Il professor Sabino Cassese, uno dei giuristi più rispettati a livello internazionale, ha offerto una lettura profonda e articolata della vittoria di Donald Trump nelle elezioni presidenziali americane, nel corso di un’intervista rilasciata al programma Buongiorno Italia su Casa Radio. Ospite del direttore Giovanni Lacagnina, Cassese ha condotto una riflessione che va ben oltre una semplice analisi politica del fenomeno Trump, affrontando le implicazioni strutturali e sistemiche che tale evento comporta per la democrazia americana, e, di conseguenza, per il ruolo degli Stati Uniti nel contesto geopolitico internazionale.
Il “declino” della democrazia americana
Cassese ha aperto il suo intervento sottolineando un concetto molto forte: la democrazia americana, che nel corso dei secoli ha rappresentato il paradigma della libertà e della giustizia per molte nazioni, è ormai segnata da segni di “vecchiaia”. Una riflessione che affonda le sue radici nella trasformazione che il sistema politico degli Stati Uniti ha subito, con un’accentuata centralizzazione del potere nelle mani del presidente. Questo processo, osserva il giurista, si è accelerato con l’emergere degli Stati Uniti come potenza mondiale, dove il presidente ha acquisito un potere esecutivo di dimensioni enormi, lontano dalla figura iniziale che i padri fondatori avevano immaginato.
Un altro elemento che segna il “declino” della democrazia americana, secondo Cassese, è il sistema elettorale. Il voto del Collegio Elettorale, infatti, è divenuto sempre più determinante per l’elezione del presidente, indipendentemente dal voto popolare. In questo meccanismo, il giurista ravvisa una sorta di distorsione rispetto ai principi di rappresentanza democratica originari. La vittoria di Trump, che nonostante abbia perso il voto popolare ha ottenuto la maggioranza dei voti del Collegio Elettorale, è il simbolo di un sistema che, a parere di Cassese, non seleziona più adeguatamente la classe dirigente, e che ha favorito la progressiva emersione di leader come Trump, con caratteristiche politiche ed etiche che suscitano preoccupazione in molte forze politiche.
La centralizzazione del potere e l’immobilismo istituzionale
Un altro aspetto sollevato dal professor Cassese riguarda la centralizzazione del potere nelle mani del presidente e il sistema delle nomine a vita, in particolare per quanto riguarda la Corte Suprema. Questo sistema, che prevede che i giudici della Corte Suprema vengano nominati a vita, porta a una sorta di immobilismo che si riflette anche nel sistema giuridico del paese. L’assenza di rotazione dei giudici e il fatto che molte delle figure chiave del sistema istituzionale abbiano incarichi perpetui, riduce le possibilità di un rinnovamento, sia nella giustizia che nella politica. Il giurista si interroga quindi sulla necessità di riformare queste dinamiche, affinché il sistema possa rimanere al passo con le sfide globali e interne che gli Stati Uniti devono affrontare.
I “pericoli” della presidenza Trump
Il professor Cassese ha anche commentato le preoccupazioni espresse da molti commentatori politici e da parte di una parte della stampa di sinistra, che vedono in Trump un pericolo per la democrazia americana. Tuttavia, Cassese non condivide questa visione allarmista, sostenendo che il sistema americano è strutturato in modo tale da avere degli “anticorpi” che permettono di preservare l’equilibrio democratico, anche di fronte a situazioni politiche difficili. Tra questi anticorpi, Cassese menziona la natura federale degli Stati Uniti, che consiste in una divisione di poteri tra i 50 stati, ciascuno con un certo grado di autonomia. In questo contesto, il potere centralizzato della Casa Bianca è mitigato dalla possibilità di azioni decentrate e dalle competenze esclusive degli stati.
Secondo Cassese, nonostante le preoccupazioni legate a Trump, non vi è il rischio di una “rottura” del sistema democratico, poiché la struttura federale e il rispetto delle regole internazionali garantiscono un certo equilibrio. Il giurista ritiene che i legami tra gli Stati Uniti e l’Europa, così come i vincoli con la comunità internazionale, non verranno minati dalla presidenza Trump, pur se, a livello interno, potrebbero sorgere difficoltà nel gestire le questioni politiche ed economiche. La globalizzazione, sottolinea Cassese, è un fenomeno che continua a legare gli Stati Uniti con il resto del mondo, e nessun paese, nemmeno uno potente come gli Stati Uniti, può ignorare le regole che la governano.
La resilienza della democrazia americana
Cassese ritiene che, pur essendo evidente il decadimento di alcuni aspetti della democrazia americana, non ci sia un immediato pericolo di crisi irreversibile. Il sistema americano ha mostrato negli anni di essere particolarmente resiliente, con meccanismi che permettono di adattarsi e correggere le distorsioni nel tempo. Anche se la politica interna statunitense potrebbe subire delle trasformazioni significative sotto la guida di un presidente come Trump, Cassese non prevede un cambiamento radicale e improvviso. La complessità delle “macchine statali” statunitensi, ossia le strutture burocratiche e amministrative che gestiscono il paese, rende difficile per un singolo leader imprimere un cambiamento drastico in tempi rapidi.
Tuttavia, la presidenza di Trump non sarà di certo priva di difficoltà. Cassese sottolinea che, nonostante l’enorme potere dell’esecutivo, le macchine statali sono ormai così sofisticate e regolamentate che non è facile esercitare un controllo assoluto, e il presidente potrebbe trovare ostacoli nell’attuazione delle sue politiche. La separazione dei poteri, l’autonomia della Corte Suprema e il ruolo dei governi statali sono fattori che contribuiranno a limitare le possibilità di un centralismo autoritario. Inoltre, i conflitti interni e la crescente polarizzazione politica potrebbero rendere difficile una gestione armoniosa e senza intoppi della presidenza Trump.
Il futuro della democrazia americana
In conclusione, Sabino Cassese ha posto l’accento sul fatto che, pur essendoci delle “rughe” evidenti nel sistema della democrazia americana, gli Stati Uniti rimangono una potenza mondiale con un sistema politico e giuridico che continua ad avere una certa capacità di autocorreggersi. Sebbene ci possano essere dei cambiamenti nel breve periodo, Cassese ritiene che il sistema americano rimarrà comunque stabile nel lungo termine. La democrazia americana non è perfetta, ma è ancora dotata di quelle risorse interne necessarie per affrontare le sfide del futuro.
La riflessione finale del professor Cassese è quindi ottimistica, pur riconoscendo le difficoltà e le criticità che il paese affronta, sia al suo interno che sul piano internazionale. Il “declino” della democrazia americana, pur evidente in alcuni suoi aspetti, non compromette la sua capacità di rimanere uno degli attori principali sulla scena mondiale, e di adattarsi alle nuove esigenze globali, sebbene con inevitabili adattamenti e trasformazioni nel lungo periodo.