Ci sono parole che, a forza di usarle, rischiano di perdere il loro significato. “Transizione” e “sostenibilità” sono tra queste. Parole pronunciate con convinzione, talvolta abusate, spesso ridotte a slogan. Eppure, come ricorda Andrea Ballocchi, giornalista che da anni racconta con rigore e passione il mondo dell’energia e dell’edilizia sostenibile, non sono concetti tecnici, ma modi di abitare il mondo.
Nel corso della puntata di *Essere e Abitare*, Ballocchi aiuta a distinguere tra transizione ecologica ed energetica: due percorsi intrecciati ma non sovrapponibili. La prima è un processo ampio, che mira a trasformare l’intero sistema socio-economico verso la sostenibilità; la seconda ne rappresenta uno dei pilastri fondamentali. È inevitabile, spiega, che l’attenzione si concentri sull’energia, visto che oltre il 75% delle emissioni europee deriva dal suo uso e dalla sua produzione. Ma limitarsi a questo sguardo significa dimenticare le altre anime della transizione: l’economia circolare, il riciclo, la riduzione della plastica, il verde urbano e, non ultima, l’edilizia sostenibile.
La corsa all’elettrificazione e alle energie rinnovabili, per quanto necessaria, genera tuttavia nuove contraddizioni. Le batterie al litio, essenziali per lo stoccaggio dell’energia, nascondono l’impatto ambientale e sociale dell’estrazione di materie prime in paesi lontani. “È vero,” ammette Ballocchi, “ma almeno il litio è riciclabile, a differenza del petrolio.” La vera sfida, quindi, è mantenere un equilibrio sistemico, evitando che la soluzione di un problema ne generi altri.
Nel dialogo emergono anche prospettive di libertà e autonomia: il passaggio dalla produzione centralizzata di energia alla generazione distribuita, resa possibile da fotovoltaico, solare termico e geotermia. “Produrre e condividere l’energia a livello locale – spiega Ballocchi – significa non solo essere più sostenibili, ma anche più liberi.” Le comunità energetiche diventano così non solo strumenti tecnici, ma esperimenti sociali che possono ridefinire il concetto stesso di democrazia energetica.
L’intervista tocca poi la direttiva europea *EPBD IV*, la cosiddetta “Casa Green”, che punta a migliorare la prestazione energetica degli edifici, responsabili del 40% dei consumi e del 36% delle emissioni europee. Il piano prevede standard minimi e obiettivi di riduzione entro il 2030 e il 2033, promuovendo soluzioni integrate di efficienza, rinnovabili e intelligenza abitativa. “Accanto all’efficienza – sottolinea Ballocchi – serve l’intelligenza: edifici capaci di adattarsi alle esigenze di chi li abita e dell’ambiente che li circonda.”
Tuttavia, la transizione verso pompe di calore, pannelli solari e sistemi ibridi non sarà possibile senza incentivi adeguati e politiche chiare. La tecnologia c’è, ma il costo e la complessità restano ostacoli per molte famiglie. “Solo se accompagnata da sostegni concreti e da una visione di lungo periodo – aggiunge – la transizione potrà essere anche sociale, non solo energetica.”
Proprio sul tema delle comunità energetiche, Ballocchi individua uno dei terreni più promettenti. Cittadini, imprese, enti locali e cooperative possono unirsi per condividere l’energia prodotta, generando benefici ambientali, economici e sociali. In alcuni paesi del Nord Europa è già realtà consolidata; in Italia il percorso è iniziato, tra normative in evoluzione e incentivi che potrebbero fare la differenza.
Nell’ultima parte della conversazione, il giornalista regala un’immagine che sintetizza il senso profondo della “transizione giusta”: una citazione di Saint-Exupéry. “Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna o impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia del mare vasto e infinito.” È un invito a guardare oltre la tecnica e l’efficienza, per ritrovare il desiderio di un bene comune che orienti davvero le nostre scelte.
Ancora una volta, anche in questa intervista, siamo partiti parlando di energia e siamo arrivati a parlare di uno stile di vita, di un modo di stare nel mondo. La vera transizione non è solo un cambio di tecnologie, ma un cambio di sguardo. Un passaggio culturale che ci ricorda che la sostenibilità non consiste nell’avere di più, ma nel desiderare meglio, nel ridurre i nostri bisogni e nel riconoscere che abitare il pianeta significa, prima di tutto, prendersene cura.
Chi è Andrea Ballocchi
Giornalista freelance, Andrea Ballocchi si occupa da oltre vent’anni di energia, ambiente, edilizia sostenibile e innovazione tecnologica. Collabora con diverse testate specializzate e piattaforme di divulgazione ambientale, approfondendo i temi legati alla transizione ecologica, alle fonti rinnovabili e all’efficienza energetica. Il suo approccio coniuga rigore informativo e sensibilità culturale, nella convinzione che la sostenibilità sia prima di tutto una questione di consapevolezza e responsabilità collettiva.
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