C’è un momento, nella vita di certe persone, in cui lo specchio diventa un nemico. Non per vanità. Non per capriccio. Ma per qualcosa di più profondo: il modo in cui ci vediamo quando ci guardiamo. E il modo in cui pensiamo che gli altri ci vedano.
Ci sono mestieri che sembrano semplici da spiegare: il chirurgo estetico, ad esempio. Operi un naso, limi una gobba, correggi una deviazione. Ma poi incontri uno come Enrico Dondè e capisci che quel mestiere è un’altra cosa. È ascolto. È osservazione. È linguaggio invisibile del volto.
In questa nuova puntata de L’Italia che vale, io e Angelica abbiamo voluto raccontare una bellezza diversa: quella che si costruisce a partire da un disagio. Da un fastidio estetico, certo, ma spesso da una storia più profonda, che passa per l’autostima, il respiro, l’accettazione.
Parliamo di nasi, di visi, di ferite. Ma soprattutto di trasformazioni. Non solo fisiche, ma emotive, psicologiche, relazionali.
Dondè non è uno che parla per slogan. Non dice “cambiamo il naso” come se fosse una borsa da cambiare. Racconta interventi senza tamponi, in day surgery, senza dolore. Ma non lo fa per vendersi. Lo fa perché ha scelto di specializzarsi, di fondere competenze diverse in una cosa sola: la chirurgia del naso e del volto, fatta con rispetto, con misura, con equilibrio.
Un ricercatore del dettaglio che, come dice lui, non lavora sul naso, lavora sulla persona. E lo fa con una tecnica precisa, rispettosa, quasi invisibile: rinoplastica senza tamponi, in day surgery, senza dolore. Un approccio che unisce estetica e funzione. Perché respirare bene è importante quanto vedersi meglio.
E nel mezzo di una società che ci vuole tutti uguali, con lo stesso filtro, la stessa punta perfetta e il profilo alla influencer, Dondè ci ricorda che la chirurgia vera è un’altra cosa: è quella che non si vede, ma si sente. È quella che ti fa respirare meglio. Dormire meglio. Parlare con voce più libera. Camminare a testa più alta, anche se hai solo spostato di un millimetro una curvatura.
Parliamo dei pazienti, senza nomi ma con emozione. C’è chi entra in studio convinto di “voler solo rifare il naso” e scopre che in realtà vuole sentirsi meno goffo, meno giudicato, meno “strano”. Parliamo del rischio di rincorrere la perfezione e della responsabilità che ha un chirurgo quando gli viene chiesto di cambiare un volto.
La chirurgia estetica, ci dice Dondè, non è mai solo chirurgia. È un dialogo, è empatia, è ascolto. È capire cosa c’è dietro una richiesta. Perché dietro ogni “voglio cambiare il naso” spesso c’è un “voglio cambiare il mio rapporto con il mondo”.
Dondè non fa miracoli. Ma fa domande giuste. E se capisce che quel disagio non è nel naso, ma altrove, consiglia di non operare. Perché un bravo chirurgo non è quello che taglia sempre. È quello che sa dire di no.
La sua filosofia? Meno è meglio. E soprattutto: mai promettere ciò che non si può mantenere. Perché una rinoplastica sbagliata non è solo un errore medico: è una ferita psicologica profonda.
In un’epoca in cui tutto è filtro, tutto è apparenza, questa puntata è un invito a riflettere. A guardarsi davvero. E, se si sceglie di cambiare, farlo per sé. Non per il like. Non per somigliare a qualcun altro.
Abbiamo parlato anche dei giovani, dell’effetto dei social, della chirurgia richiesta a 18 anni come fosse un rito di passaggio, delle mode assurde che spingono tutti verso lo stesso volto. Ma anche del cambiamento possibile, reale, positivo, quando è pensato, rispettoso, proporzionato.
Questa puntata è un invito a guardarsi con onestà. A non vergognarsi del desiderio di migliorarsi, ma a chiedersi perché. E a farlo con professionisti che non vendono “nasi perfetti”, ma ascolto, competenza, e sì, anche un po’ di umanità.
Perché dietro ogni naso c’è una storia.