Nel quadro degli incontri preparatori al prossimo appuntamento di ottobre “Comunicare l’Abitare”, si è tenuto lo scorso 6 giugno presso la sede romana della University of Arkansas a Palazzo Taverna l’evento “Abitare il domani”, promosso da Casa Radio con il patrocinio ,tra gli altri, dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma.
Al centro del dibattito, la necessità di coniugare sostenibilità ambientale, inclusione sociale e innovazione tecnologica. In questo contesto si è inserito l’intervento di Andrea Petrina, Head of Competence Center Energy di Cassa Depositi e Prestiti (CDP), che ha fornito una fotografia aggiornata del ruolo che l’istituto gioca nella transizione energetica del settore abitativo italiano.
CDP: una leva strategica per l’efficienza energetica
«CDP non è una banca tradizionale, ma un istituto di promozione policy-driven», ha esordito Petrina, chiarendo la natura dell’intervento pubblico in campo energetico. La valutazione dei progetti non è solo finanziaria, ma si fonda su un’analisi multidimensionale che include qualità tecnica, track record dell’ente proponente, impatto ambientale e sociale, oltre a un’approfondita valutazione costi-benefici.
Le nuove costruzioni finanziate da CDP devono rispondere ai requisiti NZEB – Nearly Zero Energy Building, mentre le ristrutturazioni devono assicurare significativi salti prestazionali, secondo una logica orientata alla massima efficienza.
Una nazione a rischio povertà energetica
L’intervento ha affrontato anche i nodi strutturali del contesto socioeconomico. Secondo i dati presentati, il 23,1% della popolazione italiana era a rischio povertà o esclusione sociale nel 2023. A ciò si aggiunge che oltre il 70% delle famiglie con reddito medio netto annuo di 36.000 euro non può sostenere autonomamente gli interventi necessari per l’efficientamento energetico – come installazione di pompe di calore o impianti fotovoltaici – il cui costo si aggira tra i 15 e i 20 mila euro.
«La sostenibilità dell’abitare non è ancora, per molti, un diritto garantito», ha sottolineato Petrina.
Real asset e housing sociale: i numeri di CDP
Attraverso CDP Real Asset, l’istituto gestisce 4 miliardi di euro di asset distribuiti in housing sociale, student housing, senior housing dotati di servizi digitali e sanitari (come la telemedicina), e progetti di service housing per giovani. Tuttavia, uno dei paradossi più evidenti riguarda l’underuse del conto termico: oltre 200 milioni di euro di progettipotenzialmente attivabili risultano ancora non utilizzati, con un tasso di non accesso superiore al 50%.
«È necessario un sforzo collettivo per aumentare la consapevolezza sui benefici concreti di questi strumenti», ha affermato Petrina, puntando il dito sulla distanza tra strumenti disponibili e la capacità amministrativa locale di attivarli.
70 milioni di mq da riqualificare: la sfida delle PA
Nel solo comparto dell’edilizia pubblica residenziale si stimano 60-70 milioni di metri quadrati da riqualificare. L’investimento necessario per affrontare questa mole di edifici si colloca tra i 2 e i 4 miliardi di euro l’anno, a fronte di una spesa energetica delle pubbliche amministrazioni che ammonta a circa 5 miliardi di euro annui.
Il supporto di CDP si traduce in un’attività di advisory tecnico-operativa alle amministrazioni, dalla definizione del piano strategico fino all’assistenza nella predisposizione dei bandi. Un aiuto fondamentale per enti che spesso non dispongono di risorse interne adeguate.
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AI generativa e satelliti: la nuova progettazione energetica
Nel cuore dell’approccio CDP vi è l’impiego di strumenti digitali e tecnologie avanzate. Il processo parte dalla realizzazione di inventari energetici degli edifici, rilevando consumi elettrici e termici, stato degli impianti, dati di manutenzione. A questi si sovrappone una baseline energetica, sulla quale si costruiscono scenari alternativi di intervento.
Grazie all’uso combinato di modellazione energetica dinamica, AI generativa e rilevazioni geosatellitari, CDP è in grado di superare le lacune di dati che spesso bloccano l’attuazione degli interventi. È stato citato, ad esempio, l’utilizzo di pompe di calore aria-acqua compatibili con impianti radianti preesistenti, una soluzione che riduce significativamente i costi e l’invasività degli interventi.
Ritorni economici: fino a 20.000 euro annui per ogni milione investito
I vantaggi non sono solo ambientali, ma anche strettamente economici. Ogni milione di euro investito in efficienza energetica può generare benefici annui tra 15.000 e 20.000 euro, tenendo conto dell’autoconsumo (stimato al 30%) e della produzione fotovoltaica (con 1.300 ore operative annue).
Per le PA ciò si traduce in riduzione della spesa corrente, miglioramento del bilancio e possibilità di nuovi investimenti futuri. Per gli istituti autonomi case popolari, invece, il risparmio energetico si converte in maggiore capienza per il canone d’affitto e quindi in un equilibrio di gestione più stabile.
Gare o partenariato pubblico-privato?
Petrina ha evidenziato due modalità di attuazione principali per la PA: gare tradizionali e partenariati pubblico-privato (PPP). Le gare, tuttavia, presentano spesso limiti di copertura e mancanza di capitale disponibile. Il PPP, invece, consente di mobilitare competenze tecniche private senza impatto diretto sull’indebitamento pubblico.
Nonostante ciò, il peso del PPP in Italia è ancora limitato: solo 0,04% del PIL, contro lo 0,11% della Francia e lo 0,24% della Grecia. Un ritardo che, secondo CDP, è necessario colmare per raggiungere gli obiettivi energetici in tempi realistici.
Repower M17: 1,3 miliardi per ERP
Particolare rilievo ha assunto la Misura M17 del piano RepowerEU, che destina 1,3 miliardi di euro alla riqualificazione energetica dell’edilizia residenziale pubblica (ERP). Il meccanismo prevede un contributo a fondo perduto del 65% e un finanziamento agevolato del 35%.
CDP ha messo a disposizione un plafond di 50 milioni di euro, integrabile tramite garanzia SACE per permettere a ulteriori istituti di credito di entrare nel mercato. «L’obiettivo è drenare risorse europee e accelerare la messa a terra dei progetti», ha ribadito Petrina.
L’intervento si è chiuso con un richiamo alla necessità di creare un linguaggio comune tra tecnici, amministratori e cittadini. «Le tecnologie e i fondi ci sono – ha concluso Petrina – ma serve un sistema che sappia metterli a frutto in tempi compatibili con la sfida climatica ed economica».
Il percorso verso un abitare sostenibile non può prescindere dal superamento delle barriere finanziarie, amministrative e informative. La collaborazione tra enti pubblici, imprese e istituti come CDP è, oggi più che mai, la chiave per costruire un ecosistema abitativo in grado di coniugare innovazione, equità e resilienza.