Damiano ha evidenziato la gravità della situazione, analizzando le dinamiche industriali che portano l’Italia a perdere progressivamente la sua capacità di produrre automobili, un settore che in passato è stato uno dei cardini dell’economia italiana.
Nel corso della sua analisi, Damiano ha fatto riferimento alla storica tradizione industriale dell’Italia, che vedeva nel comparto automobilistico un vero e proprio simbolo di eccellenza, innovazione e forza produttiva. Tuttavia, secondo l’ex Ministro, il Paese sta vivendo un lento ma inesorabile declino in questo settore, dovuto soprattutto a politiche industriali inadeguate e a un disinteresse crescente verso una delle principali voci occupazionali ed economiche. L’Italia, una volta capofila nella produzione di veicoli, oggi rischia di diventare uno dei Paesi che perde progressivamente il suo ruolo di leadership industriale, con ripercussioni drammatiche sul mercato del lavoro e sulla competitività globale.
Damiano ha poi allargato la sua riflessione, ampliando il discorso alla crisi che sta colpendo altri Paesi europei con forti tradizioni nell’industria automobilistica, come la Germania e la Francia. Ha paragonato questa situazione alla crisi che ha colpito la Grecia negli anni passati, quando la disoccupazione e la decadenza del settore industriale hanno avuto effetti devastanti sull’economia e sulla società. Secondo Damiano, la crisi dell’auto non è un fenomeno isolato, ma un segnale del declino dell’industria in Europa, che sta affrontando una serie di difficoltà globali che riguardano non solo la transizione tecnologica, ma anche la capacità di rispondere alla crescente domanda di sostenibilità e innovazione.
In merito alla recente vicenda delle dimissioni dell’amministratore delegato di Stellantis, Damiano ha commentato con realismo che questo cambiamento, pur rappresentando una reazione importante, non sarà sufficiente per risolvere una situazione che è ben più complessa di un semplice avvicendamento ai vertici aziendali. La crisi di Stellantis, infatti, non è solo una questione legata alla gestione interna, ma si inserisce in un contesto più ampio di trasformazione del settore automobilistico globale, dove la transizione verso veicoli elettrici, la competizione internazionale e la necessità di innovare costantemente pongono sfide difficili da affrontare.
L’ex Ministro ha quindi sottolineato come il declino dell’industria automobilistica italiana rappresenti un campanello d’allarme per l’intero Paese. Se non si interviene rapidamente, l’Italia rischia di perdere un settore che, per decenni, è stato uno degli elementi fondamentali del suo tessuto produttivo, economico e occupazionale. Damiano ha ribadito che la ripresa e il rilancio dell’industria automobilistica in Italia sono ormai una necessità urgente, non solo per garantire il futuro delle aziende, ma anche per salvaguardare migliaia di posti di lavoro e la stabilità economica del Paese.
In questo senso, Damiano ha lanciato un appello alla politica e agli operatori economici, sottolineando l’importanza di adottare una strategia nazionale che ponga al centro l’innovazione, la sostenibilità e la competitività. È essenziale, secondo Damiano, che l’Italia si adatti ai cambiamenti globali e investa risorse per rimanere un attore rilevante nell’industria automobilistica, facendo leva sulla ricerca e sulle nuove tecnologie, in particolare quelle legate alla mobilità elettrica e alle soluzioni green. Solo con un approccio di questo tipo sarà possibile evitare il rischio di una deindustrializzazione che minerebbe la capacità dell’Italia di affrontare le sfide future.
In conclusione, Damiano ha rimarcato che il rilancio della produzione automobilistica in Italia è una priorità indifferibile. Non solo per recuperare il terreno perduto, ma anche per tutelare l’occupazione e garantire un futuro più solido per un settore che ha ancora un enorme potenziale. L’ex Ministro ha concluso il suo intervento con un forte invito all’azione, auspicando un impegno immediato da parte delle istituzioni e delle imprese per avviare un processo di recupero che riporti l’Italia al centro della scena industriale europea, in grado di rispondere alle sfide del presente e del futuro con rinnovata energia e competitività