Le donne sono proprio delle vipere tra loro!
Le donne al comando ostacolano e non supportano le altre donne, mancano di solidarietà femminile per mantenere il controllo esclusivo del potere. Sono delle api regine!
Ma davvero è così, davvero esiste la sindrome dell’ape regina?
E davvero è dovere delle donne supportare e parteggiare sempre per le altre donne?
Le donne leader sono spesso ritratte nella cultura popolare come affette dalla sindrome dell’ape regina, si pensi a Miranda Priestly in Il diavolo veste Prada. I media sono pieni di consigli su “cosa fare se lavori per un’ape regina “.
Ma cosa succederebbe se l’ape regina non esistesse davvero? O almeno fosse gravemente fraintesa?
Le differenze di genere nelle aspettative ci fanno vedere delle api regine quando in realtà non ci sono.
Esaminando un’ampia gamma di studi, non vi è alcuna prova che le donne dirigenti siano più dannose per le donne loro collaboratrici rispetto agli uomini dirigenti per gli uomini loro collaboratori. Gli studi degli ultimi anni ci dicono che le donne e gli uomini non differiscono nel loro uso dell’aggressività. In effetti, avere una manager donna è, con poche eccezioni, positivo o neutro sui tassi di promozioni e i salari delle donne.
Le donne devono essere disponibili e cordiali
Allora perché le persone credono che le api regine siano così diffuse? La risposta ha a che fare con le nostre aspettative sui leader. Poiché ci si aspetta che le donne siano disponibili e cordiali, le persone percepiscono le donne che assumono ruoli di leadership in modo più negativo.
I manager maschi esigenti sono visti come leader forti, mentre le donne non ottengono lo stesso riconoscimento. E quando sorgono conflitti sul lavoro, come spesso accade, gli scontri tra due donne sono visti come molto più problematici dagli altri nell’organizzazione rispetto a quelli tra uomini.
Si dà per scontato che le donne debbano allinearsi con le altre donne, non importa cosa accada. Una mistica ben esplicitata dalle parole di Madeline Albright: “C’è un posto speciale all’inferno per le donne che non si aiutano a vicenda”.
Nelle aziende, ci aspettiamo che le donne senior assumano la responsabilità di sostenere altre donne nella dirigenza, di presiedere comitati di leadership femminile e, in generale, di svolgere il grosso del lavoro dell’organizzazione quando si tratta di diversità e inclusione.
Si tratta, tuttavia, di un sacco di lavoro extra e sottovalutato che non ci si aspetta dai loro colleghi maschi. Se una donna non assume questi ruoli potrebbe essere etichettata come ape regina, mentre agli uomini non accade.
La colpevole è l’emarginazione
E perché a volte le donne si comportano come api regine?
A volte osserviamo che le donne non sostengono le altre donne nelle loro organizzazioni. Le prove sperimentali mostrano che non si tratta di essere una primadonna, ma piuttosto di un prodotto di ciò che gli studiosi chiamano “minaccia di valore”.
Le minacce al valore si verificano quando ci sono stereotipi negativi sulle donne in luoghi di lavoro altamente mascolinizzati. Le donne che riescono “a farcela” devono costantemente combattere questi stereotipi negativi per mantenere le proprie posizioni nell’organizzazione. La loro preoccupazione di essere apprezzate sul lavoro può modellare la loro volontà di aiutare altre donne. Le donne potrebbero non supportare altre donne se ci sono dubbi sulle qualifiche di queste donne, perché non vogliono fare nulla che possa alimentare gli stereotipi negativi.
In questo contesto, spesso ci sono poche opportunità aperte alle donne, “quote implicite” che limitano le possibilità di ruoli di leadership. Uno studio su 1.500 aziende ha dimostrato che una volta che un’azienda nominava una donna a un ruolo di leadership di alto livello, la possibilità che una seconda donna si unisse alla leadership diminuiva del 50 percento.
Un altro studio sui consigli di amministrazione aziendali ha mostrato che le aziende sembravano manipolare il sistema: nominando due donne nei loro consigli, ma non più di due, un fenomeno che i ricercatori hanno chiamato “twokenism”.
Di conseguenza, le donne potrebbero non supportare altre donne altamente qualificate perché sanno che saranno in competizione per lo stesso piccolo numero di opportunità. La nostra conclusione: essere un’ape regina non è un comportamento intrinsecamente femminile, ma piuttosto una reazione all’emarginazione.
Di nuovo, è il contesto che conta.
Le donne possono essere viste come api regine quando in realtà il contesto organizzativo è l’origine del comportamento. Quando le organizzazioni non sono inclusive, le donne hanno maggiori probabilità di sentirsi minacciate nel loro valore e quindi più probabilità di evitare di supportare altre donne.
Un sondaggio della Columbia Business School di New York su 1.500 aziende in un periodo di 20 anni suggerisce che le lotte intestine tra donne sono un mito. I risultati del sondaggio saranno presentati a una conferenza delle principali scuole femminili britanniche questa settimana.
La teoria è stata resa popolare per anni da film come Grease, Schegge di follia, Ragazze a Beverly Hills, Mean Girls e Il diavolo veste Prada, ed è stata accettata come una specie di verità lapalissiana.
Il mito originale dell’ape regina deriva da uno studio del 1973 che suggeriva che le donne in posizioni chiave nelle organizzazioni non solo non supportavano le altre donne, ma lavoravano attivamente per tenere fuori le loro rivali. Un altro studio dello stesso periodo definiva un’ape regina come “colei che ha avuto successo nella sua carriera ma si rifiuta di aiutare le altre donne a fare lo stesso”. Ciò diede origine a un contro-movimento non ufficiale “Lift as You Climb” che alla fine trovò voce nella famosa citazione di Madeleine Albright: “C’è un posto speciale all’inferno per le donne che non aiutano le altre donne”.
Qualcuno di noi si comporta davvero “come un uomo” o “come una donna” al lavoro nel 21° secolo? Certo, nei film, incontriamo persone come Rizzo (Stockard Channing in Grease) o Regina (Rachel McAdams in Mean Girls). Sul posto di lavoro questo tipo di persone tossiche esistono di tanto in tanto. Ma le persone cattive e narcisiste hanno le stesse probabilità di essere uomini quanto donne. Allo stesso modo, sicuramente il genere non indicherà se la persona è più propensa ad aiutarti con buoni consigli sulla carriera.
Nessun equivalente maschile dell’ape regina
Oltre alle prove contro il mito dell’ape regina, la mera esistenza del termine è parte del problema. Se gli uomini hanno la stessa probabilità di essere competitivi con altri uomini come le donne con altre donne, allora termini di genere come ape regina sono sessisti.
In questo senso, il linguaggio è importante. Chiamare le donne Api Regine è una forma di svalutazione, di denigrazione ed emarginazione delle donne nella leadership.
In un momento in cui le aziende faticano ad affrontare il divario di genere a tutti i livelli, è essenziale sfatare miti stereotipati come la sindrome dell’ape regina.
Come ti creo lo stereotipo
Leggo un articolo che si intitola più o meno così “Donne che sul lavoro odiano le altre donne”.
Scopro, nel leggerlo, che da una ricerca svolta negli Usa solo il 23 per cento ha risposto che lavorerebbe con un capo donna. Ma l’articolo non dice se le intervistate erano solo donne, e nel caso di uomini e donne quante erano le donne intervistate? e gli ambienti di lavoro erano a prevalenza maschile o femminile?
Lo stesso articolo riporta che su un campione di 2002 persone intervistate il 18 per cento delle donne preferisce lavorare con gli uomini. Ma anche qua non sappiamo quante donne costituiscono il campione.
L’articolo risale a una decina di anni fa, ma gira ancora in rete, e molti altri se ne possono trovare. Rimane che riportano dati parziali, e che per come sono riportati creano uno pregiudizio: le donne odiano lavorare con le donne.
È arrivato il momento di parlarvi di equità e salute globale.
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Per registrarsi all’evento gratuito in presenza sull’Equità e la Salute Globale del prossimo 31 gennaio scrivere a info@immaginecitta.org
Per ulteriori informazioni: www.immaginecitta.org
Brani dell’articolo sono stati tradotti da:
The immortal – and false – myth of the workplace Queen Bee
The Conversation, 2020
di Isabel Fernández-Mateo e Sara Kaplan
‘Queen Bee syndrome’: the myth that keeps working women in their little box
The Guardian, 2015
di Viv Groskop