L’evento, ospitato dalla Galleria Sallustiana Art Today diretta da Francesca Triticucci, ha visto la presenza di autorevoli esponenti del mondo istituzionale, culturale ed economico: Raimondo Grassi, presidente con deleghe nei settori energia e aerospace; Angelo Deiana, presidente di Confassociazioni; la nota critica d’arte Cristina Galassi; il dott. Gilberto Di Benedetto, psicologo di riconosciuta esperienza; insieme all’alta dirigenza dell’Istituto San Giuseppe De Merode, a conferma dell’importanza del percorso formativo che lega arte, educazione e passione.
Numerosa e significativa anche la presenza di ragazzi e giovani studenti, veri protagonisti silenziosi di una serata pensata per parlare al futuro.
La presentazione è stata affidata al professor Roberto Litta, che ha offerto una lettura profonda, lucida e non convenzionale delle opere, restituendo all’arte di Rocar una dimensione critica rara per un autore così giovane.
Arte, memoria e movimento
A margine del vernissage, Rocco Carbone ha raccontato l’origine del proprio immaginario artistico: il ricordo del nonno Angelo, pilota di Formula 3, la passione per le automobili, la velocità, il movimento, il tempo. Elementi che riaffiorano nelle sue tele come stratificazioni di gesto, colore ed energia, dando vita a uno stile personale, istintivo e sorprendentemente consapevole.
La critica del professor Roberto Litta
«Questa non è un’opera che urla. È un’opera che respira. È viva», ha sottolineato Roberto Litta. Secondo il critico, nelle opere di Rocar emergono con chiarezza: l’assenza di un centro imposto, segno di una ricerca autentica, non guidata dal desiderio di piacere; una stratificazione consapevole, che rivela memoria del gesto e ritorno intenzionale sull’azione pittorica;un uso del colore non decorativo, ma conflittuale, capace di tollerare l’ambiguità;un controllo intuitivo dentro l’apparente caos, fatto di zone dense e zone lasciate deliberatamente “respirare”.
«Rocco non sta copiando un linguaggio, né sta imitando Pollock: sta costruendo il suo. Questo non è un quadro che chiede di essere spiegato. È un quadro che chiede spazio», ha evidenziato Litta, sottolineando come lavori di questo tipo vadano protetti e non addomesticati, perché la differenza tra un talento che diventa decorativo e uno che diventa profondo la fanno sempre gli adulti che lo circondano.
Le parole della madre
Nel corso della serata è intervenuta anche Angelica Bianco, madre di Rocco, esperta internazionale di AI Ethics e direttrice editoriale:
«Per una madre è naturale vedere il proprio figlio come bravissimo. Ma quando sono gli altri, con esperienza e competenza, a riconoscerne la forza espressiva, quel sentimento diventa orgoglio.
L’arte è uno strumento potentissimo per crescere sani, liberi e capaci di pensiero decisionale».
Arte ed educazione: una responsabilità adulta
Il vernissage “Rocar – Emozioni in corsa” si è così trasformato in un momento di riflessione più ampia sul valore dell’arte come strumento educativo, sulla necessità di non accelerare i talenti, di non incanalarli prematuramente, ma di accompagnarli con rispetto, ascolto e silenzio consapevole.
Un messaggio chiaro è emerso dalla serata: la passione, quando è sostenuta da un’educazione intelligente, diventa visione








