Nel Salotto del Coach amiamo raccontare storie che sfidano gli schemi, e quella di Luca Lorenzini ne è un esempio perfetto. Luca è un imprenditore visionario che ha iniziato il suo percorso a soli 16 anni, fondando Spedire.com e SpedirePRO, due brand che hanno rivoluzionato la logistica italiana attraverso la digitalizzazione. Oggi, dopo una exit da 5,5 milioni di euro con la multinazionale Alsendo, la sua storia non è solo un successo imprenditoriale, ma una lezione di coraggio e mentalità aperta.
La sua intervista su CasaRadio, all’interno del Salotto del Coach, ci ha aiutato a riflettere su un tema centrale: perché la nostra cultura continua a preferire l’idea di “figli laureati, magari senza lavoro” piuttosto che “figli imprenditori fin da giovani”?
Il mito della laurea e la paura del rischio
Per decenni, la laurea è stata considerata il passaporto per il successo, una sicurezza contro la precarietà economica e un simbolo di prestigio sociale. Generazioni di genitori hanno trasmesso ai figli questo sogno: “studia, laureati, troverai un buon posto di lavoro”. Ma il mondo è cambiato. Oggi il tasso di disoccupazione giovanile è ancora elevato, e molti laureati faticano a trovare una carriera stabile.
Eppure, nella mentalità di tanti, fare impresa da giovanissimi sembra un azzardo, un’idea da “visionari”. Un ragazzo che avvia una startup a 18 anni è visto con sospetto, mentre un laureato senza occupazione gode comunque di approvazione sociale, come se il percorso accademico, di per sé, fosse garanzia di valore.
Il coraggio di creare
La storia di Luca Lorenzini ci mostra un’altra prospettiva. A 16 anni ha intrapreso un percorso controcorrente, puntando su tecnologia, digitalizzazione e automazione della logistica, un settore ancora arretrato in Italia. Oggi le sue piattaforme facilitano spedizioni nazionali e internazionali per aziende e privati, eliminando ostacoli e inefficienze.
La sua intervista ci ha ricordato che non è più la laurea a garantire un futuro, ma la capacità di creare valore e risolvere problemi reali. Questo non significa che il percorso universitario sia da svalutare: resta fondamentale in molti campi, ma non deve essere visto come l’unico orizzonte possibile.
Un cambio di mindset collettivo
Il problema è culturale: molti genitori continuano a vedere il rischio imprenditoriale come un salto nel buio, mentre in realtà il mercato globale premia l’innovazione, l’iniziativa e la creatività. Serve un cambio di mentalità, una cultura che insegni ai giovani non solo a studiare, ma a pensare in modo indipendente, ad avere il coraggio di provare, sbagliare e ripartire.
Come coach, vedo spesso giovani pieni di idee che vengono frenati da frasi come: “Prima la laurea, poi si vedrà”. Ma il mondo di oggi richiede coraggio, rapidità e la capacità di apprendere dalle esperienze reali.
La lezione di Luca
Luca Lorenzini è la prova vivente che si può costruire un futuro di successo senza seguire percorsi tradizionali, purché ci siano impegno, visione e capacità di innovare. La sua storia è un invito a ripensare i nostri schemi mentali: università o impresa, la vera scelta sta nella determinazione a crescere e creare valore per sé e per gli altri.










