La correttezza dell’informazione è determinante per la costruzione di una società sana, democratica, consapevole ed equa.
Viceversa quando viene a mancare questa correttezza dell’informazione dilaga una disinformazione pilotata e che ci fa leggere e percepire in modo distorto fenomeni come la denatalità, i flussi migratori, il diritto alla cittadinanza.
Ad esempio, abbiamo la percezione che la denatalità sia un fenomeno che interessi principalmente il nostro paese e qualche altro come il Giappone. Non è così.
Massimo Livi Bacci, uno dei più autorevoli demografi italiani, spesso afferma che nel mondo si sta diffondendo “una epidemiologia della bassissima riproduttività”. Il fenomeno riguarda non solo l’Italia ma anche il resto dell’Europa, la Cina, la Corea del Sud, la Thailandia e persino l’Iran.
L’Iran con un tasso al di sotto dei due figli – circa 1,7 – potremmo dire che non è più un paese per giovani. Ha subito un crollo rapidissimo superiore a quello sperimentato da qualsiasi paese nel corso della transizione demografica, compresa la Cina. Probabilmente molto si deve anche alla crescita del livello di istruzione, soprattutto femminile, all’alto livello di urbanizzazione del paese, e, da non sottovalutare, a un’apertura culturale della popolazione a dispetto dell’oppressivo regime degli Ayatollah.
Dunque, la denatalità è un fenomeno che coinvolge paesi tra loro diversissimi. Paesi capitalisti e altamente industrializzati e tecnologici come la Corea del Sud – con 0,8 figli per donna – e paesi come l’Iran. Democrazie consolidate e democrature, stati laici e teocratici, paesi a maggioranza cattolica, ma anche protestante, musulmana e di altre religioni.
Attualmente i 2/3 della popolazione mondiale vive in paesi con una riproduttività al di sotto dei due figli per donna.
Tutti i paesi che hanno tentato di incentivare la natalità hanno avuto successi limitati e comunque non duraturi. Vale per la Francia, ma anche per la Russia che ha investito sostanziosi capitali nel bonus sul “capitale materno”, ossia l’equivalente di circa 10.000 euro alla nascita di un figlio, per ottenere un aumento della natalità nei primi anni e poi rivederne il declino.
L’unico continente che vede ancora un aumento demografico è quello africano. La popolazione della sola Nigeria, nel 2060, supererà quella dell’Unione Europea e diventerà la quinta economia nel mondo per PIL. Almeno stando agli attuali dati e analisi.
Una percezione distorta la ritroviamo anche per altri fenomeni come il diritto alla cittadinanza, i flussi migratori, le politiche di incentivazioni del lavoro a dispetto della generazione. E questi fenomeni sono anche tra loro collegabili per la formulazione di una strategia di contrasto all’invecchiamento e di mantenimento di una sostenibilità demo economica
Rapidamente vediamo come si collegano.
L’Italia ha dunque sempre meno nuovi nati e residenti, e questo impatta sulla nostra capacità di generare e poi ridistribuire ricchezza.
Abbiamo un milione di bambini stranieri nati in Italia e di cui quasi 800.000 privi di cittadinanza. Sono tutti minori che quando richiederanno la cittadinanza saranno costretti a trafile lunghe, estenuanti e spesso umilianti. Non è da escludere che una parte di questi minori se avranno la possibilità decideranno di andarsene dal nostro paese anche a causa di questi ostacoli.
È a tutti noto il fenomeno dei giovani “cervelli in fuga”, un esodo che pare in costante aumento. Nel contempo abbiamo una popolazione sempre più anziana che oggettivamente è un costo non sostenibile nel lungo periodo.
Allora cosa fare? Quali strategie porre in atto per adattarsi al futuro scenario demografico e alle sue relative negative conseguenze economiche?
Occorre investire sul ritorno dei giovani italiani che sono andati all’estero e su politiche che arginino il fenomeno.
Occorre continuare a investire e a trovare nuove strategie per incentivare la natalità e a investire sempre di più sul welfare. Solo un welfare che funziona può migliorare la qualità della vita e forse questo potrebbe portare una parte dei giovani a crearsi una famiglia con più figli.
Occorre mettere in atto politiche che rivalorizzino gli anziani, che aumentano e costano molto; devono essere nuovamente produttivi – considerandone età, capacità, salute – e generare anche loro ricchezza che in parte sarà investita per migliorare la vita dei giovani e delle giovani famiglie.
Occorre abbattere ostacoli ideologici sulle pratiche di fecondazione, non sono percentualmente risolutive ma l’equità di diritti apporta sempre miglioramenti al clima sociale di un paese. E anche questo non è da sottovalutare.
Occorre facilitare e regolare i flussi migratori.
Occorre tenere presente che l’attuazione di una sola di queste politiche non è sufficiente.
Occorre, dunque, adattarsi agli inevitabili cambiamenti demografici e attuare strategie con una visione a lungo periodo e che coinvolgano fenomeni diversi, che però sono fortemente contrastate da alcune parti politiche e da parte della cittadinanza, il più delle volte a causa di una falsata percezione che la disinformazione mediatica diffonde.
Dell’importanza dell’equità nel linguaggio e la comunicazione parleremo il prossimo 20 giugno nell’evento in presenza:
Comunicare l’EQUITA’!
Europa Experience, piazza Venezia 6, Roma.
20 giugno dalle 16:00 alle 19:00.
‘donna, immagine città’ e Casa Radio saranno insieme per un evento in presenza e contemporaneamente trasmesso su Casa Radio.
Registrarsi a: info@immaginecitta.org
Il prossimo evento social di ‘donna, immagine città’, si terrà il 26 giugno su Clubhouse, app scaricabile gratuitamente sul cellullare e che funziona come una radio interattiva:
L’Agorà di Aspasia: Chi ha paura dell’Intelligenza Artificiale?
26 giugno dalle 22:00
Per informazioni: info@immaginecitta.org
Sito di ‘donna, immagine città’: https://www.immaginecitta.org