C’è un silenzio diverso oggi, un silenzio che pesa come una nota sospesa nell’aria. L’Italia intera piange il maestro Peppe Vessicchio, la bacchetta più amata del Paese, un uomo che con un semplice gesto delle mani riusciva a far parlare la musica, a trasformare un’orchestra in un respiro collettivo.
Non era solo un direttore d’orchestra: era una presenza gentile, una voce familiare, un volto che sapeva portare calma anche nei momenti più frenetici. Bastava sentire quelle parole — “Dirige l’orchestra il maestro Peppe Vessicchio” — perché tutto sembrasse al proprio posto: il pubblico, l’artista, l’orchestra. Tutto tornava in armonia.
Il maestro è scomparso all’età di 69 anni all’Ospedale San Camillo di Roma, a causa di una polmonite interstiziale che si è aggravata in modo improvviso e rapido. La notizia è stata confermata dalla struttura sanitaria in accordo con la famiglia, che ha chiesto il massimo riserbo: i funerali si terranno in forma strettamente privata.
Con la sua morte, l’Italia perde non solo un grande musicista, ma anche una figura che ha saputo unire competenza, umanità e grazia. Peppe Vessicchio ha rappresentato, per decenni, un punto fermo della cultura musicale e televisiva italiana. Il suo nome resterà per sempre legato al Festival di Sanremo, dove con professionalità, discrezione e passione ha diretto le più celebri orchestre, accompagnando con eleganza generazioni di artisti.
La bacchetta più amata d’Italia non era solo una definizione affettuosa, ma un riconoscimento sincero: Vessicchio era l’immagine della musica fatta persona. La sua barba curata, il suo sguardo buono e la sua calma apparente nascondevano un’anima sensibile e rigorosa, quella di un artista che ha fatto dell’armonia una filosofia di vita. Dietro il volto rassicurante del piccolo schermo c’era un compositore e arrangiatore di grande talento, un insegnante che ha trasmesso la passione per la musica con dedizione e umiltà.
Carlo Conti, direttore artistico del Festival di Sanremo, lo ha ricordato con parole di affetto e gratitudine: “Con il maestro Vessicchio se ne va uno dei protagonisti più amati del Festival e della musica italiana. Gli dobbiamo riconoscenza per il suo talento, la sua umanità e per l’importante contributo dato alla crescita di tanti artisti.”
Con la scomparsa di Peppe Vessicchio si chiude un capitolo luminoso della musica italiana. Ma la sua eredità resta viva, nelle note che ha diretto, nei sorrisi che ha regalato, nel rispetto e nella dolcezza con cui ha vissuto la musica e la vita.
E ogni volta che risuoneranno quelle parole — “Dirige l’orchestra il maestro Peppe Vessicchio” — sarà come sentirlo ancora lì, sul palco, con la sua bacchetta, la più amata d’Italia, a guidare non solo le note, ma anche i cuori di un intero Paese.









