Fabio Verna: ”Fase economica delicata per il futuro delle nostre Imprese”

L’Economista Fabio Verna, intervenuto ai microfoni di Casa Italia Radio, nella rubrica Buongiorno Casa Italia, condotta da Giovanni Lacagnina, parla del rischio di un crollo del sistema produttivo del mondo industriale per via della guerra energetica.


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Saluto e ringrazio il professor Fabio Verna.

Direttore buongiorno e buongiorno a tutti i nostri web ascoltatori.

E’ un momento particolare, in questi minuti ci sono registrate le parole di Putin che dicono “Sanzioni pericolo per il mondo intero”. Come volge la situazione economica in queste ore?

Volge purtroppo al cattivo tempo, ce la siamo detti prima dell’estate su questa emittente, su Casa Italia Radio, l’abbiamo detto in televisione, l’abbiamo detto su altre emittenti nazionali, Rai, Mediaset, eccetera. Quello che abbiamo cercato di dire io e altri economisti, senza per questo voler né essere guerrafondai, tutt’altro, ne voler parteggiare per la Russia, che comunque è una nazione che ha aggredito un’altra nazione. Venendo al tema prettamente economico, perché io di economia mi occupo, è il tema delle sanzioni, in un mondo globale, come ho già detto quattro o cinque mesi fa,, in cui dicevo che l’Italia avrà grande, grandissima difficoltà a sostenere un’azione sanzionatoria, per un motivo molto semplice, ma le cose le conosciamo tutti, noi siamo un paese manifatturiero. Cosa vuol dire? Che noi prendiamo materie prime e abbiamo le competenze, le strutture operative, le fabbriche, le professionalità per trasformarle in prodotti finiti. Ma per fare questo non basta l’intelligenza o la mano, la laboriosità dell’uomo ma serve l’energia e l’energia la prendiamo dal gas. Un suo collega mi contestava che le nostre fabbriche camminano ad energia elettrica. Sì, è vero, ma noi l’energia elettrica la produciamo con le centrali termoelettriche mosse del gas. Per cui quello che fu frase comprensibilissima del presidente Draghi diceva che per salvare la libertà dobbbiamo rinunciare ai condizionatori è sicuramente una cosa che si fa ben volentieri, avere delle piccole rinunce piccole, quotidiane e umane per salvare un popolo, per salvare dei principi etici e morali come la libertà, ma poi noi stiamo rischiando di far chiudere tante, tante migliaia di nostre aziende e mettere sul lastrico, in mezzo alla strada e creare disoccupazione per milioni di lavoratori. E questo è un danno non grave, gravissimo, ma non solo per quei lavoratori, per tutto il sistema. Se un’azienda chiude e mette sul lastrico un certo numero di lavoratori, interviene l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, l’Inps, con la cassa integrazione. Sin qui diciamo che la situazione è difficile ma controllata, controllabile, in cui ci sono quegli strumenti, quei paracadute, quegli ammortizzatori sociali che consentono che questo venga contenuto. Ma chiaramente quando questo danno si allarga vuol dire fermare il sistema, vuol dire meno persone che andranno a lavorare, meno benzina consumata, meno persone che andranno al bar sotto l’ufficio a prendere il caffè, mangeranno meno cornetti, non verranno pagati i parcometri per i comuni, ma chiaramente vorrà dire che i bambini avranno difficoltà ad andare a scuola, cioè il sistema che tocca il mondo produttivo o che tocca poi la società civile, perché le stesse persone che vengono dal mondo dell’industria poi vivono in mezzo alla società civile. Il dipendente dello Stato, il pensionato, il ministeriale, dice Io lavoro per questo ente, per questo ministero e lo Stato mi pagheranno sempre e comunque lo stipendio, ma c’è l’inflazione che si sta mangiando quegli stipendi. Oggi abbiamo un’inflazione che supera ampiamente l’8 per 100, ma se continuiamo così purtroppo andrà al nove e poi al dieci. Sicuramente il danno è enorme. Da qui e vengo alla sua domanda sulle borse. Quando il sistema finanziario che è quello che alimenta poi la vita delle imprese, il sistema italiano è un sistema banco centrico in cui le imprese si rivolgono molto di più al sistema bancario che al sistema della finanza ma comunque molte, molte nazioni del mondo invece hanno una parte delle produzioni dello sviluppo economico, della ricerca e dell’innovazione, finanziate tramite appunto titoli azionari, titoli obbligazionari e anche questo se va in qualche modo a far crollare quei valori gli indici di Borsa e i singoli titoli e riduce la liquidità che è destinata al mondo dell’industria e per cui anche quello è un ulteriore freno alla produzione. La situazione è veramente molto, molto difficile. In molti hanno detto che siamo all’inizio di una tempesta perfetta e purtroppo hanno detto qualcosa di molto vero, anche se di molto triste per tutti noi.

Le banche sono preoccupate per questa tenuta delle imprese energivore. Qual è la possibile via d’uscita?

Allora la via d’uscita per calmierare i prezzi del gas, l’hanno detto persone più qualificate di me, da una parte è questo tetto, questo price cap, al costo della speculazione ma sicuramente anche ritrovare un momento di pace internazionale in cui il mercato globale può tornare ad essere globale e in cui chiaramente quelle nazioni che hanno dei sotto suoli, come in questo caso la Russia, che è un paese ricchissimo, hanno molte meno fabbriche ma sicuramente un’industria primaria un’ ‘industria estrattiva molto, molto forte e molto, molto agente, che non è solo il gas. Noi negli ultimi mesi parliamo moltissimo di Gazprom, questa enorme multinazionale, il petrolio sempre russo con Lukoil, ma hanno ferro, hanno carbone, hanno manganese, hanno tante materie prime. La Russia è il primo produttore del mondo di grano. Chiaramente bisogna ritrovare una situazione di non belligeranza in cui si possono piano piano abolire le sanzioni da ambo le parti e anche questo potrebbe essere un modo per far terminare questa guerra, in cui vi sono chiaramente anche forti interessi economici che chiaramente premiano le industrie produttrici di armi o premiano quelli che speculano sulle materie prime che giocano al rialzo.

Notizie sulle apertura di oggi di Borsa Italiana?

La tendenza in questo momento, dopo due giornate di fortissimi purtroppo indebolimento di indici al ribasso, potrebbe essere oggi quella di una modestissima prese di beneficio, però non è detto. Però chiaramente, con le ultime parole, quelle di stamattina che arrivano dal Cremlino e la risposta forte del ministro Cingolani potrebbero comunque mantenere la tendenza al ribasso.

Grazie all’economista professor Fabio Verna

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