Roma – Intervenuta a Buongiorno Italia, la trasmissione di approfondimento politico di Casa Radio, l’ex ministra e deputata del Partito Democratico Paola De Micheli ha espresso una serie di considerazioni critiche sul nuovo piano di spesa militare discusso nel recente summit dell’Aia, ma anche sulla strategia internazionale del governo Meloni e sulle prospettive politiche future dell’Italia e dell’Europa.
Un’intesa pericolosa: più spese militari, anche civili coinvolti
De Micheli ha aperto il suo intervento commentando l’intesa siglata dai Paesi membri della NATO all’Aia, che prevede entro il 2035 un aumento consistente degli investimenti in difesa, con la soglia minima fissata al 2% del PIL. Tuttavia, secondo l’esponente dem, il vero nodo della questione non è solo l’aumento delle spese militari, ma il possibile coinvolgimento di settori civili come le infrastrutture.
“Stiamo parlando di un piano che rischia di far gravare il peso del riarmo anche su ambiti fondamentali per lo sviluppo del Paese e il benessere dei cittadini. Non è solo un problema di armamenti, ma di efficienza e strategia. Non si può pensare di risolvere le carenze della NATO semplicemente investendo di più in armi.”
Trump e Sanchez: due approcci opposti
Ampio spazio è stato dedicato alla tensione diplomatica tra Donald Trump, ex presidente degli Stati Uniti e potenziale candidato alle prossime elezioni americane, e il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, che ha firmato l’accordo all’Aia ottenendo però una deroga che consente alla Spagna di fermarsi al 2,1% del PIL.
“La decisione di Sanchez è pragmatica, realistica. Ha saputo tutelare gli interessi del proprio Paese, ottenendo una deroga ragionevole. Anche l’Italia dovrebbe muoversi in quella direzione, con intelligenza e visione. Il Partito Democratico è contrario a questo aumento incontrollato delle spese militari, e sostiene un approccio più equilibrato, proprio come ha fatto la Spagna.”
De Micheli ha poi criticato duramente il ruolo e l’approccio di Trump nella politica internazionale:
“Trump doveva essere il presidente della pace, ma si è trasformato in quello della guerra. Questo piano di riarmo non è altro che un tentativo di rimediare a suoi errori economici e geopolitici. E usa il ricatto dei dazi per forzare gli alleati a seguire la sua linea.”
Meloni senza autonomia, governo in difficoltà
Parole molto dure anche contro l’attuale governo guidato da Giorgia Meloni, accusato di mancanza di autonomia e di sudditanza rispetto agli Stati Uniti:
“La premier ha preso impegni gravosi e difficili da sostenere, pur di mostrarsi fedele a Washington. Ma non ha né le condizioni politiche né economiche per arrivare a quegli obiettivi. Non riuscirà a mantenere l’impegno del 5% in spesa militare.”
Secondo De Micheli, le difficoltà del governo sono anche interne, a causa della presenza di forze politiche contraddittorie:
“La maggioranza è divisa. Ci sono partiti, come la Lega, che hanno posizioni filo-putiniane. È evidente che Meloni non può garantire una linea autonoma e credibile. Questo è un problema serio non solo per l’Italia, ma per la stabilità dell’Europa.”
Sguardo al futuro: il 2029 e la speranza di un nuovo centrosinistra
Guardando in prospettiva, De Micheli ha voluto lanciare un messaggio di speranza per il futuro dell’Italia e dell’Europa, in vista del 2029, anno in cui l’intesa sull’aumento delle spese militari dovrà essere nuovamente valutata da un nuovo esecutivo.
“È difficile fare previsioni su cosa accadrà tra quattro anni, ma mi auguro che in quel momento ci sia una maggioranza diversa, una guida di centrosinistra capace di restituire equilibrio, competenza e responsabilità alla politica italiana. Serve coesione nel campo largo e una vera alleanza progressista per cambiare rotta.”
L’intervento di Paola De Micheli rappresenta una chiara presa di posizione del Partito Democratico rispetto alla crescente militarizzazione del dibattito internazionale. Il suo appello a un approccio più equilibrato e a una nuova stagione politica progressista si inserisce in un momento delicato per le relazioni internazionali e per la credibilità dell’Italia nel contesto europeo.