. Negli anni ’60 e ’70, figure come Simone de Beauvoir (“Il secondo sesso”, 1949) e Betty Friedan (“La mistica della femminilità”, 1963) misero in discussione i ruoli tradizionali delle donne nella società e nel matrimonio. Il movimento per la liberazione delle donne si espanse, contribuendo a importanti riforme legali in materia di lavoro, divorzio e scelta della maternità.
Nel 1975 l’ONU proclamò il Ventennio Internazionale delle Donne. Si tennero quattro Conferenze Internazionali delle Donne, la più importante fu quella tenutasi a Pechino nel 1995.
Nel 2005 si tenne a New York una nuova conferenza (Pechino + 10) dove si constatò che molti degli stati che avevano sottoscritto l’appello del 1995 dell’ONU legittimavano pratiche come l’infibulazione.
Dagli anni ’90 in poi, il femminismo ha assunto forme più intersezionali, riconoscendo come il genere si intrecci con etnia, classe sociale, orientamento sessuale e altre identità. In un certo senso potremmo dire che si arriva all’intersezionalità proprio dalle rotture
Il concetto di “quarta ondata” del femminismo include l’uso dei social media per sensibilizzare l’opinione pubblica su temi come la violenza di genere, il body shaming, la discriminazione nel mondo del lavoro e il gender gap economy.
Ne parleremo con Fiorenza Taricone, professoressa di Storia delle dottrine politiche all’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, già Rettrice Vicaria dello stesso Ateneo.
Raggiungici!
Quando? Martedì 15 aprile 2025, dalle 21:00 alle 23:00.
Dove? Online sulla app gratuita vocale Clubhouse.
Titolo della room: “Femminismo: storia, cultura, diritti
con Fiorenza Taricone”.
Le room sono le trasmissioni di tipo radiofonico che si tengono su Clubhouse.
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