L’isola, famosa per le sue bellezze naturali e la sua cultura millenaria, è diventata il centro di una discussione accesa riguardo l’installazione di numerosi impianti eolici, sia sulla terraferma che offshore.
Questa trasformazione del paesaggio, apparentemente giustificata dall’esigenza di una transizione energetica verso le rinnovabili, ha sollevato importanti interrogativi tra chi difende la salvaguardia ambientale e chi sostiene la necessità di nuove fonti di energia.
Un’introduzione al problema: La Sardegna e il futuro energetico
Paolo Leccese ha introdotto il tema con queste parole: “La Sardegna è una terra che quando ci vai, te ne innamori. Scopri delle cose meravigliose che riguardano non solo il mare, ma la sua storia, le tradizioni, l’aria buona.” Un’introduzione che non è solo un tributo alla terra, ma un preambolo a una questione più seria: “Tutto ciò che noi amiamo della Sardegna potrebbe essere compromesso. Nella mia vacanza, ho scoperto, grazie a tanti persone del posto, che questa speculazione energetica sta attaccando quell’intangibile, unico e solido legame tra i sardi ed il loro territorio”.
Queste pale, alte anche più di 200 metri, stanno modificando il paesaggio in modo radicale, nonostante la transizione energetica sia una priorità per l’Italia, il modo in cui viene realizzata sembra ignorare le peculiarità territoriali della Sardegna.
Il ruolo della speculazione energetica
Paolo Leccese ha sottolineato il paradosso della situazione: “Ma la Sardegna ha davvero bisogno di tutta questa energia? La risposta è no. La Sardegna produce già dieci volte il fabbisogno energetico che richiede per se stessa.” Un’affermazione che porta a domandarsi: perché allora così tanti impianti? La risposta, come spesso accade, risiede nella speculazione economica. “Questa energia, che dovrebbe essere destinata all’Italia, siamo sicuri che vada davvero a beneficio del paese? O finisce nelle mani delle multinazionali che controllano il settore?”, ha aggiunto Cioffarelli.
Paolo Leccese ha ripreso il tema con toni ancora più critici: “Ci troviamo di fronte a una speculazione su larga scala. La Sardegna, con i suoi paesaggi incontaminati, viene sacrificata per soddisfare l’interesse economico di pochi. È una vera e propria invasione.”
Un Degrado del Paesaggio e della Cultura Locale
Un altro aspetto affrontato durante la puntata riguarda l’impatto paesaggistico di queste installazioni. “Immaginate di trovarvi sulla spiaggia al tramonto, con la vista sul mare, e vedere in lontananza decine di pale eoliche che ruotano”, ha descritto Leccese.
La preoccupazione non è solo estetica: “Non è solo una questione di bellezza del paesaggio”, ha precisato Cioffarelli. “C’è anche un impatto sulla fauna locale, sugli uccelli che rischiano di essere feriti dalle pale, e il rumore costante che queste turbine producono, influenzando la qualità della vita.”
Cioffarelli ha poi richiamato l’attenzione su un fatto sconcertante: “La cosa assurda è che, nonostante la Sardegna produca tutta questa energia, i sardi finiscono per pagarla di più rispetto ad altre regioni. È un paradosso incredibile: loro danno il loro territorio, ma l’energia viene venduta a prezzi più bassi all’estero.”
Le resistenze locali e la politica nazionale
La puntata ha messo in luce anche la dimensione politica della vicenda. Durante il governo Draghi, tra il 2021 e il 2022, sono state bypassate molte delle normali procedure di autorizzazione locale, imponendo dall’alto la costruzione di impianti eolici. Leccese ha spiegato: “Il governo Draghi ha usato strumenti normativi straordinari per superare le resistenze locali, tra cui ricorsi alla Corte Costituzionale, pur di far avanzare questi progetti.”
Questa forzatura ha causato un profondo malcontento tra i sardi, che si vedono costretti a subire decisioni prese altrove. In proposito, Leccese ha citato le parole di Vittorio Sgarbi, che si era espresso duramente contro l’installazione delle pale eoliche in Sardegna: “Sgarbi ha parlato di un ‘delitto contro la bellezza’, e ha invitato i sardi a ribellarsi contro questo sopruso.”
Una transizione energetica a spese della Sardegna
La puntata ha messo in evidenza anche un altro tema centrale: la transizione energetica, pur essendo necessaria, non deve avvenire a scapito di comunità locali e paesaggi unici. “Il problema non sono le rinnovabili”, ha sottolineato Cioffarelli. “Il problema è come vengono realizzate. In Sardegna, non si tratta di una vera transizione ecologica, ma di una speculazione travestita da progresso.”
Leccese ha poi aggiunto una riflessione sul controllo del mercato dell’energia: “Siamo governati da poche grandi aziende che hanno il controllo del settore energetico. Quello che sta succedendo in Sardegna è solo un esempio di come il potere economico possa influenzare le scelte politiche e territoriali.”
Un grido di allarme dalla Sardegna
Per fornire una prospettiva diretta dal territorio, è stato riportato l’intervento di un attivista sardo, membro del comitato “Su Entu Nostu“, che ha denunciato le difficoltà delle piccole comunità nel resistere all’avanzata delle multinazionali. “Non siamo contro le pale eoliche”, ha detto l’attivista. “Siamo contro la speculazione energetica. Le pale devono avere un impatto positivo sul territorio, non distruggerlo”, ha poi concluso: “La speculazione non si ferma davanti a niente. Le grandi città sarde, come Cagliari e Sassari, sono ancora fuori dalla portata delle pale eoliche, ma le comunità rurali stanno subendo tutto il peso di questa invasione. È una battaglia che va combattuta insieme.”
Un appello alla riflessione
La puntata si è chiusa con un appello a una maggiore consapevolezza. “Non possiamo ignorare quello che sta accadendo”, ha affermato Leccese. “La Sardegna è un patrimonio dell’umanità. Le sue bellezze naturali e storiche non devono essere sacrificate per un profitto a breve termine.”
Cioffarelli ha concluso con una nota di speranza, ricordando che ci sono alternative. “Non esistono solo le pale eoliche. Esistono altre forme di energia rinnovabile che possono essere sviluppate senza compromettere il paesaggio. Dobbiamo cercare soluzioni che rispettino l’ambiente e le comunità locali.”