De Micheli: “Nessun complotto del Quirinale ma solo polveroni per nascondere i fallimenti del governo”

L’esponente del  PD  Paola De Micheli è intervenuta nel programma Buongiorno Italia di Casa Radio , dal Direttore  Giovanni Lacagnina, per commentare la vicenda che negli ultimi giorni ha agitato il clima politico: il caso legato alle parole attribuite a Francesco Saverio Garofani, consigliere del Presidente della Repubblica. Tutto è nato da un articolo del quotidiano  La Verità, che riportava, in modo indiretto, presunte affermazioni di Garofani su un fantomatico “piano del Quirinale contro Meloni”. L’episodio, raccontato come una conversazione informale avvenuta alla Terrazza Borromeo, durante un pranzo tra amici è rapidamente degenerato in un caso politico nazionale.

Secondo la ricostruzione giornalistica, Garofani avrebbe espresso considerazioni sulla possibilità che il Quirinale fosse contrario all’ascesa di Fratelli d’Italia e della Presidente del Consiglio. Tuttavia, come ha ricordato De Micheli, il contesto era quello estremamente privato di un pranzo informale, in cui qualche opinione personale può essere stata riportata o interpretata in modo distorto. Eppure, nonostante la natura non istituzionale della conversazione, il contenuto è stato amplificato e trasformato in un presunto scandalo, scatenando una reazione a catena.

L’esplosione mediatica ha infatti condotto Giorgia Meloni a un incontro immediato con Sergio Mattarella. La Premier, con una nota formale diffusa subito dopo il colloquio, ha espresso il proprio “rammarico per le parole istituzionalmente e politicamente inopportune pronunciate in un contesto pubblico”. Con questa dichiarazione ha voluto ribadire il rispetto verso il Capo dello Stato e allo stesso tempo prendere le distanze da ciò che è stato raccontato, pur senza confermare la veridicità delle frasi attribuite a Garofani. In serata è arrivata una nota di Fratelli d’Italia che definiva “il caso chiuso”, con l’obiettivo di placare le polemiche.

De Micheli, però, ha offerto un’interpretazione molto diversa della vicenda. A suo giudizio, non esiste alcuna trama né complotto: si è trattato dell’ennesima operazione mediatica e politica costruita per suscitare clamore. Ha sottolineato come Garofani sia una figura seria, stimata e da anni al servizio del Presidente della Repubblica, estranea a idee o manovre complottistiche. Ha ricordato che quelle pronunciate erano concettualmente poco più che considerazioni tra amici, che un giornalista e una parte della maggioranza hanno ingigantito presentandole come un’azione ostile del Quirinale. Secondo De Micheli, il vero obiettivo era sollevare un polverone per oscurare le difficoltà del governo su dossier molto più gravi e concreti.

Ha denunciato anche il rischio di coinvolgere il Quirinale in una polemica costruita artificialmente, creando un clima di sospetto tra le istituzioni. Per lei, è grave che si utilizzi il nome del Presidente della Repubblica in una contesa politica che non esiste e che non ha alcun fondamento. Un episodio del genere, ha sottolineato, può produrre danni seri alla credibilità delle figure istituzionali. Ha poi contestato il doppio standard adottato da Fratelli d’Italia, che chiede le dimissioni di un consigliere del Quirinale per un commento privato, mentre non applica lo stesso giudizio severo ai comportamenti della Premier in contesti pubblici – comportamenti che, secondo De Micheli, sono stati a volte “scomposti” o comunque distanti dalla sobrietà richiesta al ruolo.

Per l’esponente del Partito Democratico, tutto quanto accaduto riflette una strategia: creare un caso inesistente per distogliere l’attenzione da questioni molto più urgenti, come la crisi dell’Ilva, dove tra i 6.000 e i 7.000 lavoratori sono in cassa integrazione e mille di loro, a Genova, sono scesi in piazza bloccando la città. O come la situazione di Ita, dove è stato proclamato uno sciopero a inizio dicembre. Temi enormi, che richiederebbero risposte tempestive e competenti, ma che – a suo avviso – il governo preferisce mascherare dietro polveroni politico-mediatici.

Passando alla legge di bilancio, De Micheli ha evidenziato un punto centrale: non c’è cittadino italiano che possa dire che questa manovra migliorerà la sua vita quotidiana. Né sul fronte della sanità, né su quello della scuola pubblica, né in termini di reddito, né sulla possibilità di permettersi qualcosa in più rispetto allo scorso anno. Per lei, la risposta a tutte queste domande è un inequivocabile “no”, e questo rende evidente la natura immobilista della manovra.

Ha definito il disegno di bilancio una strategia pensata soprattutto per evitare frizioni interne alla maggioranza, dove continuano a emergere condoni di ogni genere, interventi cuciti su misura per piccole corporazioni, e “manine” legislative destinate ad accontentare segmenti di consenso. Secondo De Micheli, la Premier ha trasformato la cosiddetta stabilità in uno stato di immobilismo, esattamente ciò di cui il Paese non ha bisogno. L’operazione fiscale della manovra, ha aggiunto, premia chi guadagna di più, lasciando invariata o peggiorando la condizione della maggior parte degli italiani.

Sul tema edilizio, ha chiarito la posizione del Partito Democratico. Invece di ricorrere ancora una volta a condoni, il governo dovrebbe affrontare una vera riforma della normativa urbanistica nazionale, aggiornando il quadro regolatorio e dando impulso a una riqualificazione strutturale delle città sopra i 60 mila abitanti. Questo permetterebbe interventi profondi nei quartieri e negli edifici degli anni Sessanta, molti dei quali difficili da gestire dal punto di vista energetico e abitativo. Ma, ha commentato, “nessuno si occupa di queste cose perché richiedono fatica e visione”, mentre il governo preferisce scelte di breve respiro.

Infine, parlando della guerra in Ucraina e delle indiscrezioni su una possibile proposta statunitense che prevedrebbe la cessione del Donbass e della Crimea, De Micheli ha sottolineato che, anche se tali ipotesi sono state smentite, ciò che conta è la posizione di fondo del Partito Democratico: non si può abbandonare l’Ucraina. Ha ribadito come la difesa del Paese invaso sia parte integrante della difesa dei valori occidentali e democratici. L’Unione Europea – con la proposta di ulteriori 137 miliardi di aiuti formulata dalla Commissione – ha scelto questa linea, perché la guerra non riguarda solo Kiev o i Paesi confinanti, ma l’intero sistema di libertà che l’Europa rappresenta. Per De Micheli, sostenere l’Ucraina, anche militarmente, significa difendere quei valori che l’Europa ha il dovere di proteggere “dal primo giorno” dell’aggressione russa.

Ascolta ora il Podcast:

BUONGIOTNO ITALIA | Intervista con Paola De Micheli
Puntata del 20/11/25
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