Cosa succede quando la politica si dimentica che le parole sono pietre?
Succede che un ragazzo di 25 anni, appena nominato coordinatore dei giovani di un partito nazionale, prende la scena, punta il dito e accusa un alleato di area di essere corresponsabile di un dramma come il suicidio giovanile.
Succede che nessuno, nel suo partito, gli dica: “Aspetta, stai esagerando”.
Succede che il dolore diventa uno strumento.
Succede che la propaganda si traveste da empatia.
In questa puntata anomala de L’Italia che Vale, siamo solo io ed Angelica Bianco.
Nessun ospite. Solo parole vere.
Abbiamo deciso di commentare insieme l’articolo scritto da Angelica sul caso Simone Leoni, giovane volto di Forza Italia, e sulle sue recenti dichiarazioni contro il generale Vannacci.
Non ci interessa fare la morale. Ci interessa capire.
Capire perché un partito che parla di rinnovamento affida il futuro della sua comunicazione a frasi da reel.
Capire come si sia arrivati al punto in cui il disagio giovanile, il dolore, il lutto, diventano titoli da usare per scalare un algoritmo.
Abbiamo ricordato anche Luca Palmegiani, morto a 25 anni dopo un evento politico a Roccaraso.
Una tragedia vera, silenziosa. Con poche spiegazioni.
Un’altra solitudine che nessuno ha saputo intercettare.
E allora, ci siamo chiesti: i giovani in politica servono davvero a cambiare le cose o sono solo pedine nuove in giochi vecchi?
Chi parla di inclusione, lo fa per convinzione o per strategia?
E ancora: oggi, chi davvero ascolta i giovani che non fanno rumore?
Abbiamo detto tutto.
Anche quello che non si dice.
Anche quello che forse non piace.
Perché L’Italia che vale è questo: un microfono acceso sul Paese vero. Non quello delle conferenze stampa. Quello delle strade, delle ferite, delle domande scomode.
E oggi le domande ce le siamo fatte da soli.
E forse, sono le piĂą difficili.