Il 17 dicembre, una data che segna un nuovo capitolo nella gestione del rischio sismico in Italia, ha visto l’annuncio di un ambizioso piano nazionale da parte del Ministro Musumeci. “Un programma destinato a durare almeno dieci anni, con un primo stanziamento di 250 milioni di euro,” ha dichiarato il ministro, evidenziando l’intento di replicare annualmente questa cifra per garantire interventi mirati nelle zone più a rischio.
In un’intervista esclusiva con l’architetto Bruna Gozzi, vicepresidente della Fondazione Inarcassa, abbiamo avuto l’opportunità di esplorare le motivazioni e gli obiettivi dietro questa nuova iniziativa. “Il nostro approccio alla prevenzione sismica deve essere rivoluzionario, iniziando dalla conoscenza accurata dello stato del nostro patrimonio edilizio,” afferma Gozzi.
La prevenzione come opportunità
Bruna Gozzi, con una carriera dedicata all’innovazione nel campo dell’architettura e della sicurezza strutturale, vede nella prevenzione sismica non solo una necessità ma una grande opportunità. “Se ben gestito, il piano non solo proteggerà le vite e ridurrà i danni materiali, ma potrebbe anche fungere da catalizzatore per la crescita economica e lo sviluppo sostenibile” spiega.
Il nuovo piano richiederà un investimento complessivo di 219 miliardi di euro nel corso dei prossimi 30 anni, un impegno finanziario notevole ma essenziale. “Stiamo parlando di un intervento senza precedenti, che mira a mettere in sicurezza circa 18 milioni di immobili residenziali ad alto rischio sismico” dice l’architetto, sottolineando l’urgenza di questo progetto.
I costi secondari dei terremoti
L’analisi presentata durante la Giornata Nazionale della Prevenzione Sismica ha messo in luce i devastanti effetti economici e sociali dei terremoti. “I terremoti non solo causano perdite immediate, ma creano una cicatrice duratura sull’economia dei territori colpiti, influenzando negativamente il PIL, l’occupazione e la demografia” commenta Gozzi.
Riflettendo sui terremoti passati, come quello del Friuli Venezia Giulia, Gozzi nota come le strategie di ricostruzione possano effettivamente trasformare le aree colpite. “Il Friuli è un esempio di come una tragedia possa trasformarsi in un’opportunità di rinnovamento e crescita economica,” afferma.
Sfide e Strategie
L’architetto Gozzi riconosce che, nonostante la grandezza del piano, la sua realizzazione non sarà priva di sfide. “Dobbiamo assicurarci che i fondi vengano gestiti con trasparenza e che le operazioni siano coordinate efficacemente tra le varie amministrazioni” dichiara. La collaborazione tra enti statali, professionisti del settore e cittadini sarà cruciale per il successo del piano.
Uno dei punti forti del piano è il suo approccio multidisciplinare, che integra architetti, ingegneri, geologi e altri esperti per garantire che ogni aspetto della prevenzione sia considerato. “Solo attraverso un lavoro di squadra possiamo sperare di affrontare una sfida così complessa” sottolinea Gozzi.
L’architetto concludendo il suo intervento ha esortato tutti gli italiani a sostenere e partecipare attivamente agli sforzi di prevenzione. “Ogni cittadino ha un ruolo da giocare nella protezione del nostro paese dai terremoti. Sostenendo il piano e partecipando agli interventi di prevenzione, possiamo tutti contribuire a costruire un futuro più sicuro.“