Alla fine, anche se non volevamo crederci, Furio Focolari ci ha lasciati. Ha combattuto con quella forza silenziosa e quella dignità che sono sempre state parte di lui. Fino all’ultimo.
Tutti speravamo di poter rimandare questo momento, di non dover mai scrivere queste parole. Ma pochi giorni fa, con quella schiettezza disarmante che lo ha sempre contraddistinto, Furio ci ha detto:
“Io sono pronto… voi no.”
Aveva ragione.
Io, no. Io non ero pronto a salutarlo.
Perché Furio per me non è stato solo un collega o una voce con cui ho condiviso mille dirette. Furio è stato un amico. Un amico vero. Di quelli che ci sono, sempre. Sincero, presente, senza maschere.
Mi è stato accanto in tante trasmissioni: da Zonagoal a Il Tribunale delle Romane, fino a Calcio d’Autore, e poi, naturalmente, la radio, la nostra seconda casa. Sempre con quella sua passione incrollabile, con la voce che sapeva essere calda o tagliente, ironica o commossa, ma mai qualunque. Mai uguale a nessun’altra.
E non solo sul lavoro.
Furio mi è stato vicino anche in un periodo molto difficile della mia vita privata.
C’era, sempre. In ogni trasmissione, con una parola, un gesto, una presenza che andava oltre il microfono. Mai invadente, ma sempre pronta. E questo, per me, ha fatto la differenza.
Mi è stato vicino anche quando scelse di andare a dirigere lo sport di Radio Radio, chiamato dall’amico Ilario Di Giovambattista.
Anche in quel passaggio importante della sua carriera, la nostra amicizia non ha mai vacillato. Anzi, è diventata ancora più forte, più autentica. Perché Furio non dimenticava, non lasciava indietro. C’era sempre, con la sua lealtà, con il rispetto di chi ha vissuto davvero il valore della parola “amicizia”.
Abbiamo condiviso momenti che non dimenticherò mai, ma ce n’è uno che resterà scolpito dentro di me per sempre: lo Scudetto della Lazio di Cragnotti.
Lì, insieme, attimo dopo attimo, partita dopo partita, lo abbiamo vissuto, raccontato, sofferto e infine celebrato.
Furio era lì, con quella sua lazialità elegante, fiera ma mai invadente. Con la competenza di chi conosce il calcio e lo ama davvero, con la voce di chi sa far battere un cuore solo a migliaia di persone.
Furio era così. Genuino. Diretto. Vero.
Non cercava di piacere a tutti. Cercava di essere sé stesso. E ci riusciva, sempre.
Ha attraversato oltre cinquant’anni di giornalismo sportivo, dalla RAI ai grandi eventi internazionali. È stato una delle voci più riconoscibili, più autorevoli, più umane del nostro mondo. E poi la radio, dove si era reinventato, diventando un punto fermo per migliaia di ascoltatori ogni giorno.
Sì, a volte era spigoloso. Ma sapevi sempre dove trovarlo.
Non tradiva mai la sua verità. E per questo lo abbiamo amato.
Mi mancherà tutto di lui.
Mi mancherà il giornalista, l’opinionista, il personaggio.
Ma, più di tutto, mi mancherà Furio, l’amico.
L’uomo con cui ho condiviso risate, discussioni, viaggi, fatiche. L’uomo con cui ho parlato per ore di calcio, di radio, di vita.
Ciao Furio e grazie di tutto.
Avrai sempre un posto speciale nel mio cuore.
Porterò con affetto tutto ciò che mi hai insegnato: il giornalismo fatto con passione, onestà, con la voglia di raccontare senza paura, senza filtri, senza secondi fini.
Questa è la tua eredità.
E io la porterò con me, ogni giorno.








