Capo vs Leader
Nella nuova puntata de Il Salotto del Coach, in onda su casaradio.it, abbiamo acceso i riflettori su un tema che tocca il cuore delle organizzazioni e delle relazioni professionali: la leadership. Per l’occasione ho avuto il piacere di ospitare Angelo Storari, mental coach e formatore, con cui abbiamo approfondito le dinamiche che distinguono un semplice “capo” da un autentico leader.
La domanda da cui siamo partiti è semplice, ma decisiva: Chi è davvero un leader?
Spesso, nella quotidianità aziendale, si tende a confondere il ruolo formale con la leadership effettiva. Avere un titolo, una scrivania più grande o l’ultima parola non equivale automaticamente a guidare le persone. Il capo comanda, gestisce, assegna compiti. Il leader ispira, orienta, coinvolge. E la differenza, come ha ricordato Storari, si percepisce fin da subito: un capo si fa temere, un leader si fa seguire.
Durante la trasmissione, abbiamo elencato alcune delle qualitĂ fondamentali che un vero leader dovrebbe possedere. Le riassumiamo qui, come bussola per chi ogni giorno si misura con la responsabilitĂ di guidare:
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Visione: il leader ha la capacità di guardare oltre l’orizzonte, di tracciare una direzione chiara e motivante.
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Credibilità : è coerente tra ciò che dice e ciò che fa. La fiducia si costruisce con l’esempio.
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Ascolto attivo: sa mettersi davvero in connessione con le persone, accogliendo opinioni, emozioni e segnali deboli.
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Empatia: comprende il punto di vista altrui, creando relazioni autentiche.
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Intelligenza emotiva: gestisce le emozioni proprie e altrui, trasformando tensioni in occasioni di crescita.
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Determinazione: non si lascia abbattere dalle difficoltĂ , mantiene la rotta con tenacia.
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CapacitĂ di ispirare: piĂą che dare ordini, il leader genera entusiasmo, trasmette significato e appartenenza.
Un punto particolarmente interessante emerso nel confronto è il rischio di non essere riconosciuti come leader, anche quando si possiedono qualità e competenze. Questo accade quando manca una componente chiave: la relazione. Un leader che non costruisce rapporti autentici, che non ascolta, che non valorizza, rischia di restare invisibile o addirittura respinto. La leadership, infatti, non si impone: si conquista. Ed è il gruppo a conferirla, non l’organigramma.
Abbiamo dedicato la seconda parte della puntata a offrire consigli concreti ai leader di oggi, in un contesto sempre più complesso e in continua trasformazione. Storari ha sottolineato quanto sia ormai indispensabile sviluppare una leadership umana, capace di integrare razionalità e sensibilità . La chiave? L’intelligenza emotiva, come dicevamo. Perché un leader che non sa riconoscere e regolare le proprie emozioni sarà in balia delle pressioni. E uno che non sa leggere le emozioni altrui, rischierà di perdere il contatto con il proprio team.
Infine, abbiamo sottolineato quanto l’ascolto attivo e l’empatia siano oggi più che mai strumenti decisivi. In un mondo che corre, chi sa fermarsi per ascoltare davvero ha un vantaggio competitivo. Non si tratta di “buonismo” o soft skill, ma di strumenti concreti per gestire persone, conflitti, cambiamenti. Un leader empatico non è quello che compiace tutti, ma colui che sa creare un clima psicologicamente sicuro, in cui le persone si sentono viste, ascoltate, valorizzate.
In chiusura, ci siamo lasciati con una riflessione: la leadership è un viaggio, non una destinazione. Non è uno stato, ma una pratica quotidiana. Non basta studiarla: bisogna viverla, allenarla, mettersi in discussione. Perché guidare gli altri richiede, prima di tutto, di saper guidare sé stessi.
Vi aspetto alla prossima puntata de Il Salotto del Coach, dove continueremo a esplorare il mondo della crescita personale e professionale, con ospiti e storie che ispirano il cambiamento.