Abitare il Domani chiude con la Medicina Ambientale: la salubrità degli spazi abitati al centro del dibattito

Quattro appuntamenti, centinaia di professionisti coinvolti, decine di relatori provenienti dal mondo accademico, associativo e imprenditoriale: “Abitare il Domani” si è confermato come uno dei percorsi più innovativi nel panorama del dibattito italiano sull’abitare. Non una semplice rassegna, ma un vero laboratorio itinerante di idee, capace di affrontare temi complessi come sostenibilità, energia, intelligenza artificiale e salubrità indoor con un approccio integrato.

Il ciclo, partito a giugno, si è snodato tra Roma e sedi istituzionali di rilievo, raccogliendo progressivamente consenso e partecipazione. La scelta di concludere con un tema come la Medicina Ambientale ha rappresentato il punto più alto del percorso: perché se la sostenibilità ambientale e le nuove tecnologie sono pilastri del futuro, è sul benessere delle persone che si misura la vera efficacia delle trasformazioni urbane. Il quarto e ultimo evento si è svolto il 12 settembre a Palazzo Taverna, sede della University of Arkansas Rome Center, una cornice di prestigio che ha dato ulteriore valore al confronto.

L’Ordine degli Ingegneri di Roma ha riconosciuto 4 crediti formativi professionali (CFP) ai partecipanti, a conferma della rilevanza tecnica e scientifica del programma. Non un dettaglio formale, ma un segnale concreto della volontà di fare rete tra competenze, aggiornamento professionale e innovazione.

Il cuore della giornata è stato dedicato a un tema tanto attuale quanto spesso sottovalutato: la qualità dell’aria indoor e la salubrità degli spazi abitati.

Negli ultimi anni la consapevolezza su questo fronte è cresciuta, spinta sia dalle conseguenze della pandemia sia dai dati scientifici che dimostrano come trascorriamo oltre il 90% del nostro tempo in ambienti chiusi. La Medicina Ambientale, disciplina che mette in relazione l’ambiente costruito con la salute delle persone, è oggi chiamata a diventare un punto fermo nella progettazione e nella gestione degli edifici.

Durante gli interventi sono emersi tre punti cardine:

  1. La salubrità come requisito primario: non un optional, ma un diritto legato al benessere quotidiano e alla prevenzione di malattie respiratorie e cardiovascolari.

  2. La certificazione della qualità ambientale come strumento di garanzia e valorizzazione anche immobiliare, utile non solo agli utenti finali ma anche al mercato.

  3. Il ruolo delle nuove tecnologie e dei materiali innovativi, capaci di migliorare l’igiene delle superfici, ridurre contaminazioni e rendere gli edifici più resilienti.

Tra gli ospiti, esperti e professionisti hanno portato contributi concreti.

  • Damiano Sanelli ha illustrato come la certificazione di salubrità possa diventare un valore aggiunto nelle compravendite immobiliari, oltre che un’opportunità per i tecnici di specializzarsi in una nuova figura professionale.

  • Gianni Terenzi, architetto e divulgatore, ha posto l’accento sull’innovazione legata alle superfici e ai materiali, evidenziando come la ricerca possa ridurre i rischi di contaminazione ambientale e migliorare la qualità dell’aria indoor.

  • Rosaria Ippolito, architetto PhD,  ha posto l’attenzione sul tema del radon, gas radioattivo naturale spesso presente negli edifici, sottolineando l’importanza del monitoraggio costante e di strategie di prevenzione integrate nella progettazione e nella gestione degli spazi abitativi.

  • Claudia Barina, avvocato esperta di diritto immobiliare,  nel suo intervento, ha evidenziato come la trascuratezza della salubrità indoor possa dar luogo a vizi occulti con conseguenze giuridiche rilevanti, sottolineando la necessità di integrare controlli e verifiche specifiche già nelle fasi di compravendita immobiliare.

  • Marco Mari, consulente strategico nei temi dello sviluppo sostenibile, ha sottolineato come sostenibilità e salubrità siano due facce della stessa medaglia: non può esistere un edificio realmente sostenibile se non garantisce condizioni di benessere e salute a chi lo abita, integrando innovazione tecnologica e qualità ambientale.

Uno dei tratti distintivi dell’evento è stato il legame costante tra il dato tecnico e la dimensione sociale. Parlare di salubrità significa affrontare non solo parametri misurabili, ma anche questioni di equità e diritto alla salute.

Quartieri periferici, edilizia pubblica e abitazioni di vecchia costruzione sono spesso i luoghi in cui si annidano le maggiori criticità: muffe, umidità, scarsa ventilazione. Situazioni che colpiscono soprattutto le fasce più fragili della popolazione. La Medicina Ambientale, in questo senso, diventa anche strumento di giustizia sociale: un approccio che Casa Radio ha voluto fortemente portare al centro del dibattito.

Fondamentale il contributo degli ordini professionali e delle associazioni di categoria, che hanno sottolineato la necessità di una formazione continua e multidisciplinare.

Gli ingegneri e gli architetti, oggi, non possono limitarsi a competenze strettamente tecniche: serve un approccio che integri medicina, biologia, fisica ambientale e scienze sociali. Solo così sarà possibile progettare e realizzare edifici davvero a misura d’uomo.

Il successo di “Abitare il Domani” non è stato soltanto nei numeri, ma nel metodo partecipativo. Ogni tappa ha visto il coinvolgimento diretto di professionisti, aziende partner e istituzioni, in un dialogo aperto che ha permesso di contaminare le idee e di costruire una visione condivisa. La chiusura del ciclo non rappresenta un punto d’arrivo, ma un nuovo inizio. Casa Radio e i partner del progetto hanno già annunciato che i contenuti raccolti confluiranno in una piattaforma di approfondimento e in nuove iniziative editoriali e formative.

In particolare, la prospettiva è quella di portare i temi affrontati in “Abitare il Domani” dentro il calendario di eventi nazionali e internazionali dedicati all’edilizia, all’innovazione e alla sostenibilità, rafforzando la dimensione multicanale: radio, podcast, articoli, eventi live.

«Con questo ultimo appuntamento – ha dichiarato Paolo Leccese, direttore editoriale di Casa Radio – abbiamo voluto ribadire un concetto fondamentale: la sostenibilità non è solo una questione di efficienza energetica o di risparmio economico, ma riguarda prima di tutto la salute delle persone. È qui che si gioca la vera sfida dell’abitare contemporaneo. La Medicina Ambientale non può restare un tema di nicchia, deve diventare un pilastro della progettazione e della gestione degli spazi che viviamo ogni giorno».

Un bilancio positivo

Oltre 300 partecipanti complessivi, tra ingegneri, architetti, imprenditori, accademici e rappresentanti delle istituzioni, hanno seguito il percorso “Abitare il Domani”. Un segnale forte della necessità di momenti di confronto che sappiano unire rigore tecnico e visione culturale. Il ciclo si chiude dunque con un bilancio positivo: un nuovo spazio di riflessione è nato, capace di alimentare una comunità di professionisti e cittadini attorno al tema cruciale dell’abitare.

“Abitare il Domani” ha dimostrato che il futuro della casa e della città non si costruisce solo con cemento e tecnologia, ma con conoscenza, consapevolezza e responsabilità condivisa. La Medicina Ambientale, protagonista dell’ultimo incontro, ha offerto uno sguardo prospettico che lega salute, architettura e società. È da qui che parte la sfida per i prossimi anni: trasformare le buone pratiche in politiche strutturali, diffondere una cultura della salubrità ambientale e garantire che ogni cittadino, indipendentemente dal contesto in cui vive, possa abitare spazi sicuri, sani e sostenibili.

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