Casa evolutiva
Il progetto “Casa Evolutiva”, realizzato da Renzo Piano e Peter Rice nel 1978, prende le mosse dalla volontà di creare una casa modificabile al suo interno, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. 1978
La Casa Evolutiva di Renzo Piano è un progetto innovativo che riflette le idee del celebre architetto italiano sulla sostenibilità e la modularità nell’architettura. la Casa Evolutiva rappresenta un esperimento di abitazione modulare che può essere adattata nel tempo alle esigenze e ai cambiamenti della vita dei suoi abitanti.
L’idea centrale alla base del progetto è quella di una casa che evolve, cresce e si adatta. La casa è concepita come un sistema di elementi modulari che possono essere combinati in vari modi, permettendo una personalizzazione nel tempo in base alle necessità del momento. Piano si ispira alla naturale capacità di crescita e trasformazione degli esseri viventi, cercando di applicare questi concetti anche nell’architettura.
La struttura è composta da moduli prefabbricati, facilmente assemblabili e adattabili. La casa è pensata come una sorta di “scheletro” che può essere modificato, ampliato o ridotto a seconda delle circostanze, anche nel corso degli anni. Il materiale principale utilizzato è il legno, che contribuisce alla sostenibilità del progetto e rende la costruzione facilmente modificabile.
PERIODO STORICO CONCETTO DI PARTECIPAZIONE E INCLUSIONE
Partiamo col dire che più che un progetto singolo si tratta di una serie di progetti sperimentali che indagano sulla flessibilità dello spazio abitativo.
Questa sperimentazione la rivediamo in alcune opere quali:
- Quartiere residenziale Boschetto a Genova (1968/1970)
- Abitazioni unifamiliari a Cusano 1970/74
- L’alloggio tipo Evolutive Housing 1976 per la ricostruzione del terremoto in Friuli Venezia Giulia
- Quartiere Residenziale Rigo a Corciano (1978/82)
- Il centro di Salute mentale a Bastia Umbra (1978)
In questi prototipi di flessibilità dello spazio abitativo risulta invariabilmente intrecciata alla costruzione per elementi prefabbricati.
Il cantiere è l’officina di montaggio-assemblaggio in pezzi.
Il concept alla base a questi progetti è mettere a disposizione uno spazio espressivo modellabile intorno alle esigenze dell’individuo, così da rendere capace il soggetto di seguire bisogni personali reali e non schemi imposti da strutture esterne, materiali e sociali.
C’è un video che gira online dove appunto Piano sottolinea come il progetto si adatti poi agli effettivi bisogno abitativi e non al concetto spesso consumistico di possedere una casa di un certo tipo perché ce lo impone la società… ritorna un po’ la lezione del Less is more (eliminare il superfluo appunto in virtù della funzionalità e del reale bisogno).
Non a caso quello degli anni Settanta è il periodo durante il quale un altro grande architetto del tempo, Giancarlo de Carlo, si spese per un’architettura “PARTECIPATA”, organizzando tavoli di lavoro con gli abitanti di un quartiere che stava progettando a Terni.
Un approccio inclusivo verso il quale lo stesso Renzo Piano si mostra particolarmente sensibile anche in altri progetti.
Lo stesso Piano definisce una “struttura primaria” e una “secondaria”, affidate rispettivamente all’architetto, a cui è demandata la progettazione della struttura portante e delle sue pareti perimetrali e al futuro abitante al quale viene affidato il compito di suddividere lo spazio interno.
Uno degli aspetti più innovativi del progetto è l’idea che l’architettura debba rispondere ai cambiamenti sociali, familiari e ambientali nel tempo, piuttosto che restare rigida e immutabile. In questo senso, la Casa Evolutiva si pone come una soluzione abitativa flessibile, che ha influenzato in modo significativo l’architettura contemporanea, soprattutto nel contesto delle case a basso impatto ambientale e ad alta adattabilità.
DESCRIZIONE DELL’OPERA – il Prototipo
Il progetto che noi conosciamo come “Casa evolutiva – Evolutive housing” si riferisce al
prototipo ideato da Renzo Piano e Peter Rice in occasione del concorso per la ricostruzione successiva al sisma che ha colpito il Friuli Venezia Giulia nel 1976.
Il prototipo fu sviluppato con la VIBROCEMENTO PERUGIA, oggi GENERALE PREFABBRICATI, e si componeva di una struttura, ovviamente, antisismica di profili a C in cls armato a formare una scatola monolitica 6*6 m
Le due pareti libere sul fronte e il retro erano libere e tamponate da grandi vetrate e lo spazio interno poteva essere diviso con un ulteriore solaio intermedio sorretto da esili travi reticolari metalliche.
La superficie abitabile poteva variare dai 50 a 120 mq, in base alle esigenze dei futuri utilizzatori.
Una casa modificabile sia sul piano quantitativo ma anche la destinazione d’uso e addirittura il grado di finitura, da un grado molto rudimentale a un livello, come definiva lo stesso PIANO “soddisfacente”.
Dal punto di vista impiantistico gli impianti erano stati pensati e realizzati interamente a vista per agevolarne e semplificare le operazioni manutenzione e di eventuale modifica e l’impianto di riscaldamento è previsto con sistema solare al fine di ridurre ulteriormente i costi di gestione. Nell’eventualità che ci sia necessità di incrementare ulteriormente la superficie della casa, è presente una parete mobile di vetro e metallo che permette di ampliare l’area abitabile.
LE DECLINAZIONI DEL PROTOTIPO
Questo sistema costruttivo – definito all’epoca Evolutive Housing” – ebbe, pur con alcune varianti, una
Estensiva applicazione nel quartiere Rigo (1978-82) a Corciano, nei pressi di Perugia.
I moduli abitativi singoli, o aggregati in linea, realizzati in duplex per un’altezza massima di 12 metri,
si appoggiano per file parallele nel crinale di una collina, assecondandone le curve di livello.
Al posto di vetrate mobili, le abitazioni esibiscono pareti fisse in pannelli sandwich verdi, gialli, rosa e rosso acceso, che rendono il quartiere immediatamente riconoscibile dalla strada a valle.
Il centro nasce con l’intenzione di ospitare i pazienti senza famiglia dimessi dall’ospedale psichiatrico.
Il complesso è costituito da due blocchi duplex e da un blocco simplex, disposti a formare una corte verde aperta e collegati da una pensilina tangente ai volumi. Gli spazi destinati alle residenze, sono ospitati nei moduli duplex, disposti uno di fronte all’altro, mentre in in posizione baricentrica si trova il blocco dei servizi, composto da corpo scala e bagno. Rispetto al prototipo costruito in occasione dell’emergenza post-sisma in Friuli Venezia Giulia, in cui il concetto di “Evolutive Housing” consente di adattare la configurazione interna dell’edificio alle esigenze degli abitanti, in questo caso la configurazione interna degli spazi è fissa.
Le tamponature esterne dei lati corti, che nel prototipo originale sono completamente vetrate, vengono sostituite da elementi lignei, con una conseguente diminuzione della luminosità, accentuata anche dall’assenza di spazi a doppia altezza. La mancata manutenzione delle coperture e le conseguenti infiltrazioni d’acqua hanno causato lo spostamento della Casa Famiglia in altra sede, determinando lo stato di totale abbandono dell’edificio. In seguito all’ipotesi di riqualificazione degli ex Tabacchifici Giontella è stata manifestata l’intenzione di abbattere l’opera.
Connessione con la natura: La Casa Evolutiva si distacca dai tradizionali schemi edilizi, creando spazi che stabiliscono un legame stretto con la natura circostante. La progettazione è pensata per un perfetto equilibrio tra la casa e il paesaggio, enfatizzando l’interazione con l’ambiente naturale.
Il concetto di “casa aperta”: La casa non è pensata come un’entità chiusa, ma come uno spazio fluido e aperto, che può essere facilmente modificato o esteso. Questo approccio alla progettazione implica che l’abitazione non sia fissa, ma si adatti continuamente ai cambiamenti nel tempo.
Progetto visionario e anticipatore: Sebbene la Casa Evolutiva fosse un esperimento degli anni ’70, molte delle idee presenti nel progetto, come la sostenibilità, la modularità e l’adattabilità, sono oggi considerate di grande attualità. Infatti, molti degli aspetti sviluppati da Renzo Piano nella Casa Evolutiva si riflettono nei progetti contemporanei, come ad esempio le case prefabbricate ecologiche e le soluzioni abitative per famiglie in crescita.
Influenza sul design contemporaneo: Sebbene il progetto non sia mai stato realizzato come costruzione definitiva, le sue idee hanno influenzato una vasta gamma di architetti e designer, in particolare quelli che lavorano su progetti di abitazioni flessibili, eco-sostenibili e modulate nel tempo.
Un’architettura che “cresce”: Una delle caratteristiche più innovative del progetto è il fatto che la casa non è concepita come un prodotto finale, ma come un “processo” che si sviluppa progressivamente. Ogni modifica e aggiunta alla struttura è un atto di evoluzione, riflettendo la crescita naturale degli esseri viventi.
La Casa Evolutiva è un esempio perfetto di come Renzo Piano abbia saputo anticipare i tempi con una visione architettonica molto in avanti rispetto alla sua epoca.
CURIOSITA’ – LE VICENDE SULLA DEMOLIZIONE E IL SUCCESSIVO STOP ALLE RUSPE
Qualche anno fa, l’articolo risale al 2021, dopo un percorso durato 11 anni, dove sembravano giunte a conclusione le procedure autorizzative con l’adozione definitiva, del Piano di riqualificazione dell’area dove sorgeva appunto il centro di Salute mentale della cittadina umbra, a seguito di una segnalazione alla Soprintendenza dell’Umbria, nella quale si chiedeva un parere sulla demolizione dell’opera alla luce dell’inserimento della stessa, nel 2018, nel Censimento delle architetture del secondo Novecento organizzato dal MiBACT, Sembra che ci sia stato un rimette in discussione l’intera progettazione dell’area.
Chissà come andrà a finire?
Voglio lasciarvi con una frase dello stesso Piano, assolutamente attuale, perché al di là delle sperimentazioni passate, presenti e future ci stimola una riflessione sulla tematica abitativa che è un argomento vastissimo e ricco di declinazioni e sfaccettature che ovviamente non possiamo affrontare in un’oretta di trasmissione ma sul quale come abbiamo fatto oggi si può piantare un piccolo “seme”:
“L’utilizzo convenzionale della casa è molto spesso una schiavitù, è molto spesso carico di tensioni emulative, carico di falsi bisogni, che sono bisogni di prestigio indotti, consumistici, mentre la casa potrebbe essere il cantiere franco, sereno, significativo della riappropriazione da parte dell’individuo del proprio spazio abitativo!”.