Un settore che evolve troppo lentamente rischia di crollare su sé stesso.
È questo, in estrema sintesi, il monito lanciato da Luca Berardo, imprenditore e esponente di spicco della filiera dell’edilizia, intervenuto come ospite nella trasmissione Bricks and Music su Casa Radio. Accompagnato dai conduttori Paolo Leccese ed Emiliano Cioffarelli, Luca Berardo ha ripercorso le tappe fondamentali del suo recente impegno associativo, culminato con la nomina alla presidenza dell’EUF, l’organizzazione europea delle associazioni nazionali della posa, offrendo una lettura ampia, e per certi versi controcorrente, dei nodi strutturali del settore.
EUF e Assoposa: visione europea, radici italiane
«La posa è un mestiere tecnico, culturale e strategico, e dobbiamo iniziare a trattarlo come tale», afferma Berardo, chiarendo il senso del suo impegno alla guida dell’EUF (European Union of National Tile Installer Associations). L’obiettivo del mandato 2025–2028 sarà duplice: armonizzare gli standard formativi e professionali a livello europeo e rendere il mestiere del posatore attrattivo per le nuove generazioni.
«Vogliamo allargare l’ecosistema associativo coinvolgendo più Paesi, più imprese e più scuole», spiega, «ma anche investire su nuove tecnologie e strumenti digitali per innovare la pratica di cantiere». In quest’ottica, il know-how costruito da Assoposa in Italia, soprattutto sul piano della formazione certificata, diventa modello e leva per la costruzione di una comunità europea della posa.
ETIM Italy: una lingua comune per l’edilizia del futuro
Altro tema centrale dell’intervista è quello della digitalizzazione della filiera e della necessità di parlare una “lingua tecnica comune” a livello europeo. «Il mondo della distribuzione edile oggi si trova di fronte a un bivio: o evolve, o scompare», dice Berardo con tono pragmatico.
L’adesione allo standard ETIM, modello europeo per la classificazione dei prodotti tecnici, e la creazione di ETIM Italy, una rete d’impresa che unisce Angaisa, Metel e Sercomated, sono passi fondamentali in questa direzione. «Abbiamo bisogno di uniformità, chiarezza, interoperabilità nei dati e nei cataloghi. Solo così potremo dialogare con i mercati europei e globali in modo competitivo».
Berardo sottolinea come questa trasformazione non riguardi solo i produttori, ma coinvolga tutta la filiera: distributori, progettisti, posatori. «Digitalizzare la distribuzione significa dare valore aggiunto anche a chi lavora sul campo».
Bonus edilizi e dazi: “Serve una regia nazionale. Il comparto merita rispetto”
Nella parte centrale dell’intervento l’attenzione si sposta sulle politiche nazionali. E qui il tono si fa più critico. «Il comparto edile vale una parte significativa del PIL italiano, dà lavoro a centinaia di migliaia di persone. Eppure non esiste una politica nazionale stabile per questo settore», denuncia Berardo.
A far discutere sono soprattutto i continui cambi di rotta su bonus edilizi, superbonus, incentivi fiscali: «Ogni governo cambia le regole in corsa, creando incertezza, contenziosi, e minando la fiducia di cittadini e imprese. Serve una visione almeno decennale, una legge quadro che definisca obiettivi, strumenti e tempi».
Ma non solo. Berardo richiama anche la questione dei dazi e delle guerre commerciali che coinvolgono il settore ceramico. «I dazi possono proteggere, ma se mal gestiti rischiano di colpire anche chi lavora nella distribuzione e nella posa, con effetti a catena su tutta la filiera. Bisogna stare attenti a non fare politiche protezionistiche a senso unico».
Cultura d’impresa e Made in Italy: “Difendere il valore, non solo il prodotto”
Tra i momenti più intensi dell’intervista, la riflessione sul Made in Italy. «Non è solo una scritta su una scatola: è un ecosistema produttivo e umano, fatto di distretti, comunità, competenze», afferma Berardo. «Nel settore ceramico, penso al distretto di Sassuolo, ma anche ad altri poli di eccellenza che rappresentano una forza unica al mondo».
In questo senso, la sua recente nomina nel Gruppo Tecnico “Cultura di Impresa” di Confindustria assume un significato preciso: valorizzare il ruolo sociale dell’impresa, rafforzare il legame con i territori, raccontare l’impresa come motore di innovazione e coesione.
«La cultura d’impresa non si insegna solo nei convegni, ma si pratica ogni giorno, sul campo. Dobbiamo restituire dignità a chi lavora, a chi costruisce, a chi crede nella qualità. E comunicare meglio il valore delle nostre filiere».
La puntata si chiude con una riflessione condivisa sull’importanza della comunicazione nel rendere attrattivo il mondo dell’abitare: «Dobbiamo parlare di edilizia non solo in termini di costi o problemi, ma come ambiente creativo e professionale dove vale la pena investire tempo e competenze», dice Paolo Leccese.