Cervello e intestino. Apparentemente lontani, ma legati da fili invisibili che parlano la lingua della scienza. Oggi, con il Professor Fabrizio Michetti, neuroscienziato di fama internazionale, abbiamo fatto un viaggio nel cuore della materia grigia, ma anche in tutto quello che le gira intorno: emozioni, salute, alimentazione, mente.
Michetti è un’autorità. Lo è per curriculum, esperienza, ma soprattutto per la chiarezza con cui riesce a parlare di temi complessi. E quando ti racconta della proteina S100B, capisci subito che non si tratta solo di una sigla. È un pezzo della nostra storia biologica, un biomarcatore potente e misterioso, che cambia faccia a seconda delle dosi. Come Dr. Jekyll e Mr. Hyde.
A basse concentrazioni fa bene. Nutre il sistema nervoso. È presente nel latte materno, nelle mele, nella frutta secca. Ma se i livelli salgono troppo, partecipa ai processi infiammatori e patologici. Soprattutto nel cervello.
Questa proteina, dice Michetti, è in grado di modificare l’equilibrio del nostro microbiota intestinale. Ed è lì che inizia un dialogo silenzioso tra pancia e cervello. Una connessione scientifica sempre più studiata, che apre scenari importanti per la medicina del futuro. E sì, perché il microbiota, che va tanto di moda oggi, potrebbe diventare uno dei grandi protagonisti della salute mentale e neurologica.
Abbiamo parlato di Alzheimer, Parkinson, sclerosi multipla. Patologie complesse, che oggi non hanno cura definitiva. Ma se il dosaggio dell’S100B diventasse routine? Se esistessero farmaci in grado di modularne l’azione? Se riuscissimo a creare integratori, o magari una dieta mirata per potenziare gli effetti positivi di questa molecola?
Oggi siamo ancora in fase sperimentale. Ma la strada è tracciata. In alcuni Paesi scandinavi, per esempio, il dosaggio di S100B in caso di trauma cranico è già previsto nelle linee guida. È un inizio.
Poi si è parlato anche di etica, di scienza applicata, di futuro. Michetti non ha dubbi: il cervello è il luogo dove nascono pensieri ed emozioni. Ma dimostrarlo scientificamente resta una delle grandi sfide della medicina moderna.
E da dove nasce questa passione per il cervello? Ce lo racconta con un sorriso: “Alla commissione d’ammissione a medicina dissi che l’uomo è il mio oggetto di studio, ma non volevo rinunciare al metodo scientifico. La medicina mi sembrava il compromesso perfetto”. È passato un po’ di tempo, e oggi possiamo dire che quella scelta ha dato i suoi frutti.
Un’ora intensa. Piena di domande, di scoperte, e di quel tipo di curiosità che ti fa uscire dalla puntata con un pensiero in più.