Nella nuova puntata de L’Italia che Vale abbiamo acceso i riflettori sul tema dell’intelligenza artificiale. Ma lo abbiamo fatto con uno sguardo insolito, profondo, umano. Il protagonista? Un fisico, ma anche un insegnante. Un uomo che coniuga calcoli e coscienza, teoria e visione. Il suo nome è Matteo Giovannangelo, e con lui abbiamo esplorato non tanto cosa fa l’IA, ma come cambia il nostro modo di pensare.
Dimenticate l’IA come macchina calcolatrice, quella che risolve problemi su comando. Qui si parla di alleanza mentale, di una danza cognitiva tra uomo e tecnologia. Matteo la definisce “partner di pensiero”, non strumento. E già questa definizione ribalta la prospettiva.
Con parole chiare e mai distanti, ci ha raccontato come l’IA lo metta alla prova, come lo sfidi e, in certi casi, lo corregga. Ma non perché sia più intelligente, bensì perché riesce a porre domande inaspettate, a illuminare angoli morti del ragionamento umano. È un dialogo. È come avere un compagno di viaggio che non guida al posto tuo, ma ti obbliga a scegliere ogni curva con più consapevolezza.
Matteo ci ha spiegato come questa esperienza abbia cambiato anche la sua didattica. Insegna in un liceo scientifico sportivo, e lì porta l’IA in classe non come una bacchetta magica, ma come uno specchio che riflette i pensieri degli studenti, aiutandoli a formulare domande migliori, non solo risposte più rapide.
La scintilla del cambiamento, ci ha raccontato, è nata in un’aula, mentre parlava ai suoi studenti della pressione e del timpano. Da lì, un’intuizione che lo ha portato a una nuova interpretazione dello spazio-tempo. Non è stato un lampo isolato, ma l’inizio di un percorso: ha coinvolto modelli matematici, simulazioni, IA, verifiche, errori e nuove scoperte.
E qui arriva il punto più interessante: Matteo non è un guru della Silicon Valley, è un insegnante italiano che con passione ha deciso di mettere in discussione i metodi classici, aprendo a una visione diversa della conoscenza. Il suo messaggio è chiaro: l’IA non sostituisce l’uomo, lo completa, lo mette in crisi, lo migliora.
Nel finale della puntata, quasi in punta di piedi, ci ha lasciato una riflessione onesta: oggi si sente “più limitato”, perché con l’IA al fianco si accorge di quante cose dava per scontate. E forse è proprio questo il senso di tutta la puntata: la vera intelligenza è la capacità di mettere in dubbio se stessi.









