Sfumature di parità: viaggiando con cattive ragazze

“Le brave ragazze vanno in paradiso, le cattive dappertutto” Indice di irritazione turistica, quando il turista diventa il nemico.

“Le brave ragazze vanno in paradiso, le cattive dappertutto”

È il titolo di un libro del 1994 della psicologa e scrittrice Ute Ehrhardt, nel quale sfida gli stereotipi di genere e analizza come le donne siano spesso educate a essere “brave ragazze” – obbedienti, gentili e disponibili – mentre, per avere successo nella vita e nel lavoro, è necessario essere più assertive e sicure di sé.

I principali messaggi del libro sono:

  • Le donne vengono educate alla sottomissione: Sin da piccole, molte donne vengono istruite a essere educate, remissive e a non dare fastidio, mentre gli uomini vengono incoraggiati a essere ambiziosi e determinati.
  • Essere troppo buone può essere un ostacolo: Chi è sempre accondiscendente e si preoccupa solo di piacere agli altri rischia di non ottenere ciò che desidera.
  • Le “cattive ragazze” non sono davvero cattive: Il termine “cattiva” è usato per indicare donne indipendenti, sicure e che prendono in mano la propria vita senza paura di dire di no.
  • Il potere dell’assertività: Per ottenere rispetto, successo e felicità, le donne devono imparare a dire la loro opinione, a imporsi e a non lasciarsi sottomettere dalle aspettative della società.

Il libro è un invito a cambiare mentalità e a smettere di sentirsi in colpa per il proprio desiderio di autonomia e successo. Non significa essere arroganti o aggressive, ma semplicemente smettere di annullarsi per compiacere gli altri.

Ute Ehrhardt è nata nel 1956 in Germania. Ha studiato psicologia e ha lavorato per molti anni come consulente e coach, specializzandosi in sviluppo personale, leadership e empowerment femminile.

Ha dedicato la sua carriera ad aiutare le persone, in particolare le donne, a superare le convinzioni limitanti imposte dalla società e a raggiungere il successo personale e professionale.

Vivere la propria vita come si vuole e andare ovunque. 

Le donne viaggiatrici ed esploratrici di certo sono tra le donne che hanno sfidato le convenzioni sociali e i limiti imposti dalle loro epoche per esplorare il mondo.

Una delle prime viaggiatrici di cui abbiamo testimonianza scritta è stata Egeria. Visse nel IV secolo d.C. ed è famosa per aver lasciato un diario dettagliato del suo pellegrinaggio dalla Spagna (o Gallia) fino alla Terra Santa.

Tra il 381 e il 384 d.C., Egeria compì un lungo pellegrinaggio verso i luoghi sacri della Cristianità, partendo dalla sua terra natale fino a Gerusalemme e oltre. Durante il viaggio, documentò con grande cura le città, i monasteri, le strade, i riti religiosi e le comunità cristiane che incontrò.

Egeria scrisse un dettagliato resoconto del suo viaggio, oggi noto come “Itinerarium Egeriae” o “Pellegrinaggio di Egeria”. Questo testo è fondamentale per la storia perché:

  • È uno dei primi diari di viaggio scritti da una donna.
  • Descrive i luoghi santi e le usanze religiose del IV secolo.
  • Fornisce informazioni sulla vita e sui costumi delle comunità cristiane di quell’epoca.

Sfortunatamente, il manoscritto è giunto a noi incompleto, poiché la prima parte è andata perduta. 

Dopo il suo viaggio, non si hanno più notizie di Egeria.

La sua figura è stata riscoperta solo nel XIX secolo, quando il manoscritto fu ritrovato in un monastero in Italia. nella biblioteca della Fraternita di Santa Maria della Misericordia di Arezzo. Egeria non è stata né l’unica, né la prima pellegrina di Gerusalemme. Fu l’imperatrice Elena, madre di Costantino, ad avviare il pellegrinaggio in Terrasanta nel 326.

Egeria è un esempio straordinario di coraggio, fede e curiosità. Il suo viaggio, compiuto in un’epoca in cui le donne raramente viaggiavano, dimostra quanto fosse determinata e indipendente. 

Naturalmente non dobbiamo pensare che sia partita sola e con sacco in spalle. Apparteneva a una classe sociale di alto rango comprovata da vari dati: la deferenza con cui fu ricevuta dalle massime autorità religiose; la scorta di soldati e ufficiali imperiali che l’accompagnò in alcuni tratti del suo percorso; l’utilizzo di carri ben attrezzati e di cavalcature; il possesso di un diploma, una sorta di passaporto, che le permise di muoversi lungo quei territori. 

Le donne italiane hanno avuto un ruolo significativo nell’esplorazione e nei viaggi, anche se la loro storia è spesso meno conosciuta.

Maria Antonietta Bellan Avanzo nata nel 1889 in provincia di Rovigo, fu avventuriera e pilota automobilistica, compiendo viaggi in Africa, America e Asia.

Maria Antonietta Bellan Avanzo è stata una pioniera dell’automobilismo italiano e una delle prime donne al mondo a competere in gare automobilistiche, viaggiando in tutto il mondo per partecipare a competizioni e avventure straordinarie.

Raccontava di aver imparato a guidare da sola, sottraendo la vettura al padre e lanciandola a folle velocità sulle strade sterrate intorno alla villa di famiglia, facendo vittime fra “cani, gatti, galline e segretari comunali”. Dopo il matrimonio col barone Eustachio Bellan Avanzo, si trasferì a Roma e, per festeggiare la fine della Prima Guerra Mondiale, il marito le regalò una Spa 35/50 Sport. 

Fu la prima donna a partecipare nel 1920 alla Targa Florio, celebre gara siciliana. Fu costretta al ritiro per la rottura del telaio, non andando oltre il terzo giro, ma era già un’impresa arrivare a fare una sola tornata del difficile percorso delle Madonie.

Ben presto si separò dal marito con cui rimase in buoni rapporti ma che non le concesse mai il divorzio.

In quegli anni Bellan Avanzo incontrò Gabriele d’Annunzio che la chiamava “Nerissa”, per i suoi occhi e i capelli neri.

Divenne crocerossina in tempo di guerra, specializzata nella guida dei camion; durante la guerra nascose degli ebrei e partecipò alla strategia per togliere Luchino Visconti dalle mani del torturatore Pietro Koch; fu factotum a Vulcano per le riprese del film che il nipote Rossellini girava con Ingrid Bergman; all’età di 67 anni si recò al confine austro-ungarico e alla guida di una Jeep accolse i profughi durante la rivolta di Budapest.

Il turismo romantico, d’avventura, di conoscenza dei viaggatori e delle viaggiatrici di un tempo si è dissolto come neve al solo con l’avvento del turismo di massa.

Oggi siamo nel tempo dell’Overtourism, del sovraffollamento turistico: il turismo che soffoca le città.

L’UNWTO (in italiano, l’Organizzazione Mondiale del Turismo) lo definisce come

“l’eccessiva crescita di visitatori che porta al sovraffollamento in aree in cui i residenti subiscono le conseguenze di picchi turistici temporanei e stagionali, che hanno imposto cambiamenti permanenti ai loro stili di vita, all’accesso ai servizi e al benessere generale”.

Con l’arrivo delle compagnie low-cost, delle crociere giganti e di piattaforme come Airbnb, molte città sono state invase da milioni di turisti, superando la capacità sostenibile dei luoghi.

Si osserva, inoltre, sempre di più una “soglia limite di sopportazione” psicologica, sociale e ambientale delle destinazioni, superata la quale gli abitanti finiscono per considerare il turismo come eccessivo e insostenibile.

L’indice di irritazione turistica di Doxey (Irrindex), formulato nel 1975, ci consente di osservare che, man mano che le visite aumentano in una data destinazione, i residenti attraversano una sequenza di emozioni e reazioni nei confronti delle visite e dei visitatori, quattro diverse fasi che la comunità attraverserebbe: si andrebbe dall’euforia all’apatia, per poi passare all’irritazione e infine all’antagonismo vero e proprio. 

Inizialmente, i visitatori sono benvenuti; all’aumentare del loro numero e della congestione aumentano i prezzi e altri impatti negativi, e le interazioni sociali e l’accettazione diventano negative.

Il turismo può essere una risorsa economica e culturale straordinaria, ma se mal gestito si trasforma in overtourism, causando sovraffollamento, aumento del costo della vita, degrado ambientale e perdita di identità locale. Per trasformare questo fenomeno in un’opportunità, dobbiamo ripensare le città non solo per i turisti, ma soprattutto per i residenti, creando luoghi in cui il benessere collettivo sia al centro.

Investire in città centrate sulle Persone.

Parleremo di questo e molto altro il prossimo 21 febbraio in un evento a cui tutte e tutti siete invitati:

Equità! Città e Territori per il benessere e la qualità della vita

21 febbraio 2025 dalle 14:30 alle 19:00.

Piazza Venezia 6 in Roma, nelle sale del Parlamento europeo.

Evento gratuito previa registrazione a info@immaginecitta.org

Sito web: www.immaginecitta.org

Youtube: https://www.youtube.com/@donnaimmaginecitta

Telegram https://t.me/donnaimmaginecitta 

Instagram: https://www.instagram.com/donna.immaginecitta/https://www.instagram.com/sonia.r.marino/ 

LinkedIn https://www.linkedin.com/company/donna-immagine-citt-/?viewAsMember=truehttps://www.linkedin.com/in/soniamarino/ 

Clubhouse https://www.clubhouse.com/c/join/cjKe1uX6 

Ascolta ora il Podcast:

DONNA IMMAGINE CITTÁ
Puntata del 10/02/25
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