Paola Binetti: “Giorgia Meloni pronta per essere la prima donna alla guida del Paese”

La senatrice intervenuta a Casa Italia Radio, nella rubrica Buongiorno Casa Italia, condotta da Giovanni Lacagnina, a sostegno dell’impegno sociale e politico dei Moderati, esalta la figura della leader di Fratelli d’Italia e auspica per la prossima Legislatura un Esecutivo responsabile e coeso.


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Abbiamo in collegamento la senatrice Paola Binetti. Buongiorno. Prima di parlare di questa fase politica volevo farle una domanda che riguarda la morte della regina Elisabetta II, da Edimburgo in questo momento vediamo l’omaggio degli scozzesi al feretro della regina, in particolare sul come e se cambierà la politica del Regno Unito, anche in funzione di quella dell’Unione Europea a seguito di questa perdita?

Io credo che la Regina Elisabetta d’Inghilterra resta per tutti noi un esempio veramente straordinario di fedeltà alle istituzioni. Credo che quello che è stato mandato in onda più volte è stato il suo giuramento nel momento in cui è stata incoronata come regina. Giuro di servire, o in una vita breve o in una vita lunga, potremmo dire, nella buona e nella cattiva sorte, mio Paese. Giuro di servire il mio popolo. Questo resta, secondo me, la cosa che più mi ha impattato. Cioè questo senso di responsabilità profonda della massima autorità, non in un ruolo di potere, ma in un ruolo di servizio. Credo che tutti noi dovremmo imparare, e riconoscere anche questo consenso straordinario che la Regina raccoglie anche dopo la sua morte, questa lezione straordinaria. Che cosa si aspetta la gente da chi governa? Cosa si aspetta la gente da chi in qualche modo ha un ruolo, di provvidenza per tutte le necessità di un Paese? Si aspetta questa dimensione di servizio incondizionato in cui tutti gli aspetti personali, familiari, i gusti, la stanchezza, la fatica, gli anni che passano, tutto è messo al servizio di questo grande impegno che si sottoscrive nel momento in cui uno accetta di prendere questa responsabilità. Ecco, a me questa è la cosa che mi ha fatto più riflettere in questi giorni.

Si va verso le figure femminili per quanto riguarda le leadership politiche, lo abbiamo visto anche in Inghilterra, lei che fa parte del centrodestra cosa ne pensa?

Faccio parte dei moderati, che rappresentano un pò anche all’interno del centrodestra la novità, cioè rappresentano quella compagine che nasce non da una scissione, da una divisione, ma che nasce da una ricomposizione, quindi da un ritrovamento di una sorta di unità per offrire a tutta l’area del centrodestra quella dimensione di moderazione che è capacità di dialogo, che buon senso, che è prossimità ai bisogni reali della gente comune, che è lotta alle ideologie per poter stare davvero sul pezzo accanto a ciò che serve, accanto a ciò di cui le persone hanno bisogno. Da questo punto di vista devo dire che, a proposito della leadership femminile, c’è nel femminile una sua naturale tendenza proprio ad affrontare e a risolvere i problemi della concretezza. Forse qualche volta le donne possono sembrare meno dotate rispetto a quello sguardo lungo sulle cose che qualche volta sembra un po una prerogativa maschile. Ma in realtà a volte questo sguardo lungo è così lungo e così lontano e così remoto, rispetto alla quotidianità con cui bisogna misurarsi, di cui bisogna assumere la responsabilità nel qui e ora, io credo che, è chiaro che è la complementarietà è la ricchezza in tutto, nella vita di famiglia, nella vita professionale e nella vita politica, però in questo senso la leadership femminile ti porta ad essere aderente alla concretezza dei problemi e a non sognare soltanto con quello che si potrebbe fare, ma fare i conti con ciò che oggi possiamo e dobbiamo fare. Da questo punto di vista un opportuno mix di leadership diverse e quindi un rispetto però profondo anche per la novità che rappresenta anche in Italia probabilmente avremo una donna leader, non è da escludere affatto la possibilità che Giorgia Meloni sia la prima donna premier in Italia. Però in questo caso ciò che più di tutto ci appassiona è sapere che le persone non si debbono sentire sole, perché c’è qualcuno che nella concretezza ragiona con loro su ciò che in questo momento gli tocca nella propria pelle.

Lo spessore dal punto di vista carismatico di Giorgia Meloni c’è, ma anche da quello politico secondo lei?

Francamente Giorgia Meloni è una persona che alle elezioni precedenti, quindi, diciamo cinque anni fa circa, ha avuto poco più del 4 / 5%, ma è stata capace di operare una operazione di trasformazione. È vero anche che noi abbiamo bisogno a ogni tornata elettorale di avere la nostra ventata di novità. Ce l’abbiamo avuta quando c’è stato Matteo Renzi, che ha fatto quel risultato al 40%. Sembrava che tutto dovesse andare in quella direzione. Subito dopo abbiamo avuto l’altro Matteo, quando pure lui ha fatto il 40%. E poi abbiamo visto tutte queste leadership crescere, assorbire il bisogno di cambiamento che è esploso nella legislatura precedente con la presenza dei cinque Stelle e, quasi a sorpresa, un 30% proprio ottenuto con voglia di cambiare. Sentire oggi i picchi nei sondaggi di Giorgia Meloni trascina con sé anche questo senso di insoddisfazione nel Paese, di voglia di cambiamento. Come dire ne abbiamo provate tante. Poi abbiamo anche una leader che donna. Un partito che non è mai stato il partito di maggioranza relativa e che invece in questo momento lo è fuori di ogni discussione. Proviamo a capire se il Paese è in grado di dare quella svolta positiva in cui anche tutte le riforme preannunciate col Pnrr trovano un loro spazio. Giorgia Meloni è il leader della destra indiscusso, e proprio per questo noi riteniamo che all’interno della coalizione del centrodestra ci sia un bisogno fondamentale di una componente dei moderati. E’ come dire, nell’arco del centrodestra uno dei poli è rappresentato da Giorgia Meloni, con la sua forza anche con la sua gioventù e la sua passione per la sua determinazione, ma l’altro polo deve essere quello dei moderati, cioè portatori di una cultura, di una storia, di una tradizione, di uno stile, di un modo di fare politica attraverso il dialogo aperto, schietto e anche attraverso la competenza professionale che trascinano dietro.

Che ne pensa del confronto fra Giorgia Meloni ed EnricoLetta? Lei che conosce bene anche Letta

Conosco bene, nel senso che al mio inizio nella vita politica abbiamo condiviso un pezzo di storia e l’abbiamo condiviso fin tanto che però poi la Margherita non si è sciolta con i DS nel Partito democratico e la componente sinistra è andata crescendo, lievitando e assumendo delle dimensioni che sono totalmente estranee a tutta una serie di valori a cui io credo profondamente e a cui ho dedicato una parte significativa della mia vita. È chiaro che Letta e la Meloni fanno scintille. Sanno come dire gli opposti, anche all’interno di una campagna elettorale come quella che stiamo vivendo, tant’è vero che la loro battaglia è quella del voto utile. Per me la battaglia del voto utile è quella per i moderati, proprio perché bisogna uscire fuori da questa impasse così fortemente conflittuale. Detto questo, però, la cosa che mi sembra significativa è che per Letta c’è una visione paradossalmente congelata quando parla di Draghi, solo Draghi nient’altro che Draghi e il Pnrr non si tocca il più. E come se lui avesse paura di affrontare una situazione per cui quando è stato elaborato quel Pnr, non c’era la crisi energetica, non c’era la guerra, si pensava che la pandemia si sarebbe risolta con la grande incursione dei vaccini. Noi ci troviamo rispetto a tre anni fa un Paese oggettivamente impoverito, un Paese stanco, un paese in cui per la prima volta i ragazzi che sono andati ieri a scuola si sono seduti sul banco e hanno conosciuto i loro compagn per la prima volta. I ragazzi di terza media, i loro compagni che sarebbero stati compagni di prima media due anni fa, non avevano mai praticamente mai visti, non avevano mai interfacciato con loro discusso solo loro, guardati in faccia senza mascherine. Quindi noi ci troviamo davanti a un panorama di paese nuovo, che necessariamente richiede una rivisitazione. E’ come la fissazione dei cinque stelle quando dicono che il reddito di cittadinanza non si tocca. Ma è evidente che reddito cittadinanza ha risolto alcuni problemi per alcune persone, ma è stato un esborso e anche da questo punto di 10 miliardi di euro, che se fossero stati messi nelle politiche attive concrete per i giovani, avrebbero generato reddito, mentre invece cosi l’hanno soltanto consumato. Che ci debbano essere politiche di contrasto alla povertà, questo lo sappiamo, noi dovremo sempre farci carico dei più poveri, cioè di quelle classi sociali maggiormente in difficoltà, su questo non c’è ombra di dubbio, ma i cinque Stelle nella loro chiamiamola pure incompetenza politico professionale, perché questo è il punto, erano politici alla prima ora ed erano persone che da un punto di vista professionale non si erano mai misurati, nemmeno con la fatica di qualunque tipo di lavoro o di governo, hanno fatto confusione, confusione tra politiche per il lavoro e politiche di contrasto alla povertà. Perché si resta attaccati a un’idea attaccati ad un ideogramma quasi, che deve rimanere immutato, che è tutto il contrario di quello che vogliamo fare noi quando da moderati cerchiamo di leggere la realtà e di trovare i problemi emergenti per offrire risposte ai problemi emergenti in un dialogo costante e continuo con la gente.

Abbiamo visto il confronto fra Letta e Meloni, però queste elezioni potrebbero anche darci un nulla di fatto, voi sareste d’accordo con un eventuale campo largo anche con l’appoggio del Pd?

Sarebbe l’espressione più drammatica del fallimento totale della legge elettorale con cui andiamo a votare. Questo significherebbe che una legge elettorale che deve rispondere a due obiettivi quello diciamo tra virgolette, di garantire la giusta rappresentatività delle posizioni che ci sono nel Paese e quello di consentire un governo sereno, sicuro o chiaro per il Paese, sarebbero venute meno. Questo già lo dicevamo che la legge elettorale con cui stiamo. Ora io credo che la responsabilità del presidente della Repubblica è quella di garantire al Paese, nelle condizioni concrete in cui ci si troverà la migliore soluzione possibile, cioè non la migliore soluzione in assoluto, ma la miglior soluzione possibile. In questo momento sembra che il campo largo del centrodestra e quindi della coalizione di centro destra, sembra che non dovrebbe avere problemi se sia messa in condizioni per i numeri che otterrà. Ma sono i numeri dei sondaggi che non sempre corrispondono ai numeri della realtà, dovrebbe poter governare con chiarezza, ristabilendo una dialettica sana tra maggioranza e opposizione. Se questo non sarà possibile, sarà il buon senso del Presidente della Repubblica valutare in che modo si possa creare quel dialogo all’interno delle diverse forze politiche per poter offrire al Paese le soluzioni che riguardano la famiglia, il lavoro, la salute, i giovani, lo sviluppo economico e tutto converge intorno a questo groviglio rappresentato dalla crisi energetica, dalla quale sembra così difficile riuscire a venire fuori. Questa sarà la grande responsabilità di Mattarella, che dovrà tener conto della volontà degli elettori e quindi, se la maggioranza sarà schiacciante, non potrà ovviamente ignorarla, però, che nel dubbio dovrà fare quell’esercizio di equilibrio, di pesi e contropesi per capire che cosa possiamo offrire al Paese. D’altra parte, guardi, veniamo da cinque anni in cui è stato sperimentato tutto e il contrario di tutto. Chi l’avrebbe mai detto all’inizio che cinque stelle in Lega governassero insieme? Ci sembrava una soluzione, ad alto rischio, anche la seconda, quella fra cinque Stelle e Pd. Con un Pd che non aveva vinto queste elezioni, anzi l’aveva chiaramente persa e che non aveva vinto le elezioni precedenti, ma che in qualche modo aveva quella capacità camaleontica di riuscire a occupare la maggioranza dei posti di potere. Vogliamo parlare di questa abilità di stare al governo senza il consenso popolare. E questo è il punto. Poi la terza soluzione con Forza Italia che entra dentro qualcosa si è riuscito a fare. Tra l’altro vedremo oggi alla prova dei fatti. Oggi col decreto con il buon senso di tutti, a far arrivare alle persone gli aiuti necessari e in qualche modo indispensabili per la sopravvivenza.

Senatrice grazie, intanto, per la sua consueta disponibilità. In bocca al lupo per il suo futuro politico e buon lavoro al Senato questa mattina.

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