L’ergonomia, di cui mi occupo, ha come obiettivo ottimizzare il benessere umano e le prestazioni del sistema.
Le disparità implicano un minore benessere per tutte e tutti. L’ergonomia deve occuparsi di equità, e ‘donna immagine città’, community che rappresento, coi suoi obiettivi di contrasto agli stereotipi e promozione di pari opportunità considera l’Equità l’unica possibile strada per migliorare la nostra società.
Oggi, abbiamo parlato anche con Mehret Tewolde Weldemicael, vicepresidente Associazione Le Réseau, CEO di Italia Africa Business Week ed esperta di diversity&inclusion, di un evento che è una delle azioni che possono portare al superamento delle discriminazioni.
Ma quanto ci costa il razzismo? Esempi efficaci per comprenderlo sono quelli portati in un video da Heather McGhee, esperta di politiche sociali ed economiche USA, che spiega come il razzismo abbia danneggiato, nel tempo, sia chi subisce la discriminazione, sia chi discrimina.
McGhee ci fa fare un viaggio nel tempo e nello spazio, prima nell’Alabama degli anni ’50, in un luogo chiamato Oak Park a Montgomery. A Oak Park c’era la più grande piscina pubblica dello stato e in quegli anni era un luogo di aggregazione e divertimento finanziato da tutti i cittadini ma accessibile solo ai cittadini bianchi. Quando la corte federale ne sentenziò l’apertura anche agli afro americani, il comitato che la gestiva decide di chiuderla definitivamente, danneggiando tutti, bianchi e neri. Oggi Oak Park non ha alcuna piscina.
Facciamo un salto nel Mississippi del 2017. Gli operai di una fabbrica devono votare per la fondazione di un sindacato che ne difenda i diritti. I lavoratori bianchi pare non vogliano votare a favore, se a farlo saranno anche i neri. Il sindacato non verrà creato con la conseguenza, per tutti, che i salari rimasero bassi e la copertura sanitaria inadeguata.
Spostiamoci al 2008, quando il crack di Lehman Brothers porterà a una grave crisi finanziaria che tutti noi conosciamo. Pare che tra le cause ci fossero i mutui subprime, strumenti finanziari tossici. McGhee afferma che inizialmente i cittadini neri avevano una probabilità 3 volte maggiore rispetto ai bianchi di contrarre uno di questi mutui. Infatti secondo un diffuso stereotipo i neri erano, e sarebbero, più propensi, rispetto ai bianchi, ad acquistare proprietà non alla loro portata. E mentre numerosi istituti di credito venivano successivamente multati per discriminazione razziale, i mutui subprime conquistarono il mercato, anche quello dei bianchi. Le conseguenze le conosciamo benissimo.
Gli stereotipi, la discriminazione dunque hanno portato danni alla società intera. Per sradicare questi stereotipi dobbiamo lavorare molto sulla scorretta percezione che abbiamo dell’altro.
In una recente indagine di Ipsos – società multinazionale di ricerche di mercato – per Amref – African Medical and Research Foundation – nel capitolo “L’Africa in Italia”, si rileva che solo un italiano su dieci ha la percezione corretta di quanti siano gli africani residenti oggi in Italia (circa 1,2 milioni).
Al di là del numero esatto, il 53% dei rispondenti dichiara che i cittadini africani residenti in Italia sono comunque troppi. Un ulteriore 53% li considera poco o per nulla integrati nel nostro Paese. Cosa preclude questa integrazione? Come nel 2021, la prima causa (41%) risiede nel fatto che “le imprese italiane vedono gli immigrati africani solo come manodopera a basso costo. Segue al secondo posto “la scarsa voglia di accettare gli usi e le consuetudini italiane da parte degli africani (31%)”, poi il fatto che “in Italia non ci sono adeguati programmi di integrazione (30%)”. Il 16% ritiene che un ostacolo all’integrazione sia che “gli italiani sono razzisti”.
Probabilmente una nuova legge sulla cittadinanza, più equa e giusta, potrebbe essere uno dei fattori per cambiare la mentalità e la percezione ostile. D’altronde il concetto di cittadinanza è cambiato nel corso del tempo.
L’UNESCO ha richiamato tutti a lavorare in modo congiunto sulla nuova definizione di Educazione alla Cittadinanza Globale.
“Il concetto di cittadinanza si è evoluto nel corso del tempo. Storicamente, la cittadinanza non si estendeva a tutti: per esempio, per secoli solo uomini o proprietari sono stati ammessi a essere cittadini. Durante il secolo scorso, c’è stato un movimento graduale verso una comprensione più inclusiva della cittadinanza, influenzata dallo sviluppo dei diritti civili, politici e sociali.
Oggi si parla anche di cittadinanza globale, che non va a soppiantare la cittadinanza tradizionale ma ad esserne complementare per rendere il mondo più equo.”
Vi rimando al podcast per ascoltare Mehret Tewolde Weldemicael, quanto svolto da lei e le sue realtà.
Vi ricordo che il progetto di Le Réseau, di cui Tewolde è vicepresidente, è il seguente:
The Smart Way For the Future che arriva a Torino il 9 e 10 novembre: formazione su raccolta fondi, comunicazione, monitoraggio e nuove tecnologie
Trovate tutte le informazioni per iscrivervi su summitdiaspore.org
Vi ricordo che il 12 novembre, ritorneremo con GrandiDonne su Clubhouse e parleremo con economisti, ingegneri, biologi e geografi del ponte sullo stretto di Messina
Per collegarsi e ascoltare le serate GrandiDonne:
– scaricare sul cellulare la app gratuita Clubhouse
– crearsi un account
– collegarsi alla app il 12 novembre alle 21:00 e cercare la room L’Incantesimo dello Stretto. Storia Leggende Progetti del Ponte.
Oppure cliccare su questo link:
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