Cosa si intende quando parliamo di “parte femminile”?
Innanzitutto, è importante chiarire un equivoco di fondo: non è una questione di genere.
Parlare di energia femminile – come ci guiderà a fare l’ospite della prossima puntata del Salotto del Coach, Elvira Cuka– non significa aprire un confronto tra uomini e donne, né invocare nostalgie del passato o ruoli stereotipati.
Significa piuttosto aprire una riflessione urgente e attuale su quali energie premiamo nel nostro sistema sociale, educativo e professionale.
Viviamo in una cultura che esalta il fare, il controllo, la logica, la performance, la rapidità, la competitività.
Tutte caratteristiche comunemente associate a quella che definiamo energia maschile – presente in ognuno di noi, al di là del sesso biologico.
Ma cosa accade quando, all’interno di questo sistema, l’altra metà – quella dell’accoglienza, della lentezza, dell’intuizione, della sensibilità, della connessione – viene messa da parte, svalutata o persino derisa?
Le qualità dell’energia femminile
Accoglienza. Intuizione. Ascolto profondo. Capacità di leggere il non detto.
Rallentare per osservare meglio. Sentire prima di agire.
Connettersi con ciò che accade nel profondo, oltre l’apparenza.
Tutto questo appartiene a quella che chiamiamo energia femminile.
Un’energia che non ha bisogno di dimostrare, ma che sa contenere.
Non ha bisogno di dominare, ma di generare.
Non accelera, ma accompagna.
In un sistema che tende a premiare il fare e la prestazione, queste qualità sono spesso considerate secondarie, se non addirittura ostacoli al successo.
Eppure, chiunque abbia esperienza reale nel mondo professionale sa che senza empatia, senza ascolto, senza presenza… nessuna leadership è sostenibile.
Una riflessione per il mondo dell’abitare
Chi lavora con le case, con gli spazi, con le persone, sa quanto sia importante non solo costruire, ma accogliere.
Non solo vendere, ma comprendere i desideri e le paure del cliente.
Non solo progettare, ma sentire i bisogni invisibili.
L’energia femminile è quella che permette di percepire i dettagli invisibili, di costruire spazi vivi, di cogliere ciò che sfugge alla pura analisi tecnica.
Nel nostro settore – architettura, design, immobiliare, consulenza – spesso si guarda solo al risultato, al margine, al tempo impiegato.
Ma ci dimentichiamo che i luoghi migliori non sono quelli perfetti, ma quelli che ci fanno sentire a casa.
E per fare questo, serve un’energia diversa: quella del sentire.
La stanchezza che non si spiega
Una delle frasi più forti che Elvira condividerà durante la puntata è questa:
“Non siamo stanchi perché facciamo troppo.
Siamo stanchi perché facciamo troppo contro la nostra natura.”
In effetti, oggi moltissime persone – soprattutto professionisti, manager, imprenditori – vivono una forma di esaurimento interiore.
Non una fatica fisica, ma una disconnessione: dal proprio sentire, dai propri ritmi, dai propri valori.
Quando viviamo troppo a lungo fuori asse, guidati solo da ciò che è socialmente premiato ma non è realmente nostro, entriamo in una crisi profonda.
Una crisi fatta di apatia, irritabilità, tensione, sensazione di “non sapere più chi si è”.
Riabbracciare ciò che siamo
Elvira Cuka ci aiuterà a vedere come ritrovare la propria energia naturale non è un gesto egoistico, ma un atto di coraggio.
Un atto evolutivo, che può cambiare la relazione con noi stessi, con gli altri, e con il nostro lavoro.
In un’epoca che ci spinge sempre a fare di più, tornare a sentire di più è forse la vera rivoluzione.
Non per smettere di fare.
Ma per fare meglio, con più autenticità, allineamento e senso.










