Il sessismo benevolo è una forma di discriminazione di genere apparentemente positiva, che esalta le donne come esseri fragili, puri o da proteggere, mantenendole in una posizione subordinata rispetto agli uomini. A differenza del sessismo ostile, che si manifesta attraverso atteggiamenti apertamente misogini o discriminatori, il sessismo benevolo è più sottile e insidioso, poiché spesso viene scambiato per galanteria o rispetto. Tuttavia, ha effetti profondi sulla società, contribuendo a rafforzare gli stereotipi di genere e limitando le opportunità delle donne.
Le Radici Storiche del Sessismo Benevolo
Il sessismo benevolo affonda le sue radici in secoli di cultura patriarcale, dove la donna è stata spesso idealizzata e protetta, ma sempre in funzione di ruoli tradizionali.
Per cultura patriarcale si intende un sistema morale che impone una struttura familiare in cui l’uomo è l’autorità indiscussa e la donna ha il ruolo di procreare e crescere i “suoi” figli.
Nell’antichità il ruolo delle donne era spesso subalterno. Aristotele riteneva che la donna fosse “biologicamente inferiore” all’uomo, pur riconoscendole un ruolo importante nella famiglia e nella riproduzione. A Roma la figura della matrona era rispettata, ma sempre sottoposta alla potestà del marito o del padre. Le donne che superavano questi limiti, come Cleopatra, venivano dipinte come manipolatrici pericolose.
Durante il Medioevo, la figura della donna si divise in due estremi:
- La Madonna, rappresentazione della purezza, della maternità e della devozione.
- La peccatrice, simbolo di tentazione e inganno.
La cavalleria esaltava la donna come un essere da proteggere, ma questa protezione implicava la sua mancanza di autonomia.
Con l’arrivo dell’Illuminismo e della Rivoluzione Industriale, il ruolo delle donne rimase confinato alla sfera domestica, nonostante l’emergere di figure femminili di rilievo.
Nell’Ottocento la donna era vista come “l’angelo del focolare”, colei che doveva garantire la stabilità della famiglia e della società. E anche quando le donne iniziarono a entrare nel mondo del lavoro, il sessismo benevolo persisteva attraverso la retorica della “donna che deve essere protetta dal duro mondo maschile”.
Oggi il sessismo benevolo non è scomparso, ma si è adattato. Si manifesta con frasi come:
“Le donne sono più emotive, per questo non sono adatte a ruoli di leadership.”
“Dietro ogni grande uomo c’è una grande donna.”
“Una donna vera sa come prendersi cura del suo uomo.”
“Non sei come le altre donne, sei speciale!”
Queste affermazioni possono sembrare complimenti, ma in realtà rinforzano gli stereotipi di genere, riducendo la donna a un ruolo definito dalla società anziché dalle sue capacità individuali.
Il sessismo benevolo ha conseguenze reali:
- Disparità lavorative: se si crede che le donne siano più adatte alla cura e meno alla leadership, è più difficile per loro ottenere ruoli di comando.
- Aspettative sociali soffocanti: le donne si sentono obbligate a incarnare ideali di dolcezza, maternità e supporto emotivo.
- Discriminazione mascherata: anche quando le donne ottengono posizioni di rilievo, spesso vengono lodate per la loro “empatia” anziché per la loro competenza.
Strategie per Contrastare il Sessismo Benevolo
Per combattere il sessismo benevolo è fondamentale riconoscere il problema e adottare strategie consapevoli.
Educazione e Sensibilizzazione
Riconoscere i bias: spesso le persone non si rendono conto di perpetuare il sessismo benevolo perché è radicato nella cultura.
Insegnare il pensiero critico: fin dalla scuola, è necessario educare alle pari opportunità e alla decostruzione degli stereotipi.
Promuovere modelli femminili diversificati: le ragazze devono poter vedere donne in ruoli di potere, scienza, sport, arte senza essere giudicate attraverso il filtro del genere.
Cambiare il Linguaggio e gli Atteggiamenti
Evitare espressioni che riducono le donne a ruoli di supporto (“Sei troppo bella per lavorare qui!”).
Valutare le donne per la loro competenza e non per il loro aspetto o carattere (“Sei molto determinata” invece di “Sei una donna forte!”).
Riconoscere che la galanteria può essere una forma di controllo, specialmente quando è unidirezionale (ad es. l’idea che un uomo debba sempre pagare il conto al ristorante).
Promuovere Politiche di Uguaglianza
Parità salariale: eliminare il gender pay gap e riconoscere il valore del lavoro femminile.
Maggiori congedi di paternità: se la cura dei figli è condivisa, si riduce la pressione sulle donne e si smonta lo stereotipo della “madre sacrificale”.
Quota rosa intelligenti: non per “favorire” le donne, ma per garantire che abbiano le stesse opportunità di partenza.
Verso una Società più Equa
Il sessismo benevolo è difficile da estirpare perché spesso si maschera da gentilezza e rispetto. Tuttavia, riconoscerlo è il primo passo per costruire una società dove uomini e donne siano considerati uguali non solo nei diritti, ma anche nelle aspettative e nei ruoli sociali.
Combattere il sessismo benevolo non significa negare la galanteria o il rispetto, ma fare in modo che questo rispetto non sia legato a stereotipi di genere.
Il sessismo ha contribuito a modellare anche le nostre città.
Le città non sono dei semplici agglomerati di edifici e strade, ma riflettono la cultura, i valori e i ruoli sociali di chi le ha progettate nel tempo. Il sessismo benevolo, con la sua idealizzazione della donna come “protetta”, “fragile” o “dedita alla famiglia”, ha influenzato profondamente l’urbanistica, la mobilità e l’accesso agli spazi pubblici. Questo ha portato alla costruzione di città che spesso non rispondono alle esigenze reali delle donne, ma le confinano in ruoli tradizionali.
In questo articolo, esploreremo come il sessismo benevolo ha modellato la città nel tempo, dagli spazi domestici alle infrastrutture, e quali soluzioni possono contribuire a costruire città più inclusive.
L’Urbanistica di Genere e il Sessismo Benevolo
Per secoli, le città sono state progettate dagli uomini e per gli uomini. L’urbanistica tradizionale ha dato priorità agli spazi dedicati al lavoro, alla politica e alla produzione, mentre la sfera domestica – storicamente associata alle donne – è stata relegata alla periferia o a spazi meno accessibili.
Il sessismo benevolo ha rafforzato questa divisione, con l’idea che le donne dovessero vivere in ambienti tranquilli, lontano dai centri produttivi e dai luoghi del potere.
Una separazione rigida tra spazi pubblici maschili (lavoro, politica, economia) e spazi privati femminili (casa, quartiere, scuola).
Esempio storico: Le città industriali dell’800 sono state progettate con quartieri dormitorio per le famiglie, destinando il centro alle fabbriche e agli uffici, accessibili soprattutto agli uomini.
La Periferizzazione della Donna
L’idea che le donne dovessero vivere in ambienti sicuri e protetti ha portato alla creazione di quartieri residenziali lontani dai centri urbani. Ma questa scelta, apparentemente “protettiva”, ha avuto effetti negativi:
- Difficoltà negli spostamenti: vivere lontano dai servizi e dai luoghi di lavoro ha limitato le opportunità professionali delle donne.
- Dipendenza dall’auto (e quindi dagli uomini): nelle città prive di trasporti efficienti, le donne sono state costrette a dipendere dai mezzi privati, spesso guidati dagli uomini della famiglia.
- Limitazioni alla vita sociale e lavorativa: quartieri “tranquilli” ma isolati hanno reso più difficile l’accesso a opportunità di networking e crescita personale.
Come Contrastare il Sessismo Benevolo nella Progettazione Urbana?
Per rendere le città più eque, è fondamentale ripensare la progettazione urbana con una prospettiva di genere.
Progettare trasporti flessibili: più corse in orari non di punta, percorsi diversificati.
Aumentare la sicurezza urbana: illuminazione intelligente, telecamere, spazi di emergenza nei trasporti pubblici.
Migliorare la distribuzione dei servizi: non solo servizi per supportarle come madri ma oggi è determinante anche creare servizi per la cura degli anziani, sempre più affidati alle donne.
Riprogettare i parchi e le piazze: spazi pubblici che incoraggino la partecipazione femminile e la socializzazione, anche e soprattutto delle donne straniere.
Promuovere la partecipazione femminile nella pianificazione urbana: compresi i processi decisionali (come politiche e tecniche).
La città del futuro deve essere accessibile, sicura e progettata per una società equa, dove la libertà di movimento, di scelta e di opportunità siano per tutte e tutti.
Di Equità e Città e Territori per il benessere e la qualità della vita ne parleremo il prossimo 21 febbraio a Europa Experience a piazza Venezia 6 in Roma.
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