Questa puntata de L’Italia che vale è un viaggio dentro le pieghe dell’anima collettiva. Ospite con noi il Professor Marcello Viola, medico, psicoanalista di gruppo e presidente del comitato organizzatore del Premio Internazionale “Dalla Competitività alla Cooperazione”.
Siamo abituati a pensare in termini di sfida. L’altro come avversario. Il collega come rivale. Il compagno di banco come ostacolo. E invece no. Invece, dice Viola, siamo parte di un’unica grande persona. Una comunità. E il gruppo diventa lo specchio delle nostre parti interiori. Un laboratorio psichico dove non si vince, si cresce.
Durante la puntata, si parla di famiglia e scuola. Di bambini fragili e genitori assenti. Di un’educazione che ha smarrito il suo ruolo guida. Non più “no” punitivi, ma “sì” costruttivi. Non più competizione orizzontale tra individui, ma spinta verticale verso sé stessi.
Si parla di cooperazione come antidoto alla violenza, al cannibalismo aziendale, alle baby gang. Di come il risparmio, inteso come capacità di progettare il futuro, sia una forma di maturità psicologica. E di come oggi, invece, la società sia regredita a uno stadio infantile: il tutto e subito.
A un certo punto, Viola cita Freud. Una lettera a Einstein del 1932, dove lo psicoanalista dice: la guerra può essere superata se accadranno due cose. Uno: che l’altro non venga più visto come un nemico. Due: che le armi diventino così distruttive da scoraggiarne l’uso. Oggi, dice Viola, ci siamo. E la soluzione non è l’aggressività. È la cooperazione.
Una puntata che scuote, che ispira. Che lascia una domanda aperta: e se invece di combattere per arrivare primi, imparassimo a costruire insieme?