Il Professor Massimo Cacciari a Buongiorno Italia su Casa Radio commenta l’accordo per Gaza. Il filosofo critica Israele e Hamas, elogia la coerenza dell’Italia ma avverte: “Nulla è stato davvero risolto”
Il professor Massimo Cacciari, filosofo ed ex sindaco di Venezia, è intervenuto ai microfoni di Buongiorno Italia, la trasmissione mattutina di Casa Radio condotta dal direttore Giovanni Lacagnina, per commentare gli sviluppi dello storico accordo di pace per Gaza, firmato nelle scorse ore in Egitto.
L’intesa è arrivata dopo settimane di negoziati e dopo il rilascio da parte di Hamas di 20 ostaggi israeliani ancora vivi e la liberazione di 1.968 detenuti palestinesi dalle carceri israeliane. Il momento più simbolico è stato l’annuncio del presidente degli Stati Uniti Donald Trump davanti alla Knesset, il parlamento israeliano, dove ha proclamato “un’alba storica per un nuovo Medio Oriente”.
Successivamente, Trump si è spostato a Sharm el-Sheikh, in Egitto, per sottoscrivere ufficialmente l’accordo di pace insieme al presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, che co-presiede il vertice sul futuro della Striscia di Gaza. Accanto a loro, hanno firmato anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il premier del Qatar, due dei principali mediatori regionali.
“È un giorno incredibile per il Medio Oriente — ha dichiarato Trump — ci sono voluti tremila anni per arrivare fin qui.”
Cacciari: “Un passo necessario, ma non è ancora la pace”
Cacciari ha accolto la notizia con realismo e prudenza, invitando a non confondere il cessate il fuoco con una vera pace:
“Questo accordo non ha niente a che vedere con la pace. È soltanto la fine di un massacro, e già questo è un fatto enorme, ma non possiamo illuderci che sia la soluzione del conflitto.”
Il filosofo ha spiegato che l’intesa non affronta i nodi di fondo che da decenni alimentano la tensione tra israeliani e palestinesi:
“Non c’è alcuna idea chiara su come sistemare la questione palestinese, né un piano realistico per il controllo della Striscia di Gaza. Restano fuori il ruolo dell’ONU, la posizione degli Stati Uniti e, soprattutto, la prospettiva di uno Stato palestinese vero. Tutte queste questioni restano in sospeso.”
Secondo Cacciari, dunque, “la guerra può anche fermarsi, ma senza una visione politica condivisa non nascerà mai una pace stabile”. Il rischio, aggiunge, è che “l’accordo diventi solo una tregua temporanea, un modo per guadagnare tempo senza risolvere nulla”.
“Il termine pace è ormai svuotato”
Nel suo intervento, Cacciari ha voluto anche riflettere sul linguaggio politico e sul modo in cui le parole vengono usate nei momenti di euforia internazionale:
“Il termine ‘pace’ è diventato una parola vuota. La si usa come simbolo, come speranza, ma la pace vera nasce solo da un patto tra le parti, da un progetto comune. Finché questo non c’è, parlare di pace è illusorio.”
Il professore ha sottolineato che, se da un lato il cessate il fuoco rappresenta un passaggio fondamentale, dall’altro “è solo l’inizio di un percorso molto più complesso, che richiederà anni di diplomazia e di ricostruzione”.
L’Italia e il ruolo del governo Meloni
Passando al contesto italiano, Cacciari ha commentato la posizione del governo di Giorgia Meloni, che ha espresso pieno sostegno alla linea americana e ai mediatori internazionali.
“Va riconosciuto che la premier Meloni ha mantenuto una posizione coerente e allineata con quella degli Stati Uniti. In un momento tanto delicato, la coerenza e la chiarezza sono qualità politiche importanti,” ha osservato Cacciari.
Pur riconoscendo il valore diplomatico dell’Italia, il filosofo ha invitato a non limitarsi a un appoggio formale: “Il nostro Paese deve contribuire anche sul piano culturale e politico, non solo con dichiarazioni di principio. L’Italia ha una tradizione di dialogo nel Mediterraneo che può ancora contare.”
“Le contestazioni interne sono fuori luogo”
Infine, Cacciari ha toccato il tema delle contestazioni e manifestazioni in corso legate alla situazione in Medio Oriente, anche in vista della gara calcistica tra Italia e Israele, che in alcuni ambienti ha suscitato tensioni.
“Le proteste di questi giorni sono inutili e fuori luogo. In un momento in cui si è firmato un accordo di cessate il fuoco, sarebbe più saggio sostenere ogni passo verso la stabilità invece di alimentare divisioni interne,” ha detto.
Il filosofo ha concluso con un monito alla prudenza:
“Non illudiamoci che la pace sia arrivata. È un momento di tregua, che dobbiamo proteggere con realismo e responsabilità. La storia del Medio Oriente ci insegna che la pace non si firma: si costruisce.”









