L’elezione del nuovo Pontefice, una scelta che conferma la linea di Papa Francesco: missionarietà, sinodalità e pace al centro del nuovo pontificato.
In un momento carico di attesa e di speranza per milioni di fedeli in tutto il mondo, l’elezione del nuovo Pontefice rappresenta non soltanto un passaggio istituzionale all’interno della Chiesa cattolica, ma un atto dal profondo valore simbolico e spirituale. A commentare il significato di questa scelta è stato Monsignor Vincenzo Paglia, figura di rilievo nel panorama ecclesiale italiano e Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, intervenuto nel programma Buongiorno Italia su Casa Radio, ospite del Direttore Giovanni Lacagnina.
Monsignor Paglia ha voluto offrire una riflessione densa di contenuti teologici, pastorali e geopolitici, leggendo l’elezione del nuovo Papa come un chiaro segnale di continuità rispetto al pontificato di Papa Francesco. “Il significato più profondo di questa elezione — ha spiegato — è che la Chiesa ha scelto di proseguire con decisione lungo il sentiero tracciato da Papa Francesco: un sentiero missionario, radicato in una visione evangelica centrata sulla prossimità, sull’accoglienza e sulla costruzione della pace”.
La provenienza latinoamericana del nuovo Pontefice non è casuale. Al contrario, rappresenta per Monsignor Paglia un richiamo diretto all’esperienza ecclesiale di Papa Francesco: un’esperienza che nasce nelle periferie, che si nutre della sofferenza dei popoli e che si fa carico delle fragilità umane e sociali. “È una scelta forte, netta e inequivocabile, anche per l’immediatezza con cui è stata presa”, ha osservato Paglia. “Indica che non ci sarà una battuta d’arresto, ma una prosecuzione coerente di una Chiesa che si inginocchia davanti ai poveri, e che non ha paura di sporcarsi le mani per la pace nel mondo”.
Tra i passaggi più significativi dell’intervento, Monsignor Paglia ha insistito sull’importanza della parola “pace”, richiamando la figura storica di Papa Leone XIII, il grande Pontefice della dottrina sociale della Chiesa. “In questo tempo lacerato da guerre, tensioni e diseguaglianze, la pace non può essere solo un’aspirazione spirituale — ha dichiarato — ma deve diventare un’azione concreta, quotidiana, diplomatica e sociale. È un orizzonte pastorale che interpella l’intera comunità cristiana e non solo”.
Il nuovo Pontefice, secondo Paglia, sarà dunque chiamato a guidare la Chiesa su due binari fondamentali: la sinodalità e la pace. “Sinodalità — ha spiegato — significa camminare insieme: vescovi, sacerdoti, laici, donne e uomini, popolo di Dio. Non è un concetto astratto, ma la condizione essenziale per una Chiesa che ascolta, discerne e si lascia guidare dallo Spirito. E l’altro binario, la pace, è la missione che il mondo oggi più che mai chiede alla Chiesa di assumere con determinazione”.
Nel corso dell’intervista, Paglia ha anche rivelato alcuni retroscena sul Conclave, citando il nome del cardinale Robert Prevost tra i papabili. “Il suo nome era presente tra quelli più accreditati — ha detto —, e questo dimostra che il desiderio condiviso all’interno del Collegio cardinalizio era quello di individuare un Papa profondamente radicato nella vita concreta delle persone, soprattutto dei più poveri. Non un Pontefice astratto o lontano, ma un uomo di fede che sappia toccare le piaghe dell’umanità”.
Non è mancato un riferimento all’impegno diplomatico che, storicamente, ha visto la Santa Sede protagonista nei processi di mediazione internazionale. Paglia ha richiamato l’insegnamento di Papa Leone XIII non solo come guida spirituale, ma anche come abile costruttore di relazioni e portavoce della giustizia tra i popoli. “L’eredità di Leone XIII — ha ricordato — ci insegna che la diplomazia vaticana non è mai fine a se stessa, ma è sempre uno strumento per l’affermazione della dignità umana, per la tutela dei più deboli, per la ricerca instancabile della pace. In un’epoca in cui i conflitti armati, la povertà estrema e le migrazioni forzate minacciano la stabilità del mondo, la voce del Papa deve farsi sentire con chiarezza e fermezza”.
Concludendo il suo intervento, Monsignor Paglia ha sottolineato il ruolo centrale che il nuovo Papa dovrà assumere nel panorama globale: “Sarà chiamato a essere un costruttore di ponti, un uomo del dialogo, un pastore vicino al popolo. In lui vedo la continuità con Francesco, ma anche la possibilità di uno sviluppo ancora più profondo di un magistero che pone la persona umana — ogni persona, senza eccezioni — al centro della vita della Chiesa. La pace non è solo un fine, ma il metodo con cui dobbiamo vivere e annunciare il Vangelo”.