SIMG – Sanità territoriale in Lombardia al bivio: mancano i medici di famiglia

Il 25 maggio ad Assago si è svolto il Congresso regionale Lombardia della Società Italiana dei Medici di Medicina Generale e delle Cure Primarie. Occorre una nuova politica sanitaria, che favorisca la formazione, attragga i giovani alla professione e fornisca a ogni ambulatorio il personale infermieristico e amministrativo necessario.

“Per rendere efficienti ed efficaci le azioni della Medicina Generale, servono interventi sulla Sanità Territoriale come l’acquisizione e l’aggiornamento di competenze sia professionali che organizzative, che sono una mission della nostra Società Scientifica, oltre a una riorganizzazione delle strutture ambulatoriali, con aumento del personale amministrativo ed infermieristico” sottolinea Massimiliano Franco, Presidente del Congresso.

E’ tornato dopo ben 5 anni in Lombardia il Congresso Regionale della Società Scientifica dei Medici di famiglia SIMG. Ed è una notizia, considerando le priorità emerse nel dopo pandemia e nella riorganizzazione della sanità territoriale dove tra tagli, riassetto generale, pensionamenti, cambio generazionale, i Medici di Medicina Generale costituiscono un elemento vitale. La Società Italiana dei Medici di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG) lancia l’allarme sui problemi della sanità territoriale con questo Congresso: un’occasione significativa, in quanto la realtà lombarda rappresenta uno spaccato dell’Italia, con grandi aree metropolitane, città di media dimensione, zone oro-geograficamente difficili da raggiungere con piccoli nuclei abitati sparsi e difficilmente correlabili. Pertanto, all’avanzata qualità dei servizi offerti, si affiancano problemi di carattere nazionale come lunghe liste d’attesa o difficoltà ad accedere ad alcune prestazioni, su cui la SIMG si impegna a collaborare con le istituzioni per dare risposte ai cittadini.

LOTTA ALLA CARENZA DI MEDICI, MA SERVONO ANCHE FORMAZIONE E PERSONALE DI STUDIO – Dalla ricognizione fatta da Regione Lombardia tra le Asst lombarde, a cui dall’1 gennaio 2024 è passata la competenza per la gestione prima in carico alle Ats, mancano nel complesso 1435 medici di famiglia, in aumento rispetto al 2023 quando, dal monitoraggio fatto presso tutte le Ats, mancavano 1326 tra medici di medicina generale e pediatri di libera scelta. Ma il problema della Medicina Generale non è solo numerico, tanto più che dal 2030 questo aspetto si dovrebbe alleviare.

In questa fase, in Lombardia come nel resto d’Italia, c’è un problema numerico: sia nella Medicina Generale che in molte specialità non ci sono medici sufficienti per coprire le posizioni scoperte – sottolinea Massimiliano Franco, Presidente del Congresso e Medico di Medicina Generale a Pavia –. Nella provincia di Pavia, per esempio, quest’anno, su 25 posti disponibili per iniziare il corso triennale di formazione in medicina generale ne sono stati occupati solo 8. A inizio maggio, sempre a Pavia, su 74 posizioni aperte nei cosiddetti ambiti carenti di Assistenza Primaria, ne sono state occupate solo 6: oltre il 90% è rimasto vacante. Questo problema avrà un’inversione di tendenza nel 2030, quando, secondo le proiezioni, si avrà un numero maggiore di medici come conseguenza dell’aumento delle persone ammesse a Medicina. Tuttavia, rischiano di persistere altri problemi: oltre alla necessità di formare queste nuove generazioni, la medicina del territorio dovrà essere resa più attrattiva, più ancora che meglio remunerata, con regole precise e un personale infermieristico e amministrativo di supporto che permetta ai medici di svolgere esclusivamente l’attività clinica”.

LA CHIAVE DELL’ASSOCIAZIONISMO – Una delle strade proposte e avviate dalla Medicina Generale è quella dell’associazione tra diversi medici di famiglia, per ottimizzare spazi e risorse a disposizione. Proprio a tale scopo si sta definendo un’offerta formativa non solo sulle competenze medico-scientifiche, ma anche sulla dimensione organizzativa e manageriale della Medicina Generale, in base alle dimensioni delle diverse realtà. “L’associazionismo è il futuro della Medicina Generale – evidenzia Massimiliano Franco –. Le forme associative avanzate sono già una realtà, con accorpamenti che vanno da un minimo di tre Medici a un massimo di 15. Spesso vi sono degli ostacoli, come la reperibilità di spazi adeguati nei grandi centri e la scarsità di clinici nelle aree meno densamente popolate. L’aggregazione necessita quindi di un contributo organizzativo dalle ASST, che dovrebbero incoraggiare questo approccio e fornire personale di studio e infermieristico, al fine di rendere più efficace il lavoro sul territorio con ogni figura professionale preposta allo svolgimento dei propri compiti”.

OLTRE 200 MEDICI DI FAMIGLIA AD ASSAGO PER IL CONGRESSO SIMG LOMBARDIA – Il Congresso SIMG Lombardia si è tenuto sabato 25 maggio ad Assago (Milano), presso l’Hotel Belstay, con oltre 200 partecipanti e tutti i delegati provinciali della Società, tra cui figurano diversi giovani e tante donne recentemente subentrate. Questo appuntamento manca in regione dal 2019 e torna seguendo il modello nazionale: da una parte, quindi, vi  sono state  numerose sessioni scientifiche in cui si sono affrontati  i temi che rientrano nell’azione del Medico di Medicina Generale, come la prevenzione, i disturbi non differibili, le cronicità, la fragilità; dall’altra vi sono stati laboratori di simulazione dell’attività medica per una rapida e concreta acquisizione di competenze pratiche. Questo duplice sforzo, teorico e pratico, rientra nella costante attività di SIMG di formazione e di produzione di contenuti scientifici, seguendo la linea nazionale. La Società Scientifica, infatti, proprio nelle ultime settimane, ha offerto un essenziale contributo nell’approvazione delle Linee Guida per la gestione sul territorio del paziente fragile e proprio in Regione Lombardia si è avuta da qualche settimana la pubblicazione del Piano Diagnostico-Terapeutico (PDTA) per le demenze. Tuttavia, questo percorso si potrà coronare con un successo solo se vi sarà una ridefinizione del modello professionale della medicina del territorio in collaborazione con le decisioni di politica sanitaria.

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