Ayala sul caso Almasri: “Il processo contro la Meloni e i ministri, non si farà mai”.

L’intervento del giudice  Giuseppe Ayala nel programma “Buongiorno Italia” di Casa Radio, dal Direttore Giovanni Lacagnina, ha toccato temi delicati riguardanti l’indagine della Magistratura sul caso Almasri, che coinvolge alcuni membri del governo italiano, tra cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano.

Ayala, ex magistrato ed ex politico, ha espresso il parere che questa indagine non sfocerà in un vero e proprio processo, definendo la situazione come una vicenda che non avrà mai luogo. In particolare, ha affermato che l’inchiesta verrà probabilmente archiviata entro 90 giorni, oppure che non otterrà mai l’autorizzazione a procedere da parte del Parlamento, in cui la maggioranza è decisamente favorevole al governo. La sua previsione è che, anche se il Tribunale dei Ministri dovesse decidere che ci sono i presupposti per procedere, l’autorizzazione a procedere non sarà mai concessa. Ha anche citato la posizione di Carlo Calenda, leader di Azione, che ha dichiarato che voterebbe contro una richiesta di autorizzazione a procedere. Secondo Ayala, dunque, il processo non si farà mai.

Il caso Almasri e la denuncia dell’avvocato Li Gotti

Il contesto di questa indagine ruota attorno a una denuncia presentata dall’avvocato Giuseppe Li Gotti, il quale ha ritenuto che la condotta della presidente Meloni e dei suoi ministri potesse configurare i reati di peculato e favoreggiamento. Ayala ha chiarito che, secondo la legge italiana, quando una denuncia di questo tipo viene presentata, il Procuratore della Repubblica ha l’obbligo di trasmettere gli atti al Tribunale dei Ministri senza emettere un avviso di garanzia (comunicazione che, come specificato, è stata firmata dal procuratore Francesco Lo Voi e si è conclusa con la formula “distinti ossequi”). Ayala ha poi fatto notare che la legge prevede che il Tribunale dei Ministri abbia 90 giorni di tempo per decidere se sussistono i presupposti per un processo o se la vicenda debba essere archiviata senza possibilitĂ  di impugnazione.        Se invece il Tribunale dovesse ritenere che ci siano reati da perseguire, restituirebbe gli atti al Procuratore di Roma, ma la procedibilitĂ  del caso dipenderebbe dall’autorizzazione delle Camere, che hanno una maggioranza politica favorevole al governo. Secondo Ayala, questa maggioranza parlamentare sarebbe in grado di bloccare l’eventuale prosecuzione del caso e quindi che il processo  abbia luogo, un processo che non si fara’ mai, ha ribadito Ajala.

La lotta tra politica e magistratura

Nel corso del suo intervento, Ayala ha evidenziato un aspetto che definisce centrale nella politica italiana degli ultimi decenni: il conflitto tra politica e magistratura. Questo scontro, che dura da oltre trent’anni, ha radici profonde e affonda le sue origini nel periodo di Tangentopoli, quando l’inchiesta giudiziaria contro la corruzione tra la politica e gli affari colpì numerosi esponenti di partiti politici e amministratori locali. Ayala ha sottolineato che questo conflitto riguarda il controllo reciproco che le due istituzioni esercitano l’una sull’altra. La magistratura, infatti, ha il compito di monitorare e controllare l’operato della politica, ma a sua volta la politica non sempre accetta tale controllo, soprattutto quando le indagini si rivolgono a figure di spicco.

Secondo Ayala, questo conflitto è stato aggravato da eccessi della magistratura, i quali hanno alimentato l’indignazione della politica e hanno portato a una continua reazione da parte dei partiti, specialmente da parte di coloro che si sono sentiti minacciati nelle loro posizioni di potere. Ayala, che ha avuto un’importante carriera politica e istituzionale, essendo stato in Parlamento dal 1992 e anche sottosegretario alla Giustizia, ha osservato che la separazione tra politica e magistratura, che è oggi oggetto di forti discussioni, esiste di fatto già da tempo.

Riforma della giustizia e separazione delle carriere

Uno dei temi più dibattuti in questo contesto riguarda la separazione delle carriere tra magistrati e politici, proposta in varie forme nella riforma della giustizia voluta da Carlo Nordio, attuale ministro della Giustizia. Ayala ha espresso delle riserve su questa proposta, avvertendo che una separazione troppo netta potrebbe portare alla creazione di una corporazione autoreferenziale, con un potere enorme che potrebbe non essere utile né per la giustizia né per la politica. Secondo Ayala, il sistema attuale, pur con le sue difficoltà, non ha bisogno di una separazione delle carriere che rischierebbe di escludere la politica dalla possibilità di influire su alcune decisioni legate alla giustizia.

L’ex magistrato ha anche citato il caso di Matteo Salvini, il leader della Lega, che dopo essere stato coinvolto in un’inchiesta con una richiesta di condanna a sei anni è stato successivamente assolto. Secondo Ayala, questo esempio dimostra come il sistema giuridico italiano funzioni, e come le decisioni dei magistrati possano essere corrette dal processo stesso, portando eventualmente ad assoluzioni. Di conseguenza, le polemiche che coinvolgono politica e magistratura, a suo avviso, sono superflue e alimentate da un’incomprensione della natura complessa delle istituzioni giuridiche italiane.

In sintesi, Ayala ha fatto una riflessione sul rapporto tra politica e giustizia, e su come le indagini come quella sul caso Almasri, che coinvolgono figure politiche di alto livello, possano essere influenzate dalla dinamica di potere che esiste in Parlamento. La sua posizione è che, alla fine, le probabilità di un processo siano minime, sia per l’archiviazione che per l’assenza di autorizzazione parlamentare. L’analisi di Ayala conferma anche il suo punto di vista che il conflitto tra i poteri dello Stato non è destinato a risolversi facilmente, ma continuerà a essere una questione centrale nel dibattito politico e giuridico in Italia.

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Buongiorno Italia | Giuseppe Ayala
Intervista del 30/01/25
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