Professor Verna: ” Dazi USA sull’UE, una manovra per coprire un debito pubblico americano da 36.000 miliardi di dollari”

Il Professor Fabio Verna, intervenuto a Casa Radio nel  “Buongiorno Italia”, avverte: “Attenti alle conseguenze economiche e geopolitiche, la situazione è complessa e richiede prudenza”

L’ economista Professor Fabio Verna è intervenuto alla trasmissione “Buongiorno Italia”, condotta dal Direttore Giovanni Lacagnina, per commentare l’annuncio ufficiale dell’ex presidente americano Donald Trump riguardo all’introduzione di nuovi dazi del 30% sulle importazioni provenienti dall’Unione Europea, in vigore dal 1° agosto.

Le misure, se confermate, interesseranno tutti i 27 Paesi membri dell’UE, in base al regime doganale unico previsto dagli accordi europei, compreso il Trattato di Schengen, che impone una politica commerciale comune verso l’esterno.

Trump ha giustificato la scelta con la necessità di riequilibrare il bilancio federale, in una fase in cui gli Stati Uniti affrontano un debito pubblico record di 36.000 miliardi di dollari, con scadenze imminenti per circa 2.000 miliardi nel breve termine. Inoltre, nel 2026, il Tesoro americano dovrà far fronte a scadenze di rimborso per altri 3.000 miliardi di dollari, un impegno che richiede liquidità straordinaria.
“L’aumento dei dazi è uno strumento rapido per generare entrate fiscali e tutelare l’economia interna in un contesto finanziario critico,” ha spiegato il Professor Verna.

La reazione in Europa è stata improntata alla prudenza. In particolare, Germania e Italia – le due economie europee con il maggior export verso gli Stati Uniti – si sono mostrate caute. “Roma, con la premier Giorgia Meloni, e Berlino comprendono che una risposta immediata potrebbe mettere a rischio settori strategici, dall’automotive all’agroalimentare,” ha sottolineato Verna.

Tra i comparti italiani più esposti c’è anche l’industria farmaceutica, che negli ultimi anni ha visto crescere significativamente le esportazioni verso gli Stati Uniti, oggi tra i principali mercati di sbocco per il settore. “Un aumento dei dazi su questi prodotti potrebbe avere ripercussioni dirette su aziende ad alta tecnologia e su un comparto chiave della bilancia commerciale italiana,” ha aggiunto l’economista.

Anche la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha adottato un profilo prudente, esprimendo “attenzione e preoccupazione” per l’annuncio, in attesa di conferme ufficiali e di un possibile dialogo diplomatico con Washington.

Il Professor Verna ha inoltre ricordato che il mondo segue con crescente apprensione gli annunci di Trump, spesso enfatici e non sempre seguiti da fatti concreti. Tuttavia, in questo caso, le tensioni sono alimentate dal contesto finanziario americano, caratterizzato da un dollaro debole, da una crescente esigenza di copertura del debito pubblico e dalla volatilità dei mercati finanziari, particolarmente nervosi in vista delle elezioni presidenziali USA.

Un punto cruciale dell’intervento ha riguardato anche la Cina, non solo come principale creditore estero degli Stati Uniti, ma anche per il suo peso commerciale globale. “Il mercato cinese oggi rappresenta un volume quasi triplo rispetto a quello americano,” ha ricordato Verna, “e la Cina detiene un’enorme leva strategica grazie al controllo delle cosiddette terre rare: minerali fondamentali per la produzione di smartphone, batterie, auto elettriche e tecnologia militare avanzata.”
Le terre rare sono oggi un elemento centrale nella contrattazione geopolitica tra Pechino e Washington, e potrebbero presto essere al centro di nuove restrizioni o pressioni incrociate.

In questo scenario in rapido mutamento, sarà decisivo l’incontro tra gli ambasciatori europei e statunitensi, convocato nei prossimi giorni, per valutare i margini di dialogo e prevenire un’escalation commerciale su larga scala.

Quanto agli effetti economici concreti per l’Europa e per l’Italia, Verna invita alla cautela: “È troppo presto per fare bilanci. Le conseguenze dipenderanno dalla durata e dall’ampiezza delle misure, dalle eventuali contromisure europee e dall’atteggiamento dei mercati. L’impatto reale si vedrà solo alla fine di questo ciclo, considerando anche che oggi l’euro è più forte del dollaro, un fattore che penalizza ulteriormente l’economia europea e le sue esportazioni verso gli Stati Uniti.”

Ascolta ora il Podcast:

Buongiorno Italia | Fabio Verna
Intervista del 14/07/25
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