Ascoltare il mondo: Il viaggio poetico e politico di Martina Stipi tra Italia e Senegal

C’è chi scrive per raccontare, e chi per trasformare. Martina Stipi fa entrambe le cose.

Oggi abbiamo fatto un viaggio insolito. Non un viaggio fisico, ma un attraversamento di senso, emozioni e colori. Martina, scrittrice e attivista, ci ha accompagnati nel suo mondo: fatto di cultura senegalese, ascolto, spiritualità e poesia. Un mondo dove le conchiglie parlano, gli alberi si fanno rifugio e le parole curano.

È un ascolto diverso. Non passivo. È come stare accanto a un fuoco, mentre qualcuno ti racconta una storia che parla anche di te. Martina lo fa senza sforzo, perché è così che vive. Un piede in Italia, uno in Senegal. Una mano nella scrittura, l’altra nella cura degli altri. Uno sguardo dentro sé, l’altro sul mondo. E le parole – le sue parole – sono radici che collegano tutto.

Martina, autrice del libro “Prima di tutto il nero”, è anche fondatrice dell’associazione Tor Tor, attiva tra l’Italia e il Senegal, in progetti interculturali e sociali. “Tor Tor” significa fiore che diventa frutto. Un simbolo perfetto per raccontare la sua missione: trasformare il dolore in bellezza, la differenza in incontro, l’arte in cura.

Il libro è una narrazione poetica che attraversa il lutto, ma lo fa con grazia e forza. Parte dal nero – colore spesso associato al buio, al dolore – e lo trasforma nel colore della terra, della fertilità, della rinascita. Il nero diventa quindi origine, non fine. E ci ricorda che esiste un ascolto profondo, quello che ci collega agli alberi, all’acqua, agli antenati. E da lì comincia il viaggio della protagonista, Mia. Un nome breve, come un sussurro. Mia attraversa ricordi, visioni, e si riappropria di sé attraverso un dialogo intimo con le ombre, i profumi, gli oggetti. C’è il Senegal nel racconto. Ma non quello delle cartoline. Quello vissuto. Quello delle donne forti, dei tamburi, dei rituali. Il Senegal che Martina ha abbracciato e da cui è stata abbracciata.

Durante la puntata ci siamo mossi in silenzio tra temi pesanti come il lutto, la migrazione, la perdita, la rinascita. Ma con la leggerezza di chi ha imparato che anche le ferite possono brillare. Abbiamo parlato della forza delle donne africane, della maternità non solo biologica, ma spirituale e progettuale. E del Senegal, vissuto da Martina non da turista, ma da sorella. “L’Africa ce l’ho sempre avuta dentro,” ci racconta. E forse ce l’abbiamo tutti, se solo ci fermassimo ad ascoltare il suono delle conchiglie.

Una puntata che ci ha lasciato il cuore pieno e il pensiero acceso. Perché, come ci ha detto Martina, “solo la relazione ci fa vivere. È l’incontro che ci rende felici. Non c’è altro.”

La puntata è stata un viaggio. Di quelli che ti cambiano senza bisogno di muoverti. Abbiamo capito che il vero attivismo oggi passa anche per la dolcezza. Per la narrazione che non urla, ma sussurra. Che non impone, ma accompagna.

E mentre parlavamo, ci siamo accorti che il mondo ha bisogno proprio di questo: di donne che sanno scrivere e costruire, che mettono mani e cuore ovunque ci sia da portare un po’ di bellezza e di senso.

Martina Stipi è una di queste.

Ascolta ora il Podcast:

L’ITALIA CHE VALE | Martina Stipi
Puntata del 24/04/25
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