L’ambiente in cui viviamo ci parla. E spesso, quando smette di farlo, iniziamo a perderci.
È difficile riassumere una puntata come quella con il professor Enrico Perilli, docente, psicologo e autore del libro Il perturbante nell’espansione urbana (Magi Edizioni). È difficile perché si è parlato di città, certo, ma anche di dolore, di paure, di violenza e di quel senso di spaesamento che proviamo quando lo spazio intorno a noi smette di rispecchiarci. Quando diventa altro da noi.
Con Angelica Bianco, abbiamo iniziato la puntata con una domanda semplice: cosa succede quando il familiare diventa inquietante? Da lì, il professor Perilli ci ha portato nel cuore della sua riflessione, spiegandoci cosa significa davvero “perturbante”, quel termine che Freud usa per indicare l’ambiguità tra ciò che ci è noto e ciò che, all’improvviso, diventa estraneo, minaccioso.
Così, un bosco può trasformarsi da rifugio a incubo.
Una casa, da nido a prigione.
Un quartiere, da sogno collettivo a incubo sociale.
Abbiamo parlato di Corviale e di Scampia. Due utopie fallite, nate per rispondere al bisogno di casa e comunità, trasformatesi, per incuria, assenza di servizi, mancanza di visione, in simboli di disagio e abbandono. Ma il punto è che il perturbante non abita solo in periferia. Anche i centri storici, sottoposti a una gentrificazione feroce, perdono anima. I luoghi diventano semplici spazi. Belle facciate, senza più vita quotidiana.
Una riflessione intensa, che ci ha portato a parlare anche di violenza di genere, del rapporto tra architettura e psicologia, del ruolo dell’urbanista e dello psicologo urbano, ma soprattutto del concetto di cura. Perilli insiste: il degrado non è altro che mancanza di cura. E la cura, oggi, è il vero atto rivoluzionario.
Angelica ha lanciato il tema della violenza sulle donne, partendo dalla giornata internazionale appena trascorsa. Perilli ha tracciato un filo rosso che lega l’urbanistica alla psiche, la subcultura patriarcale al bisogno di possesso e controllo, la mancanza di spazi relazionali al crescere di isolamento e disagio.
Poi è arrivata la domanda più scomoda: cosa è successo davvero a Palmoli, nel chietino, dove una famiglia è stata privata dei figli? Qui Perilli è stato netto. Servono meno polemiche, più fatti, più verità. E più rispetto per la complessità dei temi educativi, comunitari e giuridici.
Perilli ci ha lasciato con un’immagine potente:
Questa puntata è stata un viaggio. Denso. Spigoloso. Come le città che abitiamo ogni giorno. “Se lo spazio intorno a noi perde identità, perdiamo anche noi un pezzo della nostra”.
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