Comunicare l’Abitare 2025: ecosistema, sicurezza e sostenibilità al centro del dibattito – Prima giornata

Un’unica parola chiave ha attraversato tutta la giornata inaugurale della terza edizione di “Comunicare l’Abitare”, tenutasi il 13 ottobre 2025 all’Acquario Romano: ecosistema. Non solo come suggestione semantica, ma come manifesto programmatico di una nuova stagione del costruire, abitare e progettare. La riflessione che emerge dall’appuntamento annuale promosso da Casa Radio è netta: l’abitare non è più questione di singoli comparti tecnici, ma di un sistema complesso che intreccia ingegneria, architettura, tecnologia, sicurezza, ambiente e cultura.

È in questo quadro che la parola “ecosistema” assume un significato operativo. Non più slogan, ma architrave di un modello di sviluppo urbano e immobiliare che integra i saperi, supera le barriere disciplinari e abbatte i confini tra pubblico e privato. Nel corso dei lavori, diversi relatori hanno insistito sulla necessità di rendere strutturale questa collaborazione, trasformando la somma delle esperienze individuali in un sistema coerente. Il messaggio è che la città sostenibile non può nascere da compartimenti stagni: architetti, ingegneri, amministratori, imprese, università e cittadini devono sedersi allo stesso tavolo e condividere responsabilità e obiettivi.

Un esempio concreto di questa visione è arrivato dalle riflessioni di Marco Mari, che ha illustrato come la sostenibilità urbana non possa limitarsi a efficientare i singoli edifici, ma debba tenere insieme infrastrutture verdi e blu, gestione climatica, rete dei servizi, biodiversità e benessere diffuso. L’effetto isola di calore, l’assorbimento delle acque meteoriche, la permeabilità dei suoli e la qualità dello spazio pubblico diventano componenti essenziali di un’architettura urbana più intelligente. Una città capace di assorbire, adattarsi e rigenerarsi, invece di consumare e distruggere.

Lo stesso concetto è stato rilanciato da Nicola Massaro, che ha sottolineato come la pianificazione debba evolversi per stare al passo con il cambiamento dei comportamenti e delle strutture sociali. L’aumento delle famiglie mononucleari, l’invecchiamento della popolazione e la crescita delle esigenze di accessibilità e inclusione sono fattori che impongono di ripensare la città in termini di flessibilità e adattabilità. “Gli strumenti urbanistici tradizionali – ha osservato – non sono più in grado di governare la complessità contemporanea. Servono nuove architetture regolative, capaci di leggere e interpretare in tempo reale i mutamenti della società”.

Nel suo intervento, Massimo Cerri, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Roma, ha evidenziato come la sfida dell’abitare contemporaneo richieda un approccio sistemico e integrato. Ha parlato di transizione energetica, digitale ed ecologica come tre assi inscindibili, da affrontare con linguaggi comuni e alleanze tra professionisti, imprese, istituzioni e cittadini. Ha richiamato l’importanza della manutenzione predittiva, della sicurezza sismica e idrogeologica e della digitalizzazione come strumenti concreti per migliorare la qualità e la resilienza urbana. «Non più contrapposizione ma cooperazione – ha sottolineato –: solo così l’ingegneria e l’architettura potranno costruire insieme città più sicure, sostenibili e inclusive».

All’interno di questa cornice, l’innovazione tecnologica è emersa come asse strategico di trasformazione. L’intervento di Cristiano Noce ha reso evidente che sensori ambientali, piattaforme integrate e intelligenza artificiale non sono più accessori futuristici, ma strumenti operativi già in uso nella gestione del patrimonio immobiliare pubblico. L’esperienza di Ecosfera Servizi, con oltre 1.700 edifici gestiti, dimostra come la manutenzione predittiva, la raccolta dati in tempo reale e l’integrazione con le infrastrutture della pubblica amministrazione possano innalzare il livello di efficienza e sicurezza urbana, liberando risorse economiche e riducendo sprechi energetici.

Un’altra leva fondamentale emersa nel dibattito è la prevenzione, spesso trascurata nei processi di pianificazione urbana e di gestione del patrimonio edilizio. Carlo Zaffina, Architetto, Consigliere e Tesoriere dell’Ordine degli Architetti di Roma, ha ricordato che interventi minimi, se realizzati con tempestività, possono evitare danni enormi in caso di eventi sismici o idrogeologici. In un Paese che storicamente investe dopo le emergenze anziché prima, l’appello a costruire politiche di prevenzione strutturali si è fatto particolarmente forte. Incentivi fiscali mirati, procedure autorizzative più snelle e una cultura della manutenzione diffusa potrebbero cambiare radicalmente il modo in cui il Paese affronta le proprie fragilità.

Nel corso della giornata è intervenuto anche Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, che ha riportato l’attenzione sul nodo cruciale del rapporto tra proprietà immobiliare, politiche pubbliche e sviluppo urbano. Spaziani Testa ha sottolineato come la rigenerazione delle città e la transizione verso modelli abitativi sostenibili non possano prescindere dal coinvolgimento pieno e responsabile dei proprietari immobiliari, veri attori strutturali del mercato. Ha richiamato l’urgenza di una strategia nazionale capace di accompagnare famiglie e imprese con incentivi stabili, regole certe e una fiscalità coerente, evitando interventi frammentari o emergenziali. «Senza la fiducia dei proprietari – ha osservato – la riqualificazione urbana rimane sulla carta. Servono strumenti di lungo periodo che premino chi investe in efficienza, sicurezza e sostenibilità». Un richiamo netto a costruire politiche abitative non ideologiche ma strutturali, capaci di trasformare il patrimonio immobiliare esistente in un motore reale di modernizzazione delle città.

La questione economica è rimasta sullo sfondo ma ha attraversato implicitamente ogni intervento. Dalla formazione all’accesso al credito, dagli incentivi pubblici alla capacità di rendere conveniente l’investimento nella sostenibilità, il tema della sostenibilità finanziaria è risultato trasversale. Lo ha esplicitato con chiarezza Giulia Orsolini, sottolineando come la sostenibilità ambientale, per tradursi in realtà, debba poggiare su modelli economici accessibili alle famiglie e alle imprese. Perché una casa green non deve essere un privilegio, ma uno standard raggiungibile.

Su questo punto si innesta un altro asse portante della discussione: la comunicazione. Se il 51% degli intervistati nel sondaggio Casa Radio continua a informarsi attraverso fonti istituzionali, significa che l’ecosistema dei media di settore ha ancora spazi importanti da occupare. L’invito implicito agli operatori dell’informazione specializzata è quello di diventare veicolo di cultura abitativa, superando la frammentazione e costruendo narrazioni chiare, accessibili, capaci di spiegare la complessità senza banalizzarla. In questo senso Casa Radio si è posta come piattaforma di raccordo tra professioni, cittadini e imprese, assumendo un ruolo non solo giornalistico ma di servizio pubblico.

Nelle parole di Paolo Leccese, il summit non è solo un appuntamento annuale, ma il cuore di un progetto che si rinnova costantemente e cresce di anno in anno. Non a caso, l’edizione 2026 è già in costruzione. L’obiettivo è consolidare l’ecosistema emerso da questa edizione, ampliare la partecipazione e rafforzare la dimensione progettuale. Roma, per storia e per struttura, si presta ad essere un laboratorio naturale di politiche urbane avanzate.

Il summit ha anche dimostrato come cultura e architettura siano intrecciate a doppio filo. L’apertura della mostra fotografica “Lo sguardo dell’architetto” di Marinetta Saglio Zaccaria, con i suoi ritratti intensi, ha ricordato che dietro ogni progetto, ogni edificio e ogni città, c’è uno sguardo, un’interpretazione, un’idea. Costruire l’abitare significa prima di tutto guardare e immaginare. È un atto culturale prima ancora che tecnico.

Durante la giornata ampio spazio è stato dedicato anche ai Tell Inhabit Awards, il riconoscimento promosso da Casa Radio per valorizzare le migliori esperienze e progettualità nel campo dell’abitare contemporaneo. Gli Awards rappresentano ormai un momento centrale del summit, nato per premiare idee, modelli, iniziative e innovazioni capaci di generare valore reale per la filiera: architetti, ingegneri, imprese, enti pubblici, startup e comunicatori. La cerimonia di consegna ha voluto dare visibilità a chi, con visione e concretezza, ha saputo interpretare i temi chiave di questa edizione: ecosistema, sostenibilità, innovazione e sicurezza. Non semplici riconoscimenti formali, ma premi pensati per costruire reti, stimolare collaborazioni e diffondere buone pratiche replicabili.

Come sottolineato da Paolo Leccese, direttore editoriale di Casa Radio, “gli Awards non sono una vetrina, ma uno strumento per mettere in relazione chi costruisce futuro”. Una dimensione che consolida Comunicare l’Abitare come piattaforma di connessione tra eccellenze e progettualità concrete, in una prospettiva che guarda già all’edizione 2026.

La giornata inaugurale si è chiusa tra applausi e riflessioni. Non si è trattato di un evento autocelebrativo, ma di un momento di sintesi e rilancio. Il percorso di Casa Radio, iniziato quattro anni fa, si consolida come un’infrastruttura editoriale e culturale capace di connettere mondi diversi e generare visione. La parola “ecosistema” è stata la chiave di volta di questa edizione, ma dietro c’è una strategia chiara: costruire un linguaggio comune, unire competenze, produrre conoscenza condivisa e trasformarla in azione concreta.

L’edizione 2026, già annunciata per il prossimo ottobre, nasce dunque su fondamenta solide: cooperazione tra ordini professionali, centralità della sostenibilità, innovazione tecnologica, prevenzione, cultura della manutenzione e una comunicazione di settore più matura. In un Paese dove l’abitare è un tema strutturale e non contingente, questo appuntamento annuale sta diventando uno snodo strategico per la definizione di politiche urbane e modelli abitativi di nuova generazione.

Se l’edizione 2025 ha posto l’accento sull’ecosistema, la prossima potrebbe segnare l’avvio di una vera e propria stagione di costruzione condivisa del futuro urbano. Non una dichiarazione d’intenti, ma una tabella di marcia per chi progetta, amministra, investe e comunica. In altre parole, per chi abita.

In primo piano

Collabora con noi

Promuovi il tuo business con noi!

Siamo proiettati al 100% verso il nostro pubblico che, ci segue e si fida per la nostra straordinaria capacità di scegliere i migliori partners sul mercato.

  • Seleziona categoria

  • Seleziona l'autore