La nuova era della formazione

formazione post pandemica

Quando la pandemia ha trasformato un’abitudine di nicchia in un movimento di massa, mettendo webcam, neuroni-specchio e autenticità al centro dell’aula virtuale.

Il jingle d’apertura di CasaRadio non si era ancora dissolto che Angelo Storari, “dottor entusiasmo”, ha sparato la sua prima verità: «Sto divinamente». Un’affermazione che, ancora prima di entrare nel merito del tema, racconta quanta energia nuova circoli oggi nel mondo della formazione personale e professionale. Per capire da dove nasce, basta ripercorrere i flash che Storari ha condiviso durante la puntata de Il Salotto del Coach insieme a Maurizio: aule online che alle 20:15 raccolgono dodici partecipanti paganti, tutti con videocamera aperta; sessioni che si protraggono fino alle 22, tra esercizi di postura, respiri guidati e dibattiti accesi. «Fino al 2019 sarebbe stato impensabile» confessa il conduttore, stupito di fronte a questa “prima serata” dove Zoom sostituisce il telecomando.

La pandemia è stata lo spartiacque. Prima l’apprendimento digitale era un’opzione residuale; oggi è la rotta principale, tanto che lo stesso Storari distingue un “prima” e un “dopo” Covid nella sua carriera quarantennale: «È la prima volta nella storia che, mentre ti parlo, mi vedo e ci vediamo tutti. Questo cambia tutto». L’effetto non si limita alla logistica: l’online impone autenticità. I “predicatori da palcoscenico” che un tempo potevano incantare platee distratte sono ora smascherati da una webcam che restituisce ogni dettaglio – entusiasmi e incoerenze. Chi non aggancia sul piano umano viene, semplicemente, “skippato”.

C’è di più, Storari ricorda come la neuro-scienza – dai neuroni-specchio al “campo energetico” che si crea in diretta – dimostri l’efficacia dell’interazione sincrona rispetto alla visione differita. Chi chiede la sola registrazione perde la componente emotiva che imprime i concetti nella memoria di lungo periodo. Per questo, spiega il coach, «non posso garantire lo stesso risultato a chi si collega in differita». È la vittoria dell’esperienza partecipata sul vecchio e-learning “a consumo”.

Cosa succede nelle aziende?

E l’impresa? Anche qui il cambiamento è profondo. Lo smart working, sperimentato in emergenza, ha mostrato che molti professionisti producono “il doppio” da casa, riducendo pendolarismo e stress. Chi investe nella propria crescita può incastrare un’ora di masterclass tra la cena e la messa a letto dei figli, con benefici che ricadono subito sul lavoro del giorno dopo. Non a caso, secondo le ricerche citate in trasmissione, entro il 2035 oltre il 65 % della forza lavoro sarà coinvolta in percorsi di up-skilling o re-skilling continui ​. Le aziende che pensano di tornare al controllo “vista-scrivania” rischiano di frenare la produttività e di perdere talenti abituati alla flessibilità.

Un altro segnale potente è il passaggio da “spettatori” a “protagonisti”. Nella trasmissione, Maurizio descrive quella webcam accesa come l’esatto contrario del divano davanti al TG delle 20: «Siamo cambiati: non subiamo più lo schermo, lo abitiamo» così la formazione diventa palestra quotidiana, dove l’allievo si allena in tempo reale, riceve feedback immediati, torna in breakout-room e sperimenta il concetto prima ancora che la lezione finisca.

E se il format serale pareva un azzardo, oggi è un asset. La mente, dopo la giornata lavorativa, è carica di fatti concreti su cui “innestare” idee nuove. Chi conduce deve quindi programmare momenti di scarico (respiri, stretching, risate calibrate) per evitare overload cognitivo, ma il vantaggio competitivo è evidente: il discente applica la nozione già l’indomani, nel vivo delle attività, riducendo il gap tra “teoria” e “pratica”.

Il futuro della formazione

Che cosa ci attende? Due trend emergono con chiarezza. Primo: micro-percorsi verticali, pensati per bisogni specifici (leadership inclusiva, gestione dell’energia, vendita in metaverso), erogati in pillole da 90 minuti ma dentro community che restano vive 24/7. Secondo: ibridazione costante di linguaggi – video, podcast, challenge gamificate, reti di mentoring –, perché la stessa platea serale di Storari ora pretende stimoli diversi ogni settimana.

La radiografia offerta dal Salotto del Coach è quindi lampante: la formazione post-pandemia non è un aggiornamento di software, è un cambio di sistema operativo. Chi crea contenuti deve sintonizzarsi su tre coordinate nuove: sincronico, autentico, interattivo. Chi apprende deve indossare cuffie e webcam con la stessa naturalezza con cui, un tempo, prendeva penna e quaderno. In questo patto rinnovato, la crescita non ha più orari né confini di aula: è un flusso h24 che fa rima con libertà, responsabilità e – perché no – entusiasmo.

Ascolta ora il Podcast:

IL SALOTTO DEL COACH
Puntata del 29/04/25
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