L’impegno etico di Lartotecnica
Nella puntata del 1° aprile de Il Salotto del Coach, ho avuto il piacere di intervistare Mattia De Fusto, giovane e appassionato Amministratore Delegato di Lartotecnica, un’azienda veronese che da 15 anni si occupa di ausili sanitari e di soluzioni per l’abbattimento delle barriere architettoniche.
Lartotecnica è una realtà etica e in espansione: con 55 dipendenti, sei sedi operative e un fatturato in crescita (4,2 milioni nel 2023, con una previsione di 5 milioni per il 2024), rappresenta un esempio concreto di come si possa coniugare impresa, inclusione e responsabilità sociale.
Con Mattia abbiamo affrontato un tema cruciale, che riguarda direttamente oltre 13 milioni di italiani con difficoltà motorie: l’accessibilità degli spazi urbani e abitativi. Il nostro Paese, infatti, possiede un patrimonio immobiliare perlopiù datato, non progettato per accogliere le esigenze di persone con mobilità ridotta. Marciapiedi non a norma, scuole inaccessibili, mezzi pubblici poco adattati, edifici pubblici con scale e senza ascensori: tutto questo limita l’autonomia e la qualità della vita di milioni di cittadini.
L’articolo 3 della Costituzione parla di pari dignità sociale. Ma come si può garantire questa dignità se interi quartieri o luoghi pubblici escludono fisicamente una parte della popolazione?
Mattia De Fusto è molto chiaro su questo punto: «Non possiamo permetterci di aspettare. Ogni giorno in cui non si interviene, è un giorno in cui qualcuno resta escluso. Serve una progettazione sistemica, e serve ora». A suo avviso, è fondamentale creare commissioni comunali dedicate all’accessibilità, capaci di mappare le criticità e proporre soluzioni sostenibili a breve, medio e lungo termine.
Lartotecnica, oltre a fornire tecnologie all’avanguardia e ausili sanitari di qualità, è protagonista di una profonda azione etica. L’azienda ha donato carrozzine, letti ortopedici e deambulatori alla missione Benposta in Venezuela, al progetto Missione Belem in Calabria, e ha inviato aiuti anche alle vittime della guerra in Ucraina. Tra i gesti più toccanti, la motorizzazione di una carrozzina high-tech per Francesco, un ragazzo affetto da tetraparesi spastica.
«Un’azienda – spiega De Fusto – toglie risorse al territorio, ma ha anche il dovere morale di restituire qualcosa. È questo il cuore della nostra missione». Proprio in quest’ottica, è in fase di sviluppo un progetto per la creazione di un’associazione territoriale che affronti il tema delle barriere architettoniche, non solo da un punto di vista pratico, ma anche culturale, per promuovere una società realmente inclusiva.
Dall’intervista è emersa una visione chiara e concreta: l’accessibilità non è un privilegio, ma un diritto. Un diritto che riguarda non solo chi oggi ha una disabilità, ma anche le nostre famiglie, il nostro futuro, la nostra umanità.