Villette a schiera, diritto allo sciopero e cure mediche per gli operai che costruivano le tombe dei Faraoni nell’antico Egitto.
La salute è una questione planetaria, globale che richiede un’azione collaborativa interdisciplinare.
Sembrano argomenti dissociati, ma alla fine tutti hanno un’idea di fondo comune: la creazione di sistemi armonici, paritari e salubri. L’ergonomia, anche inconsapevolmente e in fase embrionale, è il filo rosso che li mette in comunicazione.
La storia di Pa-demi si svolge in un arco temporale ben definito, tra il 1540 e il 1070 a.C., il periodo in cui i Faraoni decisero di allestire le loro sepolture ipogee nell’area oggi definita Valle dei Re. Pa-demi venne fondata allo scopo di ospitare la comunità operaia coi familiari, in quanto la Valle dei Re si presentava isolata e lontana dagli abitati e di difficile accesso, caratteristiche per cui era stata scelta come luogo della necropoli reale.
Venne edificato un abitato costituito da “villette a schiera” con una superficie media di 86 mq, per un nucleo familiare generalmente composto da 6 persone; tutte le abitazioni erano dotate di forno, cantina e terrazza abitabile, utilizzata nei periodi estivi, sia per cucinare, sia per dormire. Tra scribi e operai le abitazioni non differivano, a dispetto della differenza di ceto sociale.
L’organizzazione del lavoro era accurata e mai improvvisata. La comunità operaia era organizzata a “piramide” con al vertice 2 scribi e 2 capisquadra, 2 idenu e, infine, gli operai. Scribi e capisquadra erano dei pari grado con funzioni differenti; i primi svolgevano attività amministrative ascrivibili al settore Risorse Umane e Affari Legali; i secondi si occupavano della Direzione Tecnica del Lavoro. Gli idenu erano operai con la funzione di Rappresentanti dei Lavoratori, funzione per cui non ricevevano nessuna ricompensa aggiuntiva. Durante le ispezioni e le inchieste erano sempre presenti gli idenu, in difesa degli interessi dei lavoratori, ed erano sempre loro a trattare durante gli scioperi (che si susseguirono tra la XIX e la XX dinastia a causa di un periodo di recessione in cui non ricevevano più regolarmente le razioni alimentari loro dovute in pagamento); benché quest’ultima mansione fosse più tesa al mantenimento dell’ordine nella comunità degli operai che non all’appoggio incondizionato alla comunità e alle sue rivendicazioni.
Fin dall’antico Regno esistevano in Egitto delle raccolte di massime e consigli comportamentali, utilizzate per l’istruzione degli scribi, che comprendevano anche “consigli per intrattenere buoni rapporti con gli altri; norme di comportamento; notazioni psicologiche“. Notazione interessante sull’importanza del lavoro di gruppo si estrapola dall’Insegnamento di Amenemhat I:
“non vi è nessuno che riesca a combattere da solo“.
La giornata lavorativa durava 8 ore, divise in due parti di 4 ore, intervallate da una pausa per il pasto e un breve riposo. Le maestranze avevano diritto a due giorni di ferie ogni 8 giorni di lavoro, oltre ad ulteriori giornate di vacanze determinate da una serie di ricorrenze e festività religiose. Numerose motivazioni erano ammesse per assentarsi, dalle feste familiari all’assistenza a un malato.
Le condizioni lavorative e di vita qualitativamente accettabili degli operai della Valle dei Re non rendono, ovviamente, il periodo storico dell’antico Egitto illuminato e precursore del concetto di benessere psico-fisico del lavoratore. La vita degli agricoltori era faticosa e spesso al limite della sussistenza; nelle miniere morivano schiavi e prigionieri, nella cui breve vita erano costretti a condizioni lavorative terrificanti.
Possiamo, però, ravvisare nelle condizioni degli operai di Deir el-Medina e negli Insegnamenti una propensione degli antichi egizi per lo studio del comportamento umano, con una speciale attenzione a quella che oggi noi identifichiamo come psicologia e/o sociologia del lavoro, e che vide in Elton Mayo oltre 3000 anni dopo uno dei maggiori studiosi. In Pa-demi, dunque, ravvisiamo una prima inconsapevole ed embrionale applicazione dei concetti di ergonomia, con la realizzazione di sistemi, abitati e società che favorissero il benessere collettivo e il miglioramento della Qualità della Vita.
E veniamo al poliamore e alla parità sessuale uomo-donna in un esperimento utopistico comunitario di inizio Ottocento. L’artefice Charles Fourier e la sua utopia che venne definita fourierista. Questo tipo di teorizzazioni comunitarie hanno in comune con l’ergonomia l’obiettivo di creare società del benessere, sia con la creazione di strutture architettoniche salubri, egalitarie, confortevoli, sia con la realizzazione di ritmi lavorativi basati sulle esigenze dell’essere umano e non della produttività, con la rotazione e scelta nei compiti lavorati per ridurre la monotonia e trasformare il lavoro in un momento di creatività e piacere.
Barthes nella sua introduzione al saggio “Il fourierismo è un eudemonismo radicale” scrisse: “Il piacere fourierista (chiamato felicità positiva) è molto facile da definire: è il piacere sensuale: “la libertà amorosa, la buona tavola, la spensieratezza e altri godimenti che le Civiltà non pensano nemmeno di desiderare, perché la filosofia le abitua a trattare da vizio il desiderio dei veri beni”. […] Il piacere fourierista non si compenetra di alcun male: non integra la vessazione, alla maniera sadiana, al contrario l’evapora; il suo discorso è quello della “benevolenza generale”: ad esempio, nella guerra d’amore (gioco e teatro), per delicatezza, per non offendere, le bandiere e i capi non vengono catturati. Se però, in Armonia, si arriva a soffrire, è tutta la società che si adopera a stordirvi: avete avuto qualche sconfitta in amore, siete stati messi alla porta, le Baccanti, le Avventuriere e altre corporazioni di piacere vi circondano e vi trascinano, cancellano immediatamente il dolo di cui siete stati vittima. Ecco dunque il piacere solo e trionfante regnare su tutto.”
Il primo teorizzatore di relazioni poliamorose fu proprio Charles Fourier (1772-1837) nel suo testo uscito postumo: Il nuovo mondo amoroso.
Charles Fourier, il “sognatore sublime” come lo definì Stendhal, descrisse gli amori poligamici nella società d’Armonia, ma venne pubblicato solo nel 1967, centotrenta anni dopo la sua stesura. Infatti la pubblicazione di questo testo viene considerata l’inizio teorico della liberazione sessuale degli anni ‘60/’70 del Novecento. In questo testo Fourier introdusse il concetto di omni-amore e sostenne che gli esseri umani erano naturalmente portati a svariate forme di amore. Oggi lo definiremmo pan-sessualista, in quanto credeva in relazioni platoniche, relazioni occasionali, eterosessualità, omosessualità, orge. Fourier considerava la rivoluzione sessuale parte fondamentale di un modello di comunità fondato sul socialismo da applicare in specifiche comunità denominate falansteri.
Fourier affermava: se si desidera ottenere realmente una organizzazione armonica della società. Bisogna modificare le sfere del lavoro e dei rapporti sessuali. Bisogna aumentare la produttività del lavoro con l’attrazione passionale, cioè l’impulso naturale al piacere dei sensi nonostante l’opposizione dei doveri e dei pregiudizi. Il lavoro dovrà essere suddiviso in funzioni differenti esercitati da individui differenti, rispetto ai loro gusti una sorta di gioco realizzando le proprie passioni, questo eviterà la noia, il conflitto e si stimoleranno le passioni buone ossia l’emulazione e la cooperazione. Il lavoro sarà di vario tipo, domestico, agricolo, manifatturiero, commerciale e l’istruzione. Il bisogno da soddisfare è la varietà contro la monotonia.
Turni di lavoro brevi per evitare la noia, sviluppare funzioni differenti, mobilità da un gruppo di lavoro all’altro. Dunque, un ribaltamento dei concetti capitalistici.
Creatività e passione erano alla base dei suoi falansteri economicamente sufficienti dove questi gruppi di donne e uomini dovevano vivere in una nuova visone: architettonica, del lavoro, della libertà sessuale e del divertimento.
Finora la libertà sessuale secondo Fourier era stata repressa a causa dell’affermazione del predominio del maschio sulla femmina e dell’istituzione della famiglia monogamica dove questo predominio si era pienamente realizzato.
Nei falansteri tutti i rapporti sessuali erano ammessi a prescindere dal genere e dall’orientamento sessuale. Fourier credeva nell’uguaglianza giuridica, politica, sociale e sessuale.
In tutto questo cosa c’entra un’attivista femminista belga dell’Ottocento? Perché fu una delle più autorevoli voci che studiò e appoggiò le teorie di Fourier, esclusa la sua visione sessuale.
Zoé Gatti de Gamond nacque a Bruxelles nel 1806 in una famiglia elevata culturalmente, il padre era l’ex governatore di Anversa, la madre un’aristocratica salonnière, ossia teneva un importante salotto culturale.
Lei e sua sorella Élisa de Gamond si avvicinarono alla politica, in un periodo in cui le donne ne erano escluse, proprio partecipando ai salotti tenuti dalla madre. Questo inizio di vita politica era in linea con gli eventi rivoluzionari del 1830. In seguito, le due sorelle tennero dei loro salotti.
Si firmerà quasi sempre Zoé Gatti in quanto moglie di Jean-Baptiste Gatti, pittore ed esule politico italiano. Lo sposerà contro il volere dei genitori e ci riuscirà quando già orfana, ma dovrà comunque chiedere il benestare alla nonna.
Con il supporto di due ricchi fourieristi inglesi, le due sorelle fondarono un falansterio nell’abazia di Cîteaux nel 1842. Ciò si rivelò un disastro finanziario per loro. Negli anni ’40 dell’Ottocento, Zoé scrisse due romanzi oltre a una panoramica della storia biblica da utilizzare nelle scuole.
Nel 1847, Zoé Gatti fu nominata ispettrice delle scuole femminili per la città di Bruxelles. Pubblicò diversi manuali educativi, insieme a una guida per la gestione di un asilo nido.
Morì nel 1854, all’età di soli 48 anni, lasciando due giovani figlie che divennero anche loro pedagogiste, Marie e Isabelle, quest’ultima divenne in seguito una nota femminista belga molto più radicale della madre. Ebbe anche una terza figlia in realtà a cui dedicò un’opera importante sull’educazione delle bambine.
Fu seguace di Fourier, come già detto, dunque socialista con una visione utopistica che non poggia su teorie economico-scientifiche, come in Marx ed Engels.
Fu prima seguace di Saint-Simon, anch’esso socialista utopista e con una visione già molto avanti sulla parità sessuale e della coppia. Elemento che ricongiunge il pensiero di Saint-Simon a Fourier.
Il nucleo architettonico di Fourier era il Falansterio dove questi gruppi di donne e uomini dovevano abitare e lavorare. Un edificio alle origini di strutture architettoniche successive come l’unité d’habitation di Le Corbusier.
Il vero elemento innovativo però fu la parità sessuale donna-uomo, ma su cui Zoé Gatti in realtà era piuttosto critica, anzi lei considerava la liberazione sessuale come un peggioramento delle condizioni sessuali e di repressione della donna.
In pratica anticipa le idee di Mazzini in materia, che considerava queste comuni una sorta di cucina delle streghe, dei sabba di immoralità. Lei non sarà mai così ferocemente critica ma comunque non concordava con questa visione sessuale di Fourier.
Riteneva che il marciume della condizione femminile fosse causato da due fattori: uno la non indipendenza economica e l’altro l’educazione delle ragazze finalizzata solo a piacere all’uomo. La sua idea era di educare le ragazze rimettendole in contatto con sé stesse, la cui mancanza le rende vulnerabili indipendentemente dalla classe di appartenenza.
Zoé Gatti aveva un’autonomia di pensiero ma la storiografia la riporta esclusivamente come seguace di Fourier. Aveva un’audacia che si esplicò anche in un avvenimento che descrisse, nel resoconto di un processo per violenza sessuale e pedofilia in una famiglia.
Nel descriverlo scrisse: ma a chi si rivolge la donna ai giudici che in realtà sogghignano e non vedono l’ora di conoscere i particolari?
E terminiamo con l’introdurre il concetto di Salute Globale. Si avvicina il prossimo evento in presenza di ‘donna immagine città’ a cui parteciperà anche Casa Radio.
Terremo l’evento alla sala del parlamento europeo a piazza Venezia in Roma, sotto l’Alto patrocinio del Parlamento europeo.
La salute globale, one health, è un approccio collaborativo, multisettoriale e transdisciplinare, che opera a livello locale, regionale, nazionale e globale, con l’obiettivo di raggiungere risultati sanitari ottimali riconoscendo l’interconnessione tra persone, animali, piante e il loro ambiente condiviso. Per affrontare efficacemente le minacce emergenti come il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, l’emergere di nuove malattie zoonotiche che potrebbero portare a pandemie globali, l’insicurezza alimentare e la resistenza agli antibiotici, sono necessari approcci olistici alla valutazione dei sistemi informativi.
Ne parleremo con economiste/i, mediche/ci, giornaliste/i, ingegnere/i e altre e altri professionisti.
L’evento è gratuito e vedrà anche un momento finale di incontro offerto da ABC Qualità Italiana di Jessica Iozza che ci informerà anche sulle proprietà scientificamente accertate dei prodotti che assaggeremo.
Per iscriversi all’evento in presenza sull’Equità e la Salute Globale del prossimo 31 gennaio scrivere a info@immaginecitta.org
Per approfondire su Zoé Gatti de Gamond, Fourier, il falansterio e vita sociale e amoroso raggiungeteci domani sera in GrandiDonne di ‘donna immagine città’ su Clubhouse.
Zoé Gatti de Gamond e l’utopia fourierista con l’autrice Fiorenza Taricone
– 10 dicembre 2024 dalle 21:00
– GrandiDonne in Clubhouse
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