Il Papa che nessuno si aspettava: La sconfitta di Parolin e l’ascesa di Robert Prevost

Alla fine e’ stato scelto Leone XIV, il Papa dei due Mondi.

Tutti gli occhi erano puntati sul Segretario di Stato e sul blocco dei cardinali italiani. Pietro Parolin sembrava il favorito fino all’ultimo momento, con il suo nome saldamente in testa nei pronostici. Eppure, qualcosa è cambiato. È stato lo stesso Parolin, parlando con il suo amico d’infanzia Roberto Ambrosi, oste a Marostica, a confidare un certo «turbamento»—un termine che, come ha raccontato Francesco Boezi su Il Giornale, era stato interpretato da molti come un presagio. Un presagio rivelatosi fondato: Parolin è il grande sconfitto di questo conclave.

La svolta, inaspettata e silenziosa, ha portato al soglio pontificio Robert Prevost. Fino a pochi giorni fa, il suo nome figurava solo nelle retrovie del totopapa. Eppure, durante le congregazioni generali—gli incontri riservati tra i cardinali in seguito ai funerali di Francesco—Prevost avrebbe cominciato a distinguersi. Secondo alcuni, proprio si sarebbe guadagnato la fiducia decisiva. È noto che la fase pre-conclave ha un peso determinante, e questa volta più che mai: molti cardinali si conoscevano appena, e le prime impressioni sono contate moltissimo.

Uno degli artefici principali dell’ascesa di Prevost sarebbe stato Timothy Dolan, arcivescovo di New York, che ha giocato un ruolo da autentico kingmaker. Dolan avrebbe subito sostenuto questa figura anomala e interculturale: Prevost è figlio di padre francese-italiano e madre americana. Un ponte vivente tra mondi diversi, ben lontano dai canoni classici del papabile.

Cosa sia successo esattamente nella Cappella Sistina è impossibile da sapere, ma pare che dopo la prima votazione qualcosa si sia mosso, soprattutto tra i cardinali africani e asiatici. In Prevost non hanno visto il rappresentante di una superpotenza, ma il volto di un Occidente capace di guardare oltre se stesso. Questo ha fatto la differenza.

C’è chi ipotizza anche un peso politico non indifferente: come sottolineato dall’agenzia ANSA, sull’esito potrebbe aver influito negativamente l’accordo segreto firmato da Parolin con il governo cinese—una scelta controversa, ancora oggetto di discussione in Curia.

Il risultato è che il grande favorito, come spesso accade, è uscito dal conclave esattamente com’era entrato: senza tiara. Parolin, secondo voci insistenti, avrebbe tentato un’alleanza con il cardinale filippino Luis Tagle—anch’egli tra i favoriti della vigilia. Ma il “ticket” è naufragato nel momento decisivo.

E così, Robert Prevost è diventato il Papa del Primo Mondo scelto dai cardinali del Terzo Mondo. Un piccolo capolavoro politico, ma anche il segno della forza misteriosa dello Spirito, che «soffia dove vuole», sovvertendo ogni calcolo e pronostico.

Il sogno di un papa italiano—Parolin, ma anche Zuppi o Pizzaballa—è rimandato. Proprio come nel 2013, quando tutti scommettevano su Angelo Scola e invece venne eletto Jorge Mario Bergoglio.

In primo piano

Collabora con noi

Promuovi il tuo business con noi!

Siamo proiettati al 100% verso il nostro pubblico che, ci segue e si fida per la nostra straordinaria capacità di scegliere i migliori partners sul mercato.

  • Seleziona categoria

  • Seleziona l'autore