Geopolitica e Realpolitik, Maurizio Bianconi spiega il ruolo dell’Italia in un mondo multipolare.

Maurizio Bianconi è stato ospite del direttore Giovanni Lacagnina nel tradizionale appuntamento del lunedì a Buongiorno Italia, il programma di Casa Radio che da anni porta il dibattito politico e culturale direttamente nelle case degli ascoltatori. Figura storica del centrodestra italiano, con un percorso che lo ha visto protagonista fin dalla svolta di Fiuggi, passando per Alleanza Nazionale e poi il Popolo della Libertà, Bianconi ha parlato con la consueta nettezza e chiarezza, alternando l’analisi lucida a una sottile ironia, offrendo una lettura dei rapporti internazionali e della politica italiana senza compromessi e priva di ritualità.

Per Bianconi, il mondo sta vivendo una trasformazione profonda e irreversibile. L’ordine internazionale costruito dopo la Seconda Guerra Mondiale, poi adattato negli anni Novanta all’illusione di un’egemonia americana indiscussa, mostra oggi tutti i suoi limiti. Gli Stati Uniti mantengono le loro ambizioni, ma il mondo non risponde più come una volta. La Cina espande la sua influenza economica, tecnologica e diplomatica, investendo in infrastrutture, tecnologia e soft power. La Russia riafferma il suo ruolo storico di potenza territoriale, esercitando controllo sui vicini e riaffermando la propria sfera di influenza. Il Medio Oriente continua a vivere un’instabilità cronica, dove crisi politiche, conflitti e tensioni etniche ridisegnano continuamente alleanze e strategie. L’Africa, infine, si sta affermando come terreno di competizione globale, tra investimenti cinesi, interessi europei e presenze strategiche americane.

“Non possiamo più ragionare come se la globalizzazione fosse lineare e l’Occidente onnipotente”, sottolinea Bianconi. “Il mondo è multipolare e ogni Paese deve misurare le proprie mosse con realismo. La pretesa di governare tutto come agli anni Novanta è semplicemente fuori tempo.” Per l’avvocato, la comprensione di questi mutamenti è fondamentale per elaborare strategie coerenti, sia sul piano economico che politico e militare.

L’Europa, nella sua analisi, appare fragile e contraddittoria. L’Unione Europea nacque con l’obiettivo di mantenere la pace, superare i nazionalismi distruttivi e contenere l’egemonia tedesca. Oggi, osserva Bianconi, il paradosso è che la Germania guida il continente non con la forza militare, ma attraverso solidità finanziaria, capacità di condizionare le scelte economiche e diplomatiche e centralità nei dossier strategici. “Non è colpa dei tedeschi — precisa — i popoli seguono il loro corso naturale, proprio come i fiumi. Puoi deviarli, ma non per sempre.” La leadership tedesca è discreta ma determinante, condizionando le decisioni europee in maniera tangibile.

Il conflitto Russia–Ucraina entra nella riflessione di Bianconi come un episodio emblematico di logiche storiche profonde. La Russia mantiene una continuità imperiale, che sia zarista, sovietica o putiniana. Mosca ragiona come una potenza che deve garantire profondità strategica e sicurezza lungo i propri confini. L’avvocato ricorda l’incontro di Pratica di Mare nel 2002, quando Berlusconi riuscì a mettere allo stesso tavolo Bush e Putin: “Lì si tentò di portare davvero la Russia dentro l’Occidente. Ma la storia aveva già scritto che non sarebbe durata.”

Il ruolo di Zelensky e il sostegno occidentale all’Ucraina diventano un esempio della tensione tra interessi e realtà storica. Bianconi mette in guardia dal considerare interventi economici e militari come strumenti in grado di cambiare il corso della storia. Governi sostenuti dall’Occidente, dice, crollano rapidamente quando gli aiuti terminano. Cita esempi storici chiari: il Vietnam del Sud, Cuba sotto Batista, l’Afghanistan dei vent’anni di intervento statunitense. “Sostenere un sistema non ferma la storia”, sintetizza con chiarezza.

Il discorso si allarga alla politica estera italiana. L’Italia, secondo Bianconi, deve muoversi con prudenza e realismo. Non ha né l’esercito né la struttura per condurre guerre offensive; l’unico principio valido è l’interesse nazionale, inteso concretamente: salvaguardare stabilità interna, proteggere il tessuto economico e mantenere relazioni estere equilibrate. Le dichiarazioni istituzionali ripetitive, poco meditate e spesso rituali, rischiano di essere più forme di comunicazione che strumenti di politica reale. “La complessità non si affronta con i comunicati”, osserva Bianconi, con la sua consueta ironia.

Anche la politica interna italiana è stata al centro della conversazione. La frattura tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi viene ricordata come uno dei momenti più delicati della Seconda Repubblica. Bianconi, testimone diretto, la descrive senza astio ma con lucidità: la rottura di quella maggioranza indebolì il Paese, aprendo la strada a governi tecnici e a un periodo di instabilità prolungata. “È stata una scelta che ha indebolito tutti. Nessuno ne è uscito vincitore”, commenta con franchezza.

L’analisi di Bianconi include anche scenari più ampi, come il Medio Oriente e l’Africa. In Medio Oriente, osserva, la complessità deriva da conflitti endemici, rivalità regionali e presenza di potenze straniere. Paesi come Siria, Libia, Yemen e Iraq continuano a essere teatro di guerre per procura, interessi energetici e strategici, e instabilità politica. L’Africa, dal canto suo, non è più solo un continente da aiuti umanitari: è un terreno di competizione tra Cina, Europa e Stati Uniti, dove infrastrutture, investimenti e influenza politica diventano strumenti di potere globale. “Non si tratta più di ignorare il continente — afferma — è lì che si giocano equilibri cruciali per il mondo intero.”

La Cina viene analizzata come potenza economica e tecnologica, che investe su infrastrutture, mercati e tecnologia. La Belt and Road Initiative non è solo economia: è diplomazia, influenza e capacità di plasmare nuovi rapporti di forza. La crescita cinese, sottolinea Bianconi, non è una minaccia astratta ma una realtà concreta che cambia le dinamiche globali e obbliga l’Occidente a rivedere strategie e priorità.

La puntata si chiude con un focus sul nuovo libro di Bianconi,” Geopolitica e Realpolitik”, un saggio breve ma denso, nato per offrire una chiara lettura dei rapporti di forza globali e delle dinamiche geopolitiche in cambiamento. “È un libro essenziale — spiega Bianconi — scritto per chi vuole guardare la realtà senza filtri ideologici e capire quali siano le vere leve del potere nel mondo contemporaneo.” Il testo, attraverso parole misurate e sintesi lucida, invita alla riflessione concreta, alla prudenza e al realismo, sia nella politica internazionale sia nelle scelte quotidiane del nostro Paese.

In conclusione  Bianconi  lascia agli ascoltatori una riflessione profonda: capire il presente significa guardare la storia con lucidità, riconoscere le costanti dei rapporti internazionali e misurare le proprie azioni con realismo, in un momento in cui l’Italia, per avere voce e ruolo, deve muoversi con prudenza, consapevolezza e lungimiranza.

Ascolta ora il Podcast:

BUONGIORNO ITALIA | Intervista con Maurizio Bianconi
Puntata del 17/11/25
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