Michele Franzese: visione e nuove sfide per Rome Future Week 2025

Michele Franzese | ROME FUTURE WEEK

Il futuro non è una destinazione, ma un processo collettivo. E se c’è una città che può guidarlo, è Roma. Con queste parole Michele Franzese racconta la visione alla base della Rome Future Week, il grande evento diffuso sull’innovazione che ha fondato e che oggi coordina come mente curatoriale e strategica. Docente universitario, imprenditore della comunicazione, e attualmente Chief Marketing Officer del Gruppo SCAI, Franzese si muove con disinvoltura tra il mondo accademico e quello dell’impresa, con uno sguardo sempre attento alle dinamiche sociali e culturali della trasformazione digitale.

Durante una lunga intervista ai microfoni di Casa Radio, emerge con chiarezza come Rome Future Week non sia semplicemente un evento, ma un modello, una visione, un sistema di sistemi che punta a trasformare Roma, città che incarna il passato, in capitale del futuro.

«Roma è già, in potenza, una delle città più innovative d’Europa», spiega Franzese. «Conta più di 200.000 studenti universitari, decine di centri di ricerca, startup, enti culturali. Il problema non è l’assenza di innovazione, ma la sua frammentazione. Rome Future Week nasce per unire i puntini, creare connessioni e attivare processi».

E il successo delle precedenti edizioni e le ambizioni dell’edizione di settembre lo dimostrano: ci aspettiamo infatti  oltre 250 location coinvolte, centinaia di eventi e talk, il patrocinio del Parlamento Europeo, di Roma Capitale e di quattro Ministeri. Un risultato che va oltre le aspettative e che testimonia la crescente attenzione delle istituzioni verso format che sappiano coniugare innovazione e inclusività.

L’edizione 2025, in programma dal 15 al 21 settembre, avrà come tema “Mutazioni”. Una parola chiave che richiama non solo l’evoluzione tecnologica, ma anche il mutamento culturale, sociale e ambientale. Una mutazione che riguarda le città, i linguaggi, le relazioni, i modelli economici e gli stili di vita

Una delle grandi intuizioni di Franzese è stata quella di proporre un modello ibrido, che combina una curatela centrale (responsabile di mantenere coerenza narrativa e qualitativa) con una libertà operativa degli organizzatori locali, chiamati a costruire i singoli eventi in sinergia con il tema generale.

«Rome Future Week non è un festival tradizionale, non è una fiera, non è un congresso. È un ecosistema», sottolinea. «Ogni location è un nodo di una rete. Ogni contenuto è un contributo a una narrazione collettiva. Questo lo rende un modello replicabile in altre città, e infatti nel 2025 debutteremo anche a Torino, il 28 maggio, con un primo evento pilota».

Una rete, quella della Rome Future Week, che si amplia anche grazie a nuove partnership e collaborazioni strategiche, e che si propone come infrastruttura culturale oltre che evento temporale. Una rete che coinvolge imprese, istituzioni, università, startup, cittadini, associazioni e media indipendenti.

Tra i progetti più innovativi e di impatto sociale promossi da Franzese spicca Future Explorer, un programma di formazione e orientamento rivolto ai giovani. Nato nel 2023, ha raccolto oltre 1.000 candidature nella sua prima edizione, selezionando 300 partecipanti per un percorso immersivo nei temi dell’innovazione, dell’etica tecnologica, della sostenibilità e del design dei futuri. Ogni partecipante riceve un badge digitale a fine percorso, uno strumento che attesta l’acquisizione di competenze trasversali e che diventa un asset utile anche nel dialogo con il mondo del lavoro. Ma ciò che rende davvero unico questo progetto è la sua impostazione valoriale.

«Non vogliamo formare tecno-entusiasti», dice Franzese con fermezza. «Vogliamo aiutare i ragazzi a costruire una visione del mondo, a comprendere che la tecnologia è solo uno strumento. Quello che conta è l’etica, la cultura, la responsabilità. Il nostro non è un progetto per smanettoni, ma per cittadini consapevoli».

Michele Franzese rifiuta l’etichetta di “guru” della tecnologia e anzi si smarca da ogni visione troppo lineare del progresso. «Il futuro non può essere raccontato come una marcia trionfale verso la digitalizzazione. Ogni innovazione comporta una mutazione, ma anche una responsabilità. L’impatto sarà sempre meno tecnico e sempre più culturale».

Una visione che mette l’essere umano al centro, e che mira a ricostruire un rapporto autentico tra società e innovazione. Non è un caso che tra i prossimi appuntamenti siano previsti anche eventi su temi antropologici, urbani, sociali.

L’ambizione, ormai dichiarata, è quella di fare di Rome Future Week un modello replicabile in tutta Italia e probabilmente in Europa. Il format, centralizzato nella visione, decentrato nell’attuazione, si presta a essere declinato in città medie e metropoli, adattandosi alle specificità territoriali ma mantenendo una narrazione comune.

E la prima sperimentazione in questa direzione sarà proprio l’evento di Torino del 28 maggio 2025, banco di prova di un format che punta a estendersi a Milano, Bologna, Palermo e oltre.

L’intervista si conclude con un pensiero forte, quasi un monito. «Non possiamo più permetterci di vivere l’innovazione come qualcosa che “capita” dall’alto», afferma Franzese. «Dobbiamo riconoscerla, guidarla, darle un senso. Rome Future Week è il tentativo di farlo insieme, con umiltà e ambizione».

In un tempo in cui parlare di futuro sembra spesso esercizio retorico o marketing narrativo, la Rome Future Week si propone come un’azione concreta, un luogo fisico e mentale, una piattaforma aperta dove le idee prendono forma e le persone diventano protagoniste.

Non è solo un evento: è una chiamata alla partecipazione. Una sfida collettiva per progettare una città, e un Paese, che sappiano abitare il cambiamento senza subirlo.

Ascolta ora il Podcast:

BRICKS AND MUSIC | Michele Franzese
Puntata del 23/04/25
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