Messina e il suo Stretto, Messina, l’Incantesimo dello Stretto e del suo oramai mitico Ponte.
Torniamo al ponte. Sapevate che qualcuno ipotizza che un ponte mobile sarebbe stato realizzato durante la prima guerra punica, nel III secolo a.C., per consentire il passaggio degli elefanti catturati dai romani all’esercito cartaginese?
Tecnicamente costruire un ponte di botti e assi sullo stretto di Messina per gli antichi romani sarebbe stato possibile. Una passerella galleggiante temporanea naturalmente, che poi sarebbe stata dismessa, anche perché avrebbe impedito il successivo passaggio delle navi.
In realtà però le fonti citate sul web sono scorrette e probabilmente non è accaduto.
L’unico ponte che da sempre e magicamente compare nel cielo dello Stretto, in particolari periodi dell’anno, è fatto di cenere. In giornate di scirocco e se l’Etna erutta in modo particolarmente veemente, la cenere si distribuisce lungo tutta una direttrice che unisce le due sponde e crea un ponte di cenere nel cielo.
Magie dello Stretto.
Le leggende e i fenomeni illusori da sempre sono parte del fascino dello Stretto. Chi non ricorda Fata Morgana? La leggenda risale al medioevo di Artù e del cosiddetto ciclo bretone. Artù, ormai vecchio e sconfitto, venne salvato dalla sorellastra Morgana, “fata e guaritrice dotata di poteri soprannaturali” che lo trasportò sulla sua barca, dove era disegnata la triskelis il simbolo celtico che “oggi è quello dell’isola, e ricorda a tutti il viaggio di Morgana che unì il nord al sud dell’Europa, i popoli normanni a quelli siciliani”. Morgana salvò anche l’isola da un re nemico attraverso un miraggio, un’illusione ottica che da allora si chiama Fata Morgana. L’illusione fece apparire vicine le due rive dello Stretto e raggiungibili a nuoto. Triste miraggio che portò alla morte del re.
Scilla, Cariddi, Fata Morgana. Lo Stretto di Messina è teatro sin dall’antichità di storie e leggende indissolubilmente legate ai pericolosi e inspiegabili, nell’antichità, fenomeni naturali tanto temuti dai marinai. Le vertiginosi correnti create da Cariddi, i perigliosi scogli ove Scilla si nascondeva, lo stretto nasconde tante figure femminili, mitiche, leggendarie e temibili.
Ma torniamo alle Donas de Fuera, belle donne vestite di bianco, rosso o nero, che avevano piedi simili a zampe di gatto o cavallo.
Alle Donas de Fuera viene attribuita una scrupolosa attenzione alla pulizia, e nelle case dove si recano vogliono trovare tutto in bell’ordine.
Sembra che ci siano anche dei modi per attirarle. Chi vuole in casa una bella signora deve prima della mezzanotte, ardere dell’incenso, foglie d’alloro e rosmarino e assicurarsi che la casa sia perfettamente pulita e ordinata. Durante il suffumigio è necessario recitare:
“Ti salutu re di lu Suli. Ti salutu re di la Luna. Ti salutu stidda ‘ndiana. Beni aspettu ‘ntra sìmana”
(“Ti saluto re del Sole. Ti saluto re della Luna. Ti saluto stella indiana. Bene aspetto entro la settimana”).
E solo così le belle signore entravano per le fessure o per il buco della serratura, in quanto spiriti.
E lo sapevate che lungo il mitico stretto si formò scientificamente la madre dell’acquariofilia? Jeannette Villepreux Power, anche autrice di una delle prime guide turistiche della Sicilia.
Jeannette Villepreux Power nasce nel 1794 in Francia, e in seguito, col marito, visse a Messina per 25 anni. La magia dello Stretto la travolse, si appassionò agli organismi marini del mare messinese; in special modo allo studio di un particolare mollusco, l’Argonauta argo. Fin dai tempi di Aristotele ci si chiedeva se questa creatura si costruisse da solo la propria conchiglia o se la prendesse da un suo simile.
Villepreux Power, con osservazioni dirette e le sue “gabbioline alla Power”, degli acquari di osservazione dei molluschi, risolse il mistero.
Scoprì che la femmina dell’Argonauta argo non solo costruisce, ma ripara da solo la sua conchiglia che funge da ovoteca.
L’invenzione delle “gabbioline alla Power” non passò inosservata e riscosse in ambito internazionale molto successo. La sua diffusione passò rapidamente dagli ambienti scientifici e accademici a quelli domestici, a scopo ornamentale. Già nel 1858 l’Enciclopedia Britannica riconosceva a Jeannette l’invenzione dell’acquario e la definiva madre dell’acquariofilia.
Villepreux Power compì anche un giro della Sicilia a piedi e descrisse tutte le risorse naturali dell’isola in un libro pubblicato nel 1839, “Itinerario della Sicilia”, rivolto ai giovani. Lo scienziato siciliano Alessio Scigliani le dedicò un articolo su una rivista, indicandola come un modello che tutte le donne siciliane avrebbero dovuto seguire per istruire le loro figlie e salvarle dall’ignoranza.
In seguito pubblicò un secondo libro, “Guida per la Sicilia”, dedicata ai viaggiatori stranieri.
Ma ritorniamo alla storia del ponte. Già nel XIX secolo si iniziò a ipotizzare la realizzazione di un ponte.
Dopo l’Unità d’Italia i primi governi di sinistra del Regno individuarono nel ponte un simbolo di progresso, e nel 1876 l’allora ministro dei Lavori pubblici, Giuseppe Zanardelli, disse: «Sopra i flutti o sotto i flutti la Sicilia sia unita al continente».
Col terremoto di Messina del 1908 il progetto venne accantonato. Mussolini riprese l’idea del tunnel sottomarino, nel secondo dopoguerra si continuò con una serie di indagini e ricognizioni.
Solo nel 1968 il Governo incaricò Anas, la società che gestisce le strade italiane, Ferrovie dello Stato e il Consiglio nazionale delle ricerche di capire se sarebbe stato possibile costruire il ponte. Nel 1969 fu organizzato un concorso internazionale di idee. Parteciparono 143 progettisti. All’epoca il ministero chiese di rispettare i requisiti progettuali validi ancora oggi: il ponte doveva ospitare due binari ferroviari e tre corsie stradali per senso di marcia.
Nel 1981 viene fondata la Stretto di Messina Spa, la società pubblica che avrebbe gestito la fase progettuale e i cantieri. Sappiamo tutti che l’opera da allora non è mai stata iniziata e arrivando ad oggi, il 14 febbraio è stato approvato l’aggiornamento del progetto definitivo ed entro la fine del 2024, secondo le previsioni del Governo, dovrebbero aprire i cantieri che dovrebbero completare l’opera entro il 2032.
Il ponte dovrebbe costare 13,5 miliardi, ai quali va aggiunto un ulteriore miliardo di opere accessorie.
In tutto, il ponte sullo stretto sarà lungo 3,6 chilometri, dei quali per la sola campata 3,3. Tra le opere accessorie, ci sono 20,3 chilometri di raccordi stradali e 20,2 chilometri di raccordi ferroviari, l’80% dei quali sarà sviluppato in gallerie.
All’infrastruttura saranno collegati dalla sponda calabrese l’autostrada del Mediterraneo e la stazione di Villa San Giovanni, su quella siciliana le autostrade Messina-Catania e Messina-Palermo e la nuova stazione di Messina. Sull’isola saranno realizzate anche tre fermate ferroviarie sotterranee che daranno vita a un sistema metropolitano interregionale insieme a quelle già esistenti.
12 novembre raggiungeteci in GrandiDonne su Clubhouse e parleremo con economisti, ingegneri, biologi e geografi del ponte sullo stretto di Messina.
Chi sarà con noi:
– Patrick Bamonte Politecnico di Milano.
– Francesco Benevolo Direttore della Ricerca economica presso il Censis.
– Luisa Carbone Università degli Studi della Tuscia.
– Mauro Cavallaro, Università di Messina.
– Andrea Giuricin AD di TRA consulting
Moderano:
– Sonia R. Marino, architetta ed ergonoma, fondatrice di ‘donna immagine città’
– Domenico Creazzo, imprenditore interessato a tematiche sociali e diritti
– Valeria Casati, servizi di supporto organizzativo e promozionale per realtà del settore culturale
– Mehret Tewolde Weldemicael, vicepresidente Associazione Le Réseau
– Casimiro Vizzini, relazioni istituzionali della One Sustainable Health for all Foundation.
Per collegarsi e ascoltare le serate GrandiDonne:
– scaricare sul cellulare la app gratuita Clubhouse
– crearsi un account
– collegarsi alla app il 12 novembre alle 21:00 e cercare la room L’Incantesimo dello Stretto. Storia Leggende Progetti del Ponte.
Oppure cliccare su questo link:
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