Quando il palco innova: storia di Fabio Gravina.

teatro

Ancora una volta durante il salotto del coach parleremo di teatro.

Martedì 25 novembre, alle ore 10:15 in diretta, all’interno di Il Salotto del Coach su Casa Radio, l’attore e regista, autore teatrale e televisivo Fabio Gravina. Una chiacchierata  che esplorerà il suo percorso umano e professionale, le radici nel teatro napoletano, la svolta verso il teatro classico, fino all’impegno nell’innovazione scenica. Il programma sarà disponibile anche come podcast nella programmazione ufficiale della radio. casaradio.it

Fabio sarà al Teatro Prati di Roma con lo spettacolo  “Ma c’è Papà”, grande successo firmato Peppino e Titina De Filippo. Una commedia corale nel nuovo adattamento di Fabio Gravina, fino all’ 11 gennaio 2026

Napoli e il teatro

Un legame indissolubile, le cui origini risalgono al settecento. La commedia dell’arte nasce tra la gente, in strada, ma la sua espressione più alta si deve moltissimo al genio dei tre fratelli Eduardo, Peppino, Titina De Filippo. Ambasciatori della napoletanità nel mondo i De Filippo saranno meritatamente ricordati grazie all’attore e regista Fabio Gravina, profondo appassionato della cultura partenopea, che al Teatro Prati porterà in scena “Ma c’è Papà”, un grande successo basato su equivoci, ritmi incalzanti e tragicomici personaggi che ruotano attorno alle vicissitudini familiari degli anni ’30, quando il valore delle relazioni era decisamente più poetico.

Il cambiamento che fa crescere

Durante la puntata abbiamo scoperto che Fabio ha avuto almeno 2 momenti importanti di cambiamento nella sua vita, il primo a 29 quando già marito e padre di un bambino decise di lasciare il lavoro sicuro per iniziare l’avventura a teatro a tempo pieno, una scelta azzeccata!

ll secondo momento di cambiamento, dopo 20 anni di teatro portando in scena il teatro classico napoleano, decide di cambiare cominciando a portare altri autori e iniziando anche a scivere spettacoli propri, anche in questo caso con grande successo di pubblico, nel mezzo l’avventura del teatro Prati di Roma diventata la “casa” di Fabio e contemporaneamente l’impresa.

La puntata stimola una domanda che ritengo davvero cruciale: come possiamo far sì che i giovani tornino a sedersi tra le poltrone del teatro, o a calcare i palchi, quando l’offerta culturale digitale è onnipresente e spesso più comoda?

Ecco alcune riflessioni:

  • Contenuto rilevante: il teatro non può rimanere un’esperienza “vecchia scuola” se vuole parlare ai giovani. Come ha fatto Fabio, combinando opere classiche con temi contemporanei e linguaggi innovativi, è necessario progettare spettacoli che rispecchino questioni, linguaggi e codici della generazione oggi.

  • Esperienza immersiva: il teatro ha un vantaggio che lo streaming non potrà mai davvero replicare: la presenza, l’interazione, l’essere fisicamente in uno spazio condiviso. Sfruttarla significa creare momenti “instagrammabili”, ma anche di comunità, di scoperta, di emozione.

  • Accessibilità e comunicazione: bisogna “parlare” ai giovani dove stanno: social, video brevi, backstage, storie dietro le quinte. Come nell’intervista si è accennato al bisogno di promuovere il teatro sui social: è un passaggio strategico per abbattere la barriera percepita tra “teatro” e “giovani”.

  • Coinvolgimento attivo: non solo spettatori, ma partecipanti. Workshop, prove aperte, incontri con gli artisti, format che siano “esperienza” e non solo “spettacolo”. In questo modo il giovane non è solo invitato, è protagonista.

  • Prezzo & modalità flessibili: biglietti accessibili, abbonamenti giovani, sconti last minute, formule “porta un amico”. Oggi l’esperienza deve adattarsi ai ritmi e ai budget delle nuove generazioni.

  • Valore aggiunto culturale e sociale: il teatro come spazio di incontro, di riflessione, di comunità. Un suggerimento: offrire pacchetti che includano aperitivo, talk post-spettacolo, momenti di confronto: fa sì che la serata sia più che vedere uno spettacolo, diventi “evento”.

Portare i giovani a teatro significa “riprogettare” il teatro come luogo dinamico, inclusivo, contemporaneo. Come suggerito dall’intervista con Fabio, non basta mantenere il repertorio classico: bisogna farlo vibrare, farlo dialogare con il mondo attuale e con i linguaggi dei più giovani.

Ascolta ora il Podcast:

IL SALOTTO DEL COACH
Puntata del 25/11/25
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