Le sale affrescate di Palazzo Taverna hanno ospitato la seconda tappa del ciclo di incontri “Abitare il domani”, un progetto culturale promosso da Casa Radio con il patrocinio dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma, in vista dell’evento nazionale “Comunicare l’Abitare”, previsto per ottobre 2025.
Tra gli interventi più intensi e applauditi, quello dell’avvocato Laila Perciballi, Garante dei diritti delle persone anziane per Roma Capitale e figura di riferimento nel dibattito pubblico su temi di giustizia sociale e diritti civili.
La sua partecipazione si è svolta a pochi giorni dalla cerimonia al Campidoglio nella quale riceverà, il prossimo 9 giugno, il prestigioso riconoscimento dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana: un tributo che corona decenni di impegno in difesa dei più fragili, a partire dalla terza età.
La sostenibilità è anche sociale
«Non può esserci vera sostenibilità ambientale o economica, senza una robusta sostenibilità sociale», ha esordito Laila Perciballi, sottolineando come ogni progetto sul futuro dell’abitare debba mettere al centro la persona, nella sua interezza e complessità. «Siamo biologici, ma anche etici, spirituali e ambientali», ha ricordato, tracciando il profilo di un abitare che non è soltanto “abitazione”, ma diritto, accessibilità, inclusione e cura.
Una visione, la sua, maturata tra le aule universitarie italiane e quelle svedesi – dove ha trascorso un periodo di studi Erasmus –, e consolidata nel confronto con figure del calibro di Stefano Rodotà, con cui si è formata nel campo della privacy e dei diritti digitali.
Un’ora e mezza di viaggio per arrivare: la mobilità come barriera
L’intervento è iniziato con una nota personale, tanto semplice quanto rivelatrice: «Ho impiegato un’ora e mezza per arrivare qui dalla Balduina». Da questo dato di fatto, l’avvocato ha sviluppato una riflessione critica sulla mobilità urbana a Roma, incapace di garantire tempi certi e accesso equo ai luoghi della cultura, della sanità e della giustizia. Un sistema, ha sottolineato, che tradisce il principio costituzionale del diritto all’abitare, se si considera che “abitare” vuol dire anche potersi muovere liberamente e senza ostacoli all’interno della città.
La salute è il primo diritto
Il nucleo del suo discorso ha trovato fondamento nell’articolo 32 della Costituzione, che sancisce il diritto alla salute come «fondamentale» per l’individuo e interesse della collettività. Un diritto che, secondo Perciballi, è «la premessa necessaria per l’esercizio di tutti gli altri», e che ha ispirato la nascita della Costituzione Etica delle Professioni Sanitarie, un documento redatto da esperti del settore per riaffermare la centralità del paziente e la responsabilità morale dei professionisti.
Una responsabilità che – ha tenuto a chiarire – non riguarda solo medici e infermieri, ma anche ingegneri, architetti e urbanisti, chiamati a garantire l’accessibilità degli spazi e il benessere psicofisico di chi li abita.
Tribunale di Roma: il paradosso dell’inaccessibilità
«È inaccettabile che il Tribunale di Roma sia di fatto inaccessibile a persone con disabilità», ha denunciato con fermezza, denunciando l’assenza di ascensori o parcheggi adeguati per chi si muove con difficoltà. Un paradosso, ha osservato, in una sede dove si amministrano i diritti ma si ostacola l’accesso ai cittadini più fragili.
In questo contesto, ha richiamato l’articolo 3 della Costituzione, che impone alla Repubblica di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano la libertà e l’eguaglianza dei cittadini. È qui che entra in gioco il concetto di “barriera architettonica” non solo come ostacolo fisico, ma come simbolo delle disuguaglianze più profonde.
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Verso una carta etica trasversale
Proprio in questa direzione si muove la sua proposta di una “Carta Etica Trasversale”, da costruire insieme agli ordini professionali, che definisca la persona non in base al ruolo o alla condizione sociale, ma nella sua totalità: «né uomo, né donna, ma persona».
Una carta che ponga la cura, l’ascolto e la responsabilità al centro del lavoro quotidiano di chi progetta, cura, insegna o amministra. Un ponte tra professioni e cittadini, per superare la frammentazione e costruire una cultura comune dell’abitare.
L’eredità della pandemia e il trauma collettivo
Non poteva mancare un passaggio su quanto accaduto durante l’emergenza Covid. Le immagini dei camion militari carichi di bare a Bergamo sono state, per Perciballi, «l’immagine più forte e straziante della nostra vulnerabilità». Da quella tragedia è nata l’urgenza di nuove normative, come la Legge 33/2023 sull’invecchiamento attivo e la non autosufficienza, che devono ora tradursi in azioni concrete.
Ha denunciato la mancanza di sicurezza nelle RSA, lo scarso presidio sanitario nei territori, l’impreparazione digitale di fronte alla crisi. Temi che chiamano in causa non solo il Ministero della Salute, ma tutto l’ecosistema dei servizi, della formazione, della progettazione urbana.
Un esperimento di co-housing intergenerazionale
Tra le esperienze virtuose, ha presentato il progetto “Insieme siamo più forti” dell’Università di Tor Vergata: un esempio di co-housing intergenerazionale in cui studenti fuorisede condividono spazi abitativi con anziani selezionati. «Un modello – ha spiegato – che riduce l’isolamento della terza età e contrasta la crisi abitativa giovanile».
L’idea, che ha raccolto entusiasmo tra i presenti, prevede la costruzione di un profilo psicologico condiviso tra ospitante e ospitato, e rappresenta una risposta concreta alla duplice fragilità – economica e sociale – che attraversa oggi le famiglie italiane.
Anziani e digital divide
L’Italia è il secondo paese più vecchio al mondo, con 14 milioni di anziani e oltre 22.000 ultracentenari. La riflessione dell’avvocato è proseguita sulla necessità di formare digitalmente questa popolazione, affinché possa accedere a servizi essenziali come la telemedicina, la sanità online, ma anche la gestione bancaria, previdenziale e legale.
«La nuova povertà è anche l’impossibilità di accedere a un’app», ha affermato con decisione, invitando gli attori istituzionali a sviluppare percorsi di alfabetizzazione digitale diffusi, gratuiti e inclusivi.
Un appello finale alle professioni
Nel chiudere il suo intervento, l’avvocato Perciballi ha lanciato un messaggio chiaro e trasversale: serve una collaborazione interprofessionale per costruire una città realmente accessibile e sostenibile. Una città in cui si abbattono non solo le barriere architettoniche, ma anche quelle digitali, culturali e sociali.
«L’abitare è molto più di una casa», ha concluso. «È diritto alla mobilità, alla salute, alla sicurezza. È possibilità di essere persone a pieno titolo».