Leadership gentile o autoritaria? Il futuro è umano

treo coach a confronto sulla leadership gentile e autoritaria

Viviamo in un’epoca in cui la parola “leadership” è ovunque, ma la sostanza spesso sfugge. Troppe aziende confondono ancora il leader con il capo, il comando con la guida, l’imposizione con l’influenza. Eppure, mai come oggi, il vero interrogativo che ogni organizzazione dovrebbe porsi è questo: qual è lo stile di leadership capace di generare fiducia, risultati e benessere duraturo?

Mi sono reso conto che se ne parla spesso, forse non in maniera così chiara ed efficace per far comprendere il tema e quindi ne abbiamo parlato nel nuovo episodio de Il Salotto del Coach con due colleghi e amici: Angelo Storari ed Elvira Cuka. Tre coach a confronto, tre visioni apparentemente diverse, ma profondamente convergenti.

Il mito del leader autoritario

Angelo ha provocato subito: “Non buttiamo il bambino con l’acqua sporca. La leadership autoritaria, se ben usata, può essere utile”. E in effetti, in contesti ad alta urgenza o crisi, una guida netta e determinata può fare la differenza. Il problema nasce quando l’autorità si trasforma in abuso di potere, quando il controllo sostituisce il dialogo. Oggi, un leader che urla o umilia ha già perso. Le persone non vogliono essere “comandate”: vogliono essere coinvolte, viste, riconosciute.

Gentilezza: il nuovo potere silenzioso

Elvira ha portato uno sguardo altrettanto lucido: “La leadership gentile non è debolezza. È empatia unita alla decisione.” Spesso la gentilezza viene scambiata per mollezza, per incapacità di porre confini. Ma la vera leadership gentile è quella che sa dire “no” senza perdere il rispetto, che corregge senza distruggere, che guida senza dominare.

La gentilezza non è mai “compiacenza”. È una scelta consapevole e coraggiosa. Richiede presenza, ascolto attivo, ma anche fermezza. Il rischio, se male interpretata, è quello di evitare il conflitto per paura di perdere il consenso. E questo, nel lungo periodo, mina l’efficacia di qualsiasi guida.

La terza via: la leadership integrata

Quello che è emerso dalla nostra conversazione è che non c’è un modello unico di leadership vincente. Serve flessibilità. Serve intelligenza situazionale. E soprattutto, serve una forte coerenza tra ciò che il leader dice, pensa e fa.

Il futuro della leadership non è gentile contro autoritaria. È gentile con autorevolezza. È una leadership che si adatta, ma non si piega. Che sa ispirare, ma anche decidere. Che accoglie le emozioni, ma non rinuncia alla direzione.

Oggi, guidare significa essere esempio. E le persone seguono chi le fa sentire importanti, non chi grida più forte.

Una riflessione che va oltre l’impresa

Questo dibattito non riguarda solo i manager. Riguarda chiunque occupi una posizione di influenza: insegnanti, genitori, dirigenti pubblici. In ogni ambito, la sfida è la stessa: guidare con umanità e forza insieme.

Ascolta ora il Podcast:

IL SALOTTO DEL COACH
Puntata del 15/07/25
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